La vita quotidiana come elemento fondante di una storia dei nostri giorni: la narrativa di Wei Wei, scrittrice nata negli anni Settanta, mostra l’assurdità delle vite ordinarie nell’era del materialismo. Il racconto "La storia di Lisheng" restituisce il senso di smarrimento e di estraneità alla vita quotidiana, tratti caratteristici della sua narrativa. La prima parte del racconto presentato nella tesi di laurea Anime dolenti dietro il velo della quotidianità.
C’era un uomo così, noi supponiamo che si chiamasse Li Sheng, aveva una quarantina d’anni, il colorito pallido, l’espressione di solito piuttosto severa. Era probabilmente un contadino di qualche parte nell’ovest dello Xiangxi , che aveva valicato monti e fiumi per venire a Canton a lavorare; da allora erano già trascorsi in un baleno più di dieci anni.
In quei dieci anni e più, nella vita attorno a lui erano avvenuti non si sa quanti cambiamenti: la città aveva inghiottito i campi, i palazzoni erano ancora più alti, fra i colleghi che in quegli anni avevano collaborato con lui fianco a fianco c’era stato un fuggi fuggi da molto tempo, alcuni erano morti, alcuni si erano arricchiti, altri erano ancora più in miseria… di queste vicende si può anche non parlare. Soltanto lui aveva continuato a vivere rimanendo fermo nello stesso punto di prima, con sforzi superiori alle proprie possibilità. Nel frattempo, aveva preso moglie, aveva avuto un figlio e una figlia, era stato multato per aver violato la pianificazione delle nascite ; in casa erano stati da poco aggiunti la televisione, il telefono, il ventilatore; qualche anno prima si era indebitato per costruire una palazzina a due piani, perché nel villaggio più o meno tutti stavano costruendo, e tutti si erano anche indebitati.
Eccetto che per la Festa di Primavera, lui tornava a casa molto di rado, e quando vi tornava era freddo, non si entusiasmava più come in passato nel radunarsi per giocare d’azzardo, bere e giocare a morra: in passato mostrava un interesse davvero vivissimo, adesso non era più di quell’umore, e non sapeva neanche perché. Talvolta si faceva qualche giretto intorno casa e, guardando gli edifici vuoti, faceva delle brevi riflessioni che lui stesso non ricordava, oppure ascoltava i familiari chiacchierare della vita domestica quotidiana, venendo a sapere che il figlio di una certa famiglia del villaggio aveva ucciso e rubato, la figlia di una certa famiglia era rimasta incinta senza essere ancora sposata, una sua cugina alla lontana stava facendo la prostituta a Wenzhou (erano dicerie e nient’altro, quella notizia non ha ottenuto conferma), una sua compagna della scuola media era ormai diventata vicesindaco, un altro compagno era morto gettandosi da un palazzo a Shanghai… solo in quel momento lui aveva fatto un “Oh” e si era affrettato a impedirsi di chiedere perché.
Questo suo compagno che si era suicidato aveva nome Guo Lanshi, alle superiori era un asso del giavellotto, aveva un’abilità prodigiosa, ed era anche di spirito pronto, sebbene non prendesse buoni voti. Il compagno Guo, prima ancora di diplomarsi, se ne era andato a vagabondare, all’inizio vendendo ferramenta al seguito del marito della zia materna; più tardi, nemmeno a lui riuscì di capire come avesse fatto ad arricchirsi, forse quella era veramente l’epoca in cui anche un Tizio e un Caio qualsiasi potevano fare fortuna. Poco dopo tornò a casa, aveva i baffi, portava gli occhiali da sole, indossava camicie a fiori con il collo a punta e quando camminava dondolava una spalla avanti e indietro, a soli venti anni! A distanza di alcuni anni, alla sua successiva apparizione, aveva già completamente un altro aspetto, indossava abiti di cotone e scarpe di tela, aveva il passo sicuro e lo sguardo tranquillo. Li Sheng vide che stavolta si era arricchito per davvero, si diceva che ormai avesse cambiato mestiere iniziando a occuparsi di industria e commercio.
Il suicidio del compagno Guo era stato causato dalla bancarotta, la ragione precisa non è dato sapere.
Li Sheng non aveva domandato più, aveva sepolto nella cenere qualche nocciolina con il guscio e aveva avuto un’improvvisa intuizione: durante quella decina di anni in cui lui aveva faticato duramente per guadagnarsi da vivere, la ricchezza era già passata dalle mani di un gruppo di persone alle mani di un altro gruppo.
Nella buia notte della campagna, tutta la famiglia era attorno al fuoco di carbone di legna, i corpi, avvolti da vestiti e scarpe imbottiti, emanavano un’aria infuocata, fuori dal vetro della finestra scintillava nel freddo qualche stella. Lui sapeva che in quel momento stava facendo la veglia di capodanno, ma per un attimo credette sia di sognare, sia gli sembrò di essere tornato a quando era piccolo, quando nei giorni di miseria tutti gli anni non vedeva l’ora che arrivasse la fine dell’anno: il pollo affumicato, la carne essiccata, i petardi… con i piccoli palmi lisci sul viso, strizzava gli occhi, semplicemente colmi di avidità; ora anche a pensarci si sentiva triste. Era come adesso, la famiglia attorno alle braci, le mani girate e rigirate vicino al fuoco, tutti insonnoliti e senza pensieri.
Nel cuore di Li Sheng si erano originati di colpo malinconia e risentimento, era scontento del fatto che tutta quella famiglia stesse trascorrendo una vita felice falsa e basata sul suo sfruttamento; era scontento del fatto che, pur essendo passati così tanti anni, quando giudicavano gli altri loro utilizzassero ancora quel tono semplice e brusco, che cosa sapevano loro? Sapevano quali condizioni erano ormai sopraggiunte fuori? Loro sapevano solo tendere le mani per chiedere denaro, e se non vedevano l’ora che lui tornasse per le feste era perché sapevano che quando fosse tornato avrebbe dovuto portare dei soldi!
Le noccioline messe sul fuoco erano cotte e scoppiettavano, Li Sheng ne aveva spinte fuori alcune e se le era rigirate al centro dei palmi, stringendo la bocca per soffiar via l’aria calda; in cortile i bambini sparavano fuochi d’artificio, luci splendenti cadevano dal cielo; sua madre e sua moglie stavano là a ridacchiare per aver menzionato il ridicolo di cui si era resa oggetto una famiglia del villaggio; in quell’istante, le sue mani, il suo cuore e la sua bocca non si sa come si erano unite in un tutt’uno, era come se fossero stati scottati da qualche cosa, all’inizio senza sentire niente, pian piano percependo calore e dolore. Con la punta del dito lui si era disegnato di nascosto una croce sul petto (si era convertito al cristianesimo) e aveva chiesto a Dio di perdonare il suo egoismo, non poteva dimenticare che era il figlio maggiore della famiglia e che doveva adempiere ai propri doveri verso di loro!
Lui con i familiari parlava raramente di qualcosa, per esempio della sua vita in città. Di cose come la morte che ci si dava gettandosi dai palazzi, lui ne aveva vista qualcuna con i propri occhi, fra cui quella di colui che era diventato suo fratello di sangue, un ragazzo che sembrava un immortale taoista, bello, intelligente pur non mostrandolo, di soli ventiquattro anni. A diverse ore dal soccorso, lui, impotente, lo vedeva ancora scagliarsi per terra come una pietra, aveva anche la sensazione che fosse un pezzo di carta che volava nell’aria… non si ricordava più, in quell’istante era stato riempito da un enorme timore e si era inginocchiato coprendosi gli occhi. Quella scena, che poteva anche essere considerata uno spettacolo magnifico, aveva turbato i vigili del fuoco e la pubblica sicurezza, oh Dio!
Era morto dieci anni prima per una delusione d’amore.
Quella faccenda aveva sconvolto e addolorato Li Sheng così a lungo da farlo sospettare che la ragione per cui in seguito era divenuto di pensieri gravi non fosse il pesante fardello della vita, ma derivasse solamente da quell’amicizia fraterna. Fino al punto che, alcuni anni dopo, quando si era imbattuto ancora una volta in un suicidio, la sua reazione era stata invece addirittura indifferente e tranquilla. Quel giorno, quasi all’alba, stava tornando a casa dopo aver fatto il turno di notte, all’improvviso aveva sentito che dall’altra parte della strada un oggetto estraneo era caduto dai palazzi, emettendo un suono forte e opprimente; quando aveva girato la testa per guardare, c’era però una signora anziana che, nella luce blu scuro della quinta veglia , stava placidamente distesa lì. Diversi taxi avevano inchiodato, mandando un suono stridulo e penetrante, qualcuno era saltato giù dall’auto, qualcun altro si era messo a telefonare. Li Sheng stava per avvicinarsi, ma dopo averci pensato un po’ aveva lasciato perdere, continuando subito per la propria strada. Camminava lentamente, con le mani strette l’una con l’altra, premendo così tanto sulle articolazioni che facevano “crac”; il pensiero gli scorreva a frammenti, sapeva molto chiaramente che stava camminando, a ogni passo faceva “crac”.
La terza scena di caduta dai palazzi che lui aveva incontrato (sì, riusciva sempre a incontrarne) alla fine si era rivelata uno show: poiché il capomastro era in arretrato con il pagamento degli stipendi, gli operai avevano usato la morte per pressarlo, poi, attraverso il coordinamento di più parti, la questione si era potuta risolvere. Quando gli agitatori erano scesi con l’atteggiamento timido dei vincitori, gli animi degli spettatori erano sovraeccitati e gli applausi erano scrosciati come tuoni. Stipato nella folla, Li Sheng guardava il tutto con freddezza, per quelle persone provava imbarazzo e vergogna, nonostante avesse anche lui degli stipendi arretrati.
Più avanti, sentendo dire o vedendo dal giornale della sera che sempre più persone si suicidavano gettandosi dai palazzi, Li Sheng aveva riso come un bambino. L’atteggiamento debole delle persone nell’affrontare le difficoltà, la maniera di tendere all’omologazione nello scegliere la morte, che mancavano in tal modo di creatività e immaginazione, lo facevano sentire impotente e disinteressato.
Nessuno sapeva che quell’uomo, che si era sempre trovato in mezzo alle difficoltà, aveva sviluppato già da molti anni dei nervi saldi, aveva calma e sangue freddo, faceva ciò che era in proprio potere per aiutare gli altri senza danneggiare se stesso, aveva una responsabilità verso i suoi cari, eppure era molto raro che si commuovesse.
[copertina: Wu Guanzhong]
Tradotto da
Sara Nasini, 25 Luglio 2014
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