In Cina c'è il Grande Firewall, il sistema di filtri che impedisce la navigazione su siti "scomodi", ma in realtà i buchi nel muro sono numerosi. Soprattutto, se si lavora in una multinazionale o se si sta in una "Zona Internet Speciale". Seconda parte dello speciale della rivista Xin Zhoukan.
Estendere “l'accesso speciale” alla rete internet dalla sola zona universitaria dell'Università di Macao all'intera isola di Hengqin “non comporterebbe particolari problemi dal punto di vista tecnico, ma sarebbe necessaria una svolta politica”.
Similmente, anche nel nuovo distretto di Hengqin, a Zhuhai, è partito un programma – pensato per attirare imprese e aprire nuove opportunità - che permette di aggirare il “firewall del paese”. A differenza della “Zona cloud speciale” di Chongqing, che è rivolta esclusivamente alle aziende, le autorità di Hengqin vorrebbero realizzare un “ambiente internet più aperto” accessibile a tutti.
“Quando il programma sarà realizzato”, - ha rivelato ai media il vice direttore del comitato amministrativo, Ye Zhen, nel luglio del 2013 -,“basterà arrivare sull'isola di Hengqin per poter utilizzare Twitter e Facebook”. Hengqin ha fatto tutto il possibile per assicurarsi il supporto del Ministero dell'Industria e dell'IT e dell'Ufficio nazionale internet e IT, impegnandosi per far approvare una politica preferenziale di allentamento dei controlli e una riduzione dei limiti imposti dal firewall ai siti stranieri, aprendo così un canale diretto verso la rete globale. Ciò implica che, nel caso in cui il programma venga approvato, chiunque su tutta l'isola potrà godere dei benefici di questa politica internet più rilassata.
“Per lungo tempo non ci sono state in Cina regioni con questo tipo di politiche. Una volta ricevuta l'approvazione, Hengqin potrebbe diventare un’apripista per altre città cinesi”. Nonostante le grandi aspettative, ha comunque sottolineato Ye Zhen, “l’accesso speciale” alla rete internet che Hengqin ha intenzione di richiedere rappresenta una apertura che deve comunque sottostare alle condizioni imposte dal regime di supervisione nazionale, poiché va garantita la gestione e il controllo della sicurezza.
Pare, però, che il programma abbia subito successivamente una battuta d'arresto. Non è ben chiaro se alla fine non sia più arrivata l'autorizzazione a procedere; fatto sta che il comitato che amministra il nuovo distretto di Hengqin, alla richiesta dei giornalisti di confermare le prime indiscrezioni, ha negato completamente l'esistenza di questo programma.
Tuttavia, sull'isola di Hengqin vi è una piccola area che è una vera “Zona internet speciale”: si tratta del distretto universitario di Hengqin dell'Università di Macao dove, grazie all'approvazione delle autorità centrali e all'adozione delle leggi di Macao, la rete internet e i servizi di telecomunicazioni locali sono forniti da provider dell’ex colonia portoghese. Ciò implica che, all'interno di questa piccola area, internet non è sottoposto ai limiti del firewall della Cina continentale e che le persone possono navigare liberamente sulla rete.
“Nella nostra università” -- ha dichiarato un dottorando dell'Università di Macao di Hengqin, “ci sono oltre 3800 HotSpot WiFi, da dove è possibile accedere liberamente a siti come Facebook e Youtube. Agli inizi, il segnale WiFi nel nostro dormitorio non era molto stabile e la velocità della connessione era lenta. Per questo noi studenti preferivamo connetterci via cavo, senza però un sostanziale miglioramento. Dopo non molto, il dipartimento tecnologico della scuola ha risolto il problema”. La sola connessione internet rende molto evidenti le enormi differenze tra dentro e fuori il campus.
Mossi dalla curiosità, i residenti delle aree circostanti e gli operai edili che lavorano nei dintorni di frequente provano ad esplorare il “mistero” di questo distretto universitario. Sebbene un alto muro bianco con tanto di filo spinato circondi l’area, ciò non basta a fermare lo sguardo indiscreto della gente. Alcuni arrivano perfino a scavalcare il muro entrando nell’area delimitata, tanto che le guardie di frontiera sono state costrette ad esporre uno striscione che recita “oltrepassare il muro di cinta dell'Università di Macao rientra nel reato di immigrazione clandestina”.
Ad Hengqin, molte persone dello staff provenienti da Hongkong, Macao o da paesi stranieri, prima di arrivare erano abituate a mantenere i propri contatti e a lavorare servendosi di siti stranieri. “Se qui non ci fosse questo tipo di accesso a internet, non ci sarebbe nemmeno questo ambiente lavorativo, né questa produzione o questa qualità della vita”. Ye Zhen ha francamente ammesso ai media che l’idea di creare ad Hengqin questo tipo di “accesso speciale” alla rete trae origine proprio da queste considerazioni. “A livello tecnico ciò non comporta alcun problema, ma è necessaria una svolta a livello politico”.
Le multinazionali mettono i propri server fuori della Cina, aumentando oggettivamente i costi.
Oltre alle poche “Zone internet speciali”, come quelle sopra menzionate, in molte aree della Cina ci sono zone speciali non soggette ai limiti imposti dal “Great Firewall”, da cui è possibile connettersi direttamente a siti stranieri. Si tratta delle reti intranet delle multinazionali, che sono distribuite in maniera frammentaria su tutto il territorio.
Un analista finanziario, che ha lavorato sia per la Deutsche Bank sia per la Development Bank of Singapore (DBS), ha rivelato che quando lavorava per queste banche straniere, poteva navigare liberamente su internet ricercando anche siti stranieri. Poteva tranquillamente digitare il nome dei siti su Google, senza essere re-diretto ad altri indirizzi, come capita, invece, spesso in Cina continentale. “Il server della nostra compagnia è all'estero, la ricezione e la trasmissione di dati non è quindi soggetta alle restrizioni del firewall”. Lo stesso impiegato ha spiegato, però, che il sistema di gestione dei conti – che ha una importanza vitale per una banca – è in Cina continentale, principalmente per via dei regolamenti finanziari del paese, ma anche per controllare meglio i rischi.
Allo stesso modo, il server della rete di Microsoft Cina si trova in Giappone ed è connesso alla Cina continentale attraverso un cavo speciale. Ciò permette di navigare liberamente dalla rete intranet della società. Tale convenienza è limitata però alla rete interna di quest’ultima; quando i dipendenti tornano a casa hanno accesso alla stessa rete internet della gente comune.
Non tutte le multinazionali in Cina possiedono una propria “Zona internet speciale”. Un impiegato IBM cinese ha rivelato che la sede locale della società non ha una sua “Zona internet speciale” da cui poter accedere direttamente alla rete estera; cosa che rende impossibile accedere a siti come Twitter e Facebook. “IBM Cina utilizza la rete di China Telecommunications. È facile immaginare cosa questo comporti”.
Lo stesso impiegato ha rivelato, inoltre, che - forse per adattarsi all'ambiente governativo e d'affari della Cina continentale – le multinazionali come l'IBM danno l’impressione di essere, a livello politico, conservatrici. “Di fatto, noi non incoraggiamo il nostro personale a connettersi a ‘siti sensibili’ stranieri”. L'unica eccezione riguarda il sistema di posta interna che è criptato, grazie al quale gli “esterni non possono visualizzare il contenuto delle nostre mail”.
“Queste multinazionali, mettendo all'estero i server, aumentano i costi operativi e le difficoltà oggettive, ma non possono fare altrimenti”, - ha affermato l'esperto di internet Li Bin (pseudonimo) analizzando le possibili cause di questa scelta -, “poiché hanno bisogno, per motivi gestionali, di accedere liberamente a internet. Ad esempio nel caso di Microsoft, la sua società cinese ha clienti in Giappone e nel Sudest asiatico e la comunicazione via internet è un aspetto cruciale delle sue operazioni. Se non potesse connettersi alla rete, come potrebbe fare affari?”.
Cercare di ottenere un ambiente internet più libero diventa una nuova alternativa per attirare imprese e investimenti.
Nel settembre 2013, un giornale di Hongkong ha pubblicato un articolo dal titolo “La zona di libero scambio di Shanghai abolirà le restrizioni contro siti stranieri come Facebook”, attirando un forte interesse. L'articolo sosteneva che la ZLS avrebbe adottato misure nella gestione della rete che avrebbero portato a importanti cambiamenti, come l'abolizione del firewall internet, permettendo un libero accesso a qualunque tipo di sito straniero, al fine di far sentire come a casa gli investitori stranieri.
Il giorno seguente, queste affermazioni sono state smentite dai media di stato. L’edizione straniera del Quotidiano del Popolo ha pubblicato un commento in cui affermava, “non neghiamo che un giorno la funzione del firewall potrà essere gradualmente indebolita, fino ad una totale eliminazione dei controlli su internet. Ciò potrà verificarsi, però, solo come risultato dello sviluppo sociale conseguente al rafforzamento complessivo della forza nazionale e alla crescita della sicurezza politica del paese, e non come effetto di un eccesso di zelo da parte di singoli individui”.
In realtà, negli ultimi anni, alcune città cinesi stanno manifestando una grande volontà ad adottare politiche internet più rilassate e stanno profondendo un forte impegno per riuscirci. Oltre a Chongqing e Zhuhai, anche Shenzhen è impaziente di intraprendere questa strada.
Il 28 marzo 2013, nel corso di un Summit dei leader IT convocato a Shenzhen, alcune imprese internet hanno suggerito pubblicamente che la città dovrebbe istituire una Zona speciale per la gestione di internet. L'amministratore delegato della GSR Ventures, Ding Jian, ha dichiarato: “Internet a Shenzhen può essere completamente libero. Non serve il filtro del firewall; bisogna, invece, verificare se un ambiente internet più libero sia veramente più caotico. In questo modo sarà possibile esplorare il metodo di supervisione e controllo di internet più adatto alla Cina”. Alle parole dell'ad di GRS Ventures hanno fatto eco le dichiarazioni del CEO di Dianji e fondatore di Sina.com, Wang Zhidong: “Shenzhen ha sempre avuto una cultura e un’anima da zona speciale. A livello nazionale non è facile risolvere le contraddizioni esistenti tra alcune innovazioni di internet e il sistema di controllo attualmente in atto; Shenzhen, però, come zona speciale, non è forse perfetta per condurre un grande progetto pilota?”
L'allora sindaco di Shenzhen, Wang Rong, in una intervista rilasciata successivamente, ha approvato questo suggerimento. Secondo lui, sarebbe assolutamente possibile trasformare Shenzhen in una grande città dell'industria di internet. Questa impazienza comune a diverse città ha sempre come sua motivazione quella di voler sviluppare l’economia. Oggi che la rete internet internazionale è diventata uno strumento fondamentale dell’economia, fare tutto il possibile per avere un ambiente internet più libero, veloce e conveniente è diventata una nuova alternativa per attirare imprese e investimenti.
“Se si vuole diventare un centro economico o finanziario, c'è assolutamente bisogno di avere accesso ai dati, come nel caso delle imprese off-shore di Chongqing. Se gli altri non possono entrare nella rete e tu non puoi uscirne, ovviamente risulta impossibile svilupparsi”. Li Bin sostiene che, se si considera la percentuale del flusso di dati come “denaro” di internet, allora il 90 per cento di questo “denaro” fluisce verso gli Stati Uniti. Se la Cina vuole sviluppare ed espandere il settore, deve cambiare in qualche misura.
Dall’altro lato della medaglia, è innegabile che internet necessiti di controllo. Il problema è quindi stabilire quali siano i “confini tra libertà e controllo”. Secondo Li Bin, qualsiasi governo ha sufficienti ragioni per voler monitorare internet e “ciò è perfettamente giustificato; ma, nella situazione attuale, serve un controllo più mirato, che permetta di ampliare leggermente i confini della libertà e ridurre di poco i filtri ai contenuti di internet. Ciò è manifestazione della saggezza di un paese. L’esistenza stessa di zone internet speciali riflette, in quest’ottica, un passo avanti nel grado di libertà della rete”.
[tradotto per Internazionale]
Tradotto da
Piero Cellarosi, 01 Agosto 2014
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