A settembre dello scorso anno, Murong Xuecun viene invitato dall’Istituto di lingue straniere dell’Università delle Minoranze a tenere un discorso per l’inaugurazione dell’anno accademico 2011. Sul suo blog ha pubblicato la bozza del discorso, ne proponiamo una parte.
Forse il direttore ha chiesto alla persona sbagliata: non sono un personaggio di successo e non ricevo applausi di incoraggiamento. Secondo i canoni accettati da quest'epoca, le persone di successo sono quelle che hanno tanti soldi, vivono in case grandi, guidano grosse automobili. Se sei donna, porti al collo pesanti collane; se sei uomo, al tuo fianco devi avere una donna con una pesante collana al collo. Non ho niente di ciò. Sono uno scrittore e, stando a quanto ritengono in molti, lo 'scrittore' ha tre caratteristiche: è povero, sporco e arrapato. Anche se non proprio poveri, alcuni giovani scrittori mantengono bene le altre due qualità. Per come la vedo io, la parola scrittore ha a che fare con la frustrazione e il degrado, non c'entra un cazzo con le amanti e i loro collier.
L'unico successo è che ho pubblicato dei libri. Per alcuni può bastare, per altri è solo uno spreco di alberi. Per questo oggi in piedi qui mi vergogno un po': non rappresento alcun buon modello. Ma alla fine mi sono fatto coraggio e sono salito, solo per un motivo: ho pensato che avete bisogno di ascoltare delle voci diverse, dei punti di vista diversi da quelli diffusi nella nostra epoca, che non vi insegnino ad arricchirvi né ad avere successo. Solo un semplice augurio ad essere onesti e intelligenti per vivere in un mondo civile e non solo per una pila di sporchi soldi.
Diciannove anni fa ero come voi: valige e fagotto. Ho lasciato la mia casa per venire a Pechino a studiare. Alcuni giorni dopo, il dipartimento ha invitato un tipo squallido e in completo beige a tenere il discorso di inaugurazione. All'epoca ero molto ingenuo, cioè molto stupido. Al momento del dibattito alzai la mano e chiesi: Professore, come pensa dobbiamo affrontare i quattro anni di università? Il prof replicò: Vuoi che ti dica la verità o una menzogna? Risposi che volevo sentire la verità, e disse: Se vuoi la verità, allora devi studiare bene il Marxismo-Leninismo, il pensiero di Mao Zedong, le teorie di Deng Xiaoping (all'epoca la teoria delle tre rappresentanze e lo sviluppo scientifico non erano ancora uscite), lottare per rafforzare il Paese, “impegnarti nello studio per fare progressi quotidiani”. Entrare nell’associazione studentesca, diventare membro del partito, impegnarti e lottare per diventare una risorsa utile che contribuisce alla nazione, al popolo e alla società.
Replicai: E il falso? Rispose: Se vuoi sentire il falso, ti consiglio di non fare domande stupide.
La vita dovrebbe essere vissuta così, esistono forse risposte standard? In quattro anni di università dovete fare quello che vi pare: bere, ballare, innamorarvi. Se dopo aver bevuto, ballato e soprattutto dopo aver avuto delle storie, vi restano delle forze, potete anche leggere e studiare. Non vi esorto a contribuire alla società, no, prima di tutto dovete contribuire a voi stessi, poi dedicarvi alla famiglia, a parenti e amici, e solo infine rivolgervi alla nazione e alla società. Non dovete essere delle persone utili; 'utile' è una parola bastarda, semplice e violenta, che fa della persona un oggetto. Non siete dei pezzi di legno, non dovete pensare se siete buoni a far da bastone o da combustibile.
Stando a certe idee ortodosse, questo insegnante mi ha fuorviato. In quanto figlio di una buona famiglia, avevo ottime prospettive. Potevo diventare avvocato, businessman o boss di qualche miniera; è come dire che non ce l'ho fatta. Potevo vivere una vita esuberante, svegliarmi ogni giorno e contare le banconote in tasca, investirli in ancor più soldi e persistere nel male. Ma sono stato fuorviato e ho intrapreso la strada della dissolutezza. Ho stupito tutti facendo lo scrittore. Dopo diciannove anni, quando ripenso a quelle cosiddette menzogne, devo riconoscere quanto siano state importanti per la mia vita.
[…] La Cina del Ventunesimo secolo ha molte particolarità. Le più singolari sono tre: una è il mahjong (1), un’altra sono i complotti e gli intrighi e la terza sono i funzionari di ogni forma e colore. Provate a chiuderli in una gabbia, e vedrete. Altro che lo zoo di Pechino! Questi funzionari, chiamati direttore Zhang o segretario Li, vivono fregiandosi dei loro titoli, dimenticando di essere prima di tutto delle persone, e poi dei funzionari. E ancora quei barbari funzionari delle demolizioni, la polizia urbana che picchia gli ambulanti. Si sono tutti dimenticati una cosa: che prima sono delle persone, e poi dei poliziotti. […] La nostra cultura li ha sempre chiamati 'eroi'. Non mi oppongo, ma penso che non sono persone.
[…] Il primo augurio che vi faccio è di diventare persone vere, non mattoni della rivoluzione, né pezzi di qualche ingranaggio; di non essere la capra né l'arma di nessuno. Che siate voi stessi. Potete diventare direttori e segretari, ma sapete che è solo un titolo ufficiale che non vi rappresenta completamente. Potete anche entrare in qualche organizzazione, ma non dovete appartenervi incondizionatamente, trasformandovi in schiavi compiacenti. Siete esseri umani: la più saggia delle creature, il metro dell'universo. Siete un miracolo della natura.
[…] La maggior parte dei presenti qui ha già compiuto diciotto anni, quindi il secondo augurio che vi faccio è che diventiate cittadini moderni. […] In quanto cittadini, oltre a dover pagare le tasse, dovete conoscere diritti e doveri. Spero che la prima cosa che farete dopo l'università sarà leggere la 'Costituzione'. Lì sono fissati molti diritti: c'è la libertà di parola, di stampa, di fede, la libertà di manifestazione, di riunione e di formare associazioni. Queste libertà vi appartengono, sono vostre, non dovete lasciare che ve le portino via. Se qualcuno ve le porta via, dovete fare come un cittadino vero, e andarvele a riprendere.
[…] Vi auguro infine che diventiate degli universitari qualificati. Dall'antica Grecia ad oggi, l'università nel mondo è stata edificata per un unico scopo: la verità. Il precedente rettore dell'università dove ho studiato, il professor Chang Jiangping disse: la vita deve essere indirizzata solamente alla verità. Vorrei che qualcuno scrivesse queste parole, per affiggerle nella stanza principale delle nostre case e, se possibile, all'ingresso di ogni università cinese.
[…] Quando parliamo di verità, dobbiamo aver chiaro che essa non esiste in funzione di nessuno e di nessun organo. La verità sta lì, può essere scoperta ma mai inventata. Non ha niente a che fare coi soldi, con la politica o con l’ideologia. Non c’entra nulla con chi va al potere e chi viene dimesso. C’è chi sale al potere ed è impaziente di inventare la verità, e forse per un periodo riesce anche a trasmettere delle cosiddette ‘verità’. Ma col passare del tempo inevitabilmente diventano le barzellette della storia.
[…] In quanto universitari cinesi del Ventunesimo secolo, dovete capire quali parole sono giuste e quali sono cazzate. Per questo esiste un metodo basilare di giudizio: se un certo punto di vista non teme il confronto, né di essere messo in discussione, molto probabilmente è giusto. Se una certa opinione dichiara di essere l'unica verità, e rifiuta la discussione e la critica, allora sono cazzate. Al mondo ci sono moltissimi libri: alcuni insegnano la saggezza , mentre altri servono solo a rincretinire ulteriormente la gente, compresi i nostri testi scolastici, soprattutto quelli di letteratura, storia e filosofia. Tra questi uno su tre sono menzogne, il secondo propaganda e il rimanente sono fatti esaminati e verificati.
[…] Negli ultimi trent'anni la Cina ha costruito innumerevoli palazzi, ma dei palazzi dello spirito neanche le fondamenta. Ultimamente sentiamo spesso le parole “rinnovamento, crescita, potenza”. In realtà, la grandezza di un popolo non è la forza del pil, ma la capacità di inventare e creare in ambito umanistico. […]
La maggior parte dei presenti sono studenti di fuori Pechino. Venendo qui avete già vissuto una parte di questa società. Voglio dirvi, siete fortunati, di poter vivere in quest'epoca. Da quando esiste, l’umanità non è mai stata così prospera come ora, la civiltà mai così progredita. Voi godete dei frutti della civiltà e spero che possiate contribuire ad essa. […]
Ma voglio anche dirvi che siete molto sfortunati a nascere in quest'epoca: olio di scolo, latte contaminato, demolizioni forzate, 'gioco del nascondino', scandali e trame oscure. Conoscete l'espressione ‘tacito accordo’: la sostanza sono soldi, autorità e, persino, sesso.
[…] Ognuno di voi seguirà strade diverse. Alcuni diventeranno funzionari, altri si arricchiranno, altri ancora diventeranno studiosi; ci sarà qualcuno che morirà giovane. A prescindere da quale vita vivrete, prima o poi proverete questo momento: sentirete di non essere abbastanza felici, ma non saprete come cambiare. Il motivo è che sentirete la mancanza dell'attimo dei fiori. Avrete bisogno di un momento di tranquillità, di godervi un tè o un libro, O di non fare niente. Avrete bisogno semplicemente di un tramonto, di guardare dei fiori che ondeggiano prima di toccare il suolo.
(18 settembre 2011)
(1) Majiang o Mahjong 麻将, secondo la pronuncia cantonese, è un gioco da tavolo, nato in Cina probabilmente nel XIX secolo.
Tradotto da
Lucia De Carlo, 02 Aprile 2012
Vignette
Vignette dal web cinese
Fotografie
In cortile
di zai_jie_tou ( 在_街_头 )Zai Jie Tou: la Cina va fotografata dal basso, o meglio dalla strada
Il Carattere della settimana
BIAS Pi San 皮三
di Huang Jingyuan ( 黄静远 )Huang Jingyuan e l’arte contemporanea: cartoline da Caochangdi
Traduzioni
I cinesi si curano all’estero
di Stampa cinese ( 报章杂志 )Il cantante
di Haizi ( 海子 )Sul divano
Da seguire