Monaci e laici. In prevalenza uomini, ma anche donne, la grande maggioranza residenti in Cina, nelle aree a prevalenza tibetana, ma tre anche esuli in India; cittadini, contadini e persino pastori, dai 17 ai 64 anni. Non esiste un tratto che accomuna tutte le cinquantasei persone che hanno scelto di darsi fuoco in segno di protesta dal 27 febbraio 2009 alla fine di agosto 2012. Sono riunite solo dall’appartenenza all’etnia tibetana. Le testimonianze lasciate dai tibetani sono messaggi importanti, che non solo aiutano a spiegare l’adozione di forme di protesta così estreme, ma rendono anche omaggio alla memoria di persone che hanno deciso di sacrificare se stessi nel nome di una causa.
Di seguito la poesia scritta da Nangrol, uno studente diciottenne che si è dato alle fiamme il 19 febbraio 2012 nella contea di Dzhamthang, nell’attuale provincia del Sichuan. Nangrol è morto bruciato prima che i soldati riuscissero a spegnere le fiamme. La salma è stata restituita ed è stata cremata.
Tieni alta e ferma la tua testa, per la dignità di Nangrol.
Miei cari genitori, amati fratelli e parenti, presto lascerò questo mondo.
Per la grazia smisurata dei tibetani, accenderò la luce su questo corpo.
Figli e figlie del Tibet, la mia speranza è che siate uniti.
Se davvero siete tibetani vestirete abiti tibetani e parlerete il tibetano, non dimenticate di
essere tibetani;
Se davvero siete tibetani avrete un cuore compassionevole, amerete i vostri genitori,
terrete unita la nazione, avrete compassione per gli animali e avrete a cuore la loro vita.
Lunga vita al Dalai Lama Tenzin Gyatso.
Lunga vita ai virtuosi lama del paese delle nevi.
Prego perché la nazione tibetana possa separarsi dai demoni han. I tibetani soffrono nelle
malefiche mani degli han, una sofferenza dura da sopportare.
I demoni han hanno occupato le terre tibetane, si sono impossessati dei tibetani, è
impossibile continuare a vivere in questa ingiustizia, è impossibile tollerare un tormento
senza cicatrici.
I demoni han non hanno un cuore compassionevole, torturano la vita dei tibetani.
Lunga vita al Dalai Lama Tenzin Gyatso!
Sonam e Choepak Kyap, altri due studenti di ventiquattro e venticinque anni si sono immolati il 19 aprile 2012.
I tibetani hanno una loro distinta religione e cultura, compassionevole e gentile, è una nazione dal cuore generoso; ma i tibetani hanno subito l’invasione cinese, l’oppressione e gli inganni. Accendiamo il fuoco sui nostri corpi per le sofferenze dei tibetani, privati dei diritti di base, e per realizzare la pace nel mondo; il dolore per la privazione dei diritti di base ai tibetani è cento volte più grande di quello provocato dalle fiamme sui nostri due corpi.
Ai nostri più cari affetti, ai nostri genitori, ai parenti, ai fratelli e alle sorelle diciamo che abbiamo pensato ai vostri sentimenti. Ma la separazione dalle vostre vite è solo una questione di tempo. Non è vero che non amiamo le nostre vite. [Ma noi due accenderemo il fuoco sui nostri corpi per un obiettivo comune, perché I tibetani ottengano la libertà, per la prosperità della Dottrina, per la serenità di tutti gli esseri viventi e per la pace nel mondo.]
Agite secondo la nostra volontà: se dovessimo cadere nelle mani degli han non dovrete compiere sacrifici impavidi, non vogliamo che persona venga danneggiata per via delle nostre azioni, questo è il nostro desiderio. Se doveste sentirvi tristi a causa nostra, allora prestate ascolto ai principi dei maestri e degli studiosi; lo studio della cultura non porta su sentieri sbagliati, dovete essere uniti gli uni agli altri come fratelli, dovete studiare diligentemente la cultura della nostra nazione e unirvi tutti, questo è il nostro desiderio. Agite secondo la nostra volontà, questo è il nostro desiderio più profondo.
Jhampel Yeshi, un altro ragazzo, ventisette anni, morto il 26 marzo 2012 a Nuova Delhi.
Lunga vita a S.S. Dalai Lama, protettore della pace nel mondo, perché egli possa tornare da benvenuto in Tibet. Sono convinto che i compagni in Tibet e in esilio si riuniranno presto nel paese delle nevi e canteranno all’unisono l’inno nazionale tibetano di fronte al palazzo del Potala.
Compagni, per la felicità e per il futuro dobbiamo mantenere la dignità e l’integrità morale. La dignità è l’anima di una nazione, è il coraggio di andare in cerca della giustizia, soprattutto è la guida che conduce alla felicità del futuro. Compagni, per raggiungere una felicità pari a quella della popolazione mondiale, bisogna tenere a mente la dignità. Le questioni di maggiore e minore importanza devono essere tutte affrontate con sforzo, in una parola: dignità è la capacità di individuare il giusto e lo sbagliato.
Per tutti gli esseri viventi la libertà è la sede della felicità; la perdita della libertà è come una lampada a olio e burro in preda al vento. Così è per il futuro dei sei milioni di tibetani: se i tibetani delle tre regioni uniranno le forze, allora potranno ottenere dei risultati, non perdete le speranze.
Sto parlando per tutti i sei milioni di tibetani. Se si hanno a disposizione ricchezze questo è il momento di usarle; se si ha la conoscenza è il momento critico in cui bisogna che estragga la forza; io sono convinto che ora sia il momento per sacrificare la vita. Nel XXI secolo, dare alla fiamme la preziosa vita è un modo per far vedere alla popolazione della terra le sofferenze di sei milioni di tibetani, deprivati dei diritti umani e dell’equità. Se siete
dotati di compassione e di un cuore amorevole non ignorate le condizioni in cui versa il debole Tibet.
Vogliamo le libertà basilari, per potere manifestare la nostra religione tradizionale, la cultura e la lingua, vogliamo i diritti umani di base, spero che le popolazioni di tutta la
Terra possano sostenerci. I tibetani sono i padroni del Tibet, vinceremo!
Tradotto da
Mauro Crocenzi, 05 Ottobre 2012
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