Vendere ai cinesi #2



Seconda puntata del viaggio nell'investimento cinese in Italia. Dopo il piccolo business, si parla ora dei colossi asiatici che investono nelle nostre eccellenze: Ansaldo, CDP reti sono solo le prime tra le grandi imprese italiane che passano di mano. E poi venne Pirelli.

Alla ricerca dei colossi asiatici

Mentre i piccoli commercianti italiani mettono gli occhi sui cinesi emigrati in Italia, le grandi società sono alla ricerca di investimenti diretti dai colossi asiatici.

I dati di Bloomberg dimostrano che, nel 2014, le fusioni e le acquisizioni transfrontaliere supereranno i 54,3 miliardi di dollari con un incremento del 35%. Secondo le statistiche della Banca Centrale Europea, dal 2006 al 2012, gli IDE dalla Cina sono triplicati e gli investimenti di capitali sono cresciuti del 60%.

Nel 2014 l'Italia è diventata il secondo paese europeo per l'ammontare di investimenti cinesi. "Dai dati raccolti abbiamo rilevato che dallo scorso anno molti clienti hanno mostrato interesse a investire in Italia. Quest'anno sono aumentati del 50%", racconta Sara Marchetta, partner dello Studio legale Chiomenti:

Non molto tempo fa, in occasione del vertice Asem, il Premier Li Keqiang ha scritto sul quotidiano italiano di economia il Sole 24 Ore che le relazioni tra Italia e Cina sono entrate in una nuova fase da cui beneficeranno entrambi i paesi. Li ha dichiarato che gli accordi siglati dalle due parti sono il frutto del miglioramento dei rapporti economici e culturali. Ha spiegato che la Cina non vuole conservare un surplus commerciale sull'Italia e che importerà più made in Italy. Inoltre, da un punto di vista strutturale gli ultimi accordi sono molto più orientati nel settore della tecnologia e della finanza; fattore che indica un allontanamento dal semplice scambio di merci e implica il raggiungimento di un livello più sofisticato nelle relazioni bilaterali.

Prima che Li Keqiang visitasse l'Italia, nel corso dell'anno le imprese cinesi avevano già effettuato diverse acquisizioni su larga scala. A maggio, Shanghai Electric Group ha acquistato il 40% della società di Ansaldo Energia. A giungo, Renzi si era recato in Cina accompagnato da una delegazione di imprenditori in rappresentanza di dozzine di aziende italiane per chiedere l'aiuto dei cinesi. Dopo poche settimane, Cassa Depositi e Prestiti ha annunciato di aver venduto a China National Grid, la più grande società elettrica al mondo, il 35% del capitale sociale di CDP Reti al prezzo di 2,101 miliardi di euro, sancendo l'ingresso formale della Cina nel mercato italiano della rete elettrica.

Il 10 agosto, la statale Bright Food, sussidiaria di Shanghai Yimin, ha comprato una quota di maggioranza di Salov, produttore italiano di olio d'oliva di proprietà della famiglia Fontana. La Banca Centrale cinese ha acquisito oltre il 2% di Telecom Italia e Prysmian, mentre la State Administration of Foreign Exchange (SAFE), controllata della Banca centrale, è entrata con una partecipazione simile in Eni ed Enel. Non solo. Stando al Financial Times, a ottobre la SAFE ha acquistato anche una quota di minoranza del 2,001% nella banca d'affari italiana Mediobanca. Secondo alcune stime la SAFE, ha speso rispettivamente 2,5 miliardi di euro per comprare quote attorno al 2% di Fiat-Chrysler, Telecom Italia, Prysmian, Eni ed Enel, cinque tra le più grandi società italiane.

Negli ultimi anni l'entusiasmo delle società cinesi per l'Italia è visibilmente cresciuto. Sun Yanhong, Vice direttore del Centro per gli Studi europei presso l'Accademia cinese delle Scienze Sociali, in un'intervista ha dichiarato che l'Italia si è affermata come un nuovo mercato di sbocco per i cinesi da quando la crisi finanziaria l'ha resa un paese piuttosto economico per gli investitori.

"Funzionari italiani hanno riconosciuto che l'accordo sulle infrastrutture firmato tra Cina e Italia, prima della crisi finanziaria, sarebbe stato impensabile per via della molta reticenza a vendere a investitori stranieri azioni in asset strategici", spiega il Financial Times. Oggi, tuttavia, nonostante le ansie della leadership italiana, le risorse finanziarie sono ben accette indistintamente dalla provenienza, anche se si tratta di economia sommersa.

[tradotto per Internazionale]

Tradotto da Alessandra Colarizi, 01 Aprile 2015