La lotta di Hua Xinmin contro la demolizione della vecchia Pechino non si affida solamente a un senso di umanità. Quando ha sperimentato in prima persona la demolizione della sua casa, Hua Xinmin ha infatti preso a studiare e divulgare la legge per opporsi alla violazione dei diritti, alle demolizioni e a quella che definisce "pseudo modernizzazione". La seconda parte del ritratto della "guardiana degli hutong" pubblicato su iFeng Weekly.
Il lento cammino sulla strada dei diritti
Hua Xinmin non si aspettava che, mentre correva per tutta la città per difendere le case degli altri, la "sfortuna" le sarebbe piombata addosso. A febbraio del 2005, quando ebbe la notizia si affrettò alla sua vecchia residenza. Gli operai stavano già smantellando col piccone le tegole del tetto. Le due case, più un'altra accanto che era stata demolita durante la Rivoluzione culturale, erano state progettate nel 1913 dal nonno, Hua Nangui, per la sua famiglia. Scoprì che tutte avevano ottenuto il certificato catastale emesso dalla Repubblica popolare cinese.
"Per la prima volta mi feci avanti come proprietaria di immobile. E realizzai ancora meglio cosa significhi "demolizione". Ogni mattone che veniva polverizzato, ogni pilastro che veniva spezzato mi addolorava come se stessero facendo a pezzi il mio cuore." La casa di Hua Xinmin si trasformò presto in un cumulo di macerie.
Il padre Hua Lanhong presentò una querela scritta alla Commissione di pianificazione urbana di Pechino e agli sviluppatori. A 93 anni non poteva intentare una causa, così Hua Xinmin diventò il rappresentante legale del padre. Sperimentando su se stessa ogni sorta di negoziazione e di procedura legale e raccogliendo numerose testimonianze dirette di violazione dei diritti, Hua Xinmin realizzò che non si poteva salvaguardare un complesso architettonico limitandosi esclusivamente a un sentimento di umanità. Bisognava spostare l'attenzione sulla legge, i regolamenti e la condotta dell'amministrazione del governo.
Parlando degli hutong, i vecchi vicini di casa cominciano dalle guardie rosse per arrivare alle odierne squadre di demolitori che sono molto più spietate delle guardie rosse di un tempo. Non brandiscono più il libretto rosso, ma gli ordini di demolizione. Allora i proprietari di immobili erano ritenuti colpevoli e le guardie rosse piombavano nelle case a corte e picchiavano i proprietari privati fino a lacerargli la pelle, se non li uccidevano sul posto. I proprietari degli immobili tremavano di terrore al solo udire la notizia dei linciaggi che si susseguivano a Pechino. Erano costretti a svuotare la casa e darla alle fazioni ribelli o a chi non aveva casa, stringendosi con tutta la famiglia in una stanzetta buia. In caso contrario, sarebbero stati espulsi e dislocati altrove.
Hua Xinmin sapeva che la persecuzione degli anziani proprietari durante la Rivoluzione culturale era stata invasiva. Ma molti non sapevano come tutelare i loro diritti, né sapevano raccontare online le loro esperienze per ottenere l'attenzione dell'opinione pubblica. La maggior parte delle richieste presentate negli ultimi anni erano state rifiutate e ad oggi non sono ancora riuscite ad arrivare in tribunale.
L'umiliazione e le sofferenze subite nella difesa dei diritti determinarono la caparbietà di Hua Xinmin a tutelare la dignità della legge. Cominciò a studiare le basi della giurisprudenza e fece della divulgazione della legge la sua missione. "La legge smette di essere un semplice pezzo di carta solo quando riceve il rispetto che merita. Non è più un miraggio solo se si fa promotrice dei diritti dei cittadini e dei proprietari degli immobili".
A partire dal 2005, oltre a continuare a pubblicare articoli, rilasciare interviste e scrivere appelli al governo, Hua Xinmin cominciò anche a organizzare dei seminari e a tenere un blog. La divulgazione della legge era il fulcro delle sue iniziative.
Hua Xinmin si impegnò affinché sempre più proprietari che avevano vissuto queste esperienze potessero comprendere i loro diritti sugli immobili e sui terreni. Lottò per far comprendere alla società la verità storica, indispensabile per decifrare correttamente il presente. Come diceva a tutti, dopo il 1949 la legge cinese aveva ancora delle regole esplicite che tutelavano la proprietà privata immobiliare. Negli anni Cinquanta il governo aveva modificato il certificato catastale per i proprietari di immobili a Pechino e nelle aree urbane cinesi. I proprietari quindi restano legittimamente in possesso della prova permanente della loro proprietà immobiliare.
Durante la Rivoluzione culturale si verificarono violazioni su larga scala dei diritti reali di abitazione. In seguito il governo centrale precisò i requisiti per esaminare e restituire le residenze private. I regolamenti promulgati nel 1995 dall'Ufficio per l'amministrazione del terreno indicavano che, accanto ai terreni ottenuti tramite "compravendita" e "allocazione", esiste una terza tipologia di terreno urbano che è quello trasmesso per successione.
"Dove c'è il terreno ci può essere una casa". La proprietà immobiliare è un principio naturale. Hua Xinmin spiega chiaramente questo concetto nei suoi articoli. Afferma che, come le persone hanno una nazionalità, così il terreno ha una registrazione legale. L'abitazione privata è tutelata dalla legge vigente e i governi locali non possono espropriarle e venderle a terzi. L'ignoranza della legge è quindi la vera causa della scomparsa degli hutong di Pechino.
Hua Xinmin pubblicò sul Nanfang Zhoumo un articolo intitolato "La tutela del diritto di proprietà dei cittadini". L'articolo inizia così: "un anziano di una famiglia agiata che vive in un' 'area protetta' è sempre sospettoso: 'sono cresciuto in una casa a corte di alcune migliaia di metri quadri, ora mi è rimasto solo un letto di tre metri quadri. Chiedo solo di continuare a dormire tranquillamente su questo letto, ditemi se è possibile".
Nell'articolo Hua Xinmin consiglia ai "vecchi pechinesi" preoccupati, di recarsi all'Ufficio nazionale del terreno col relativo certificato che prova i diritti di proprietà. Dopo alcuni anni, ha chiarito ulteriormente che bisogna tornare al "certificato di proprietà immobiliare" trattenuto durante la Rivoluzione culturale dall'Ufficio per l'amministrazione delle abitazioni e alle mappe catastali originali.
Quattro anni fa, Hua Xinmin ha scoperto una dichiarazione sul diritto di proprietà delle case a corte, pubblicata su un vecchio giornale degli anni Cinquanta. Ha organizzato quindi alcuni volontari per preparare una versione elettronica da pubblicare sul portale www.hutongren.org . Le dichiarazioni, rilasciate dal governo, da un lato costituivano una prova del diritto di proprietà e dall'altro aiutavano i discendenti dei proprietari immobiliari che a causa delle agitazioni sociali avevano perso traccia del loro immobile a ritrovare il numero civico specifico della propria casa.
Tre anni fa Hua Xinmin registrò l'account Weibo "Hua Xinmin Weibo" e trasferì il suo lavoro in rete. Pubblicò le fotografie di nuove e vecchie case a corte con i proprietari che avevano ereditato degli immobili e documenti degli anni Cinquanta e Sessanta come il "certificato di proprietà immobiliare", le "ricevute della riscossione di tasse sulle proprietà immobiliari". Si trattava di documenti che molti economisti e avvocati non avevano mai visto. Questa piattaforma le permise di divulgare conoscenza legale e buonsenso, e di diffondere maggiormente gli articoli che aveva già pubblicato sui giornali cartacei, come quello intitolato "indagine e organizzazione dei diritti della proprietà terriera urbana cinese".
Hua Xinmin chiarì anche i diritti di proprietà privata della terra.Questo sia per tutelare la dignità dei proprietari che avevano ereditato un immobile, sia per dimostrare che la "compravendita" e l'"allocazione" di terreni delle zone storiche fatta dal governo a beneficio degli sviluppatori è illegale. Il suo obiettivo rimane preservare il luogo natio di cui già resta ben poco, la sua casa e quelle altrui.
Zheng Xicheng, commosso da Hua Xinmin, decise di impegnarsi nel restauro delle case a corte: "Se riusciremo a preservare la città di Pechino, dovremo farle una statua". Wu Jianzhong, l'avvocato che ha difeso il numero 22 della via secondaria Meishuguan ha dichiarato: "dopo così tanto tempo e ripetute sconfitte, avevamo perso le speranze. Non sapevamo che lei continuava ad andare avanti. Su tutto ciò che riguarda gli hutong, Hua Xinmin è instancabile".
Per non perdere la casa natia
Nel 2002 Hua Xinmin si accordò con alcuni amici fotografi per documentare le condizioni degli hutong. Hanno bussato alle porte e fotografato 112 case a corte e 57 hutong nelle aree di Xuanwu, Chongwen, Xicheng e Dongcheng di Pechino prima dell'arrivo dei bulldozer. Il risultato furono oltre 200 fotografie che rilegò in un plico e consegnò alla municipalità di Pechino. In testa aveva scritto solennemente: tutte queste case stanno per essere demolite. Chiedeva che venissero protette.
Le lettere, gli articoli e le immagini raccolte da Hua Xinmin hanno raggiunto le più alte autorità. A lei si deve la sospensione della "ricostruzione delle case fatiscenti" negli hutong del 2004 e le richieste di "tutela generale della città vecchia" inserite nel piano generale della città di Pechino nel 2005.
Ma siccome l'influenza dei gruppi di interesse è troppo grande, la "ricostruzione di case fatiscenti" negli hutong tornò in auge appena un anno dopo. Sebbene la parte relativa ai nuovi regolamenti sulla tutela della città vecchia non venne messa in pratica, gli sforzi di Hua Xinmin non sono stati del tutto vani. Grazie alla sua influenza, la consapevolezza della conservazione è sempre più forte nella società, e il carattere "chai" , demolire, agli occhi della gente ha acquistato un'accezione sempre più negativa.
Gli hutong tracciati da Hua Xinmin per "resistere alle demolizioni" si ramificano nella città di Pechino. Negli ultimi dieci anni il loro numero è aumentato quanto sono diminuiti gli hutong. Hua Xinmin è riuscita a convincere il governo a formulare una lista di "siheyuan da tutelare": nel piano di demolizione di via Nanxiao è stata conservata una parte dell'hutong Xinxian; il progetto dell'area Sanyanjing nel distretto Est è stato fermato, la demolizione di Dongsibatiao è stata revocata; un hutong di fronte il Palazzo delle minoranze nel distretto Ovest è stato definito area protetta, eccetera.
Hua Xinmin è diventata il guardiano della città antica. Nel 2002 è stata annoverata tra le persone più importanti dell'anno dalla rivista "Sanlian Shenghuo Zhoukan" (Life Week); nel 2004 è stata nominata uno degli intellettuali pubblici più influenti in Cina dal "Nanfang renwu zhoukan" (Southern People Weekly); nel 2008 la fondazione per la tutela dei beni culturali l'ha nominata tra le "dieci eminenti personalità dell'anno per la tutela dell'eredità culturale cinese".
Nel 2009 Hua Xinmin ha pubblicato il libro "Per non perdere la casa natia", in cui non solo ha riversato il legame con l'antica capitale, descrivendo il suo amore per la "vecchia Pechino" e il suo pianto di fronte alle macerie, ma ha anche avanzato critiche al piano urbanistico dell'attuale modello cinese.
Hua Xinmin è convinta che non si devono condurre nuovi piani sul suolo delle aree storiche, ma bisogna procedere con cautela a un restauro, i cui soggetti siano da una parte i proprietari delle case a corte e dall'altra l'amministrazione municipale e i responsabili del governo. Come ha dimostrato Hua Xinmin, i diritti di proprietà vengono violati, la tutela dell'eredità culturale e storica è disprezzata e la preziosa terra arabile è calpestata. Senza una stabilizzazione dei diritti sul terreno, tutti gli appelli sono inutili.
Mentre Hua Xinmin e altri cittadini si dedicano alla tutela degli hutong, ci sono anche intellettuali che sostengono attivamente la demolizione degli hutong della città vecchia. I vecchi hutong sono, secondo loro, un simbolo di povertà e arretratezza.La gente che aspira a nuove e migliori condizioni di vita non dovebbe esitare a lasciarli. Ma Hua Xinmin respinge queste teorie: chi lo afferma probabilmente non sa quanto erano confortevoli i veri siheyuan prima della Rivoluzione culturale.
Gli odierni "complessi occupati da diverse famiglie" sono residenze private occupate, siheyuan che, dall'epoca della Rivoluzione culturale non sono state ancora restituite. In special modo le case private commissariate dall'Ufficio per l'amministrazione delle abitazioni e affittate.
Se si riuscisse a superare questa situazione di illegalità, i veri proprietari tornerebbero alle loro case e le "strutture per più famiglie" tornerebbero a essere bellissimi siheyuan.
Nelle interviste Hua Xinmin ha più volte ripetuto di non opporsi alla modernizzazione. "Ciò a cui mi oppongo è la "pseudo modernizzazione". Modernità non è possedere un'automobile o autostrade e grattacieli. Queste parole sono fuorvianti. La modernità è una mentalità, un approccio umano, una consapevolezza volta alla tutela dell'ambiente vitale per l'umanità. È fondamentalmente questa la mentalità della civiltà mondiale contemporanea.
Nelle ultime decadi, migliaia di hutong sono scomparsi. La figura minuta di Hua Xinmin ha percorso hutong e macerie. Ora vuole trovare una bella casa e corte e trasformarla in un museo dove esporre permanentemente le sue fotografie. Vuole che i visitatori possano toccare con mano la distruzione della cultura e della storia perpetrata da questa "pseudo modernizzazione" odierna e le ferite che impone alle persone.
[articolo pubblicato su Internazionale; foto: Alessandro Digaetano]
Tradotto da
Lucia De Carlo, 16 Maggio 2014
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