Hua Xinmin si batte da anni contro la demolizione della vecchia Pechino. A cavallo tra Francia e Cina, una vita che temporalmente quasi coincide con quella della Repubblica popolare. Ma Hua guarda più indietro, alla tradizione architettonica millenaria della capitale cinese. La prima parte del ritratto della "guardiana degli hutong" pubblicato su iFeng Weekly.
Hua Xinmin è per tre quarti francese e uno cinese, ma parla un autentico dialetto pechinese. Suo padre era capo architetto del Beijing Institute of Architectural Design (Biad), ma rispetto alla generazione del padre, Hua Xinmin serba un legame più profondo con il luogo di nascita. Di nazionalità francese, Hua Xinmin ha legato la sua vita a ogni singolo mattone, albero e pietra degli hutong [i tradizionali vicoli con le casette basse, ndt] di Pechino. La sua "guerra" è contro le demolizioni. Nel 2003 si era precipitata davanti un bulldozer, invitando l'amico Ye Jinzhong a fare lo stesso, per documentare l'ultima immagine di 112 siheyuan [case a corte, ndt] e 57 hutong. È la "guerriera" più coraggiosa che si è opposta alla distruzione della vecchia Pechino.
La Francia è la seconda casa di Hua Xinmin. Lo scrittore Victor Hugo in "Guerra ai demolitori!", ha condannato la distruzione su larga scala dei vecchi edifici di epoca Luigi Filippo. Hugo si opponeva in nome di "una Francia che rimanga francese " Ora nella sua prima casa, la Cina, Hua Xinmin difende con fermezza e elasticità una convinzione che scaturisce dalla sua identità cinese: "salvaguardare gli hutong di Pechino, perché la Cina rimanga cinese".
Una cittadina francese e il suo legame con gli hutong della "vecchia Pechino"
Hua Xinmin è nata nel 1954, in un'abitazione tradizionale dell'hutong Wuliang Daren, una traversa di via Mishi, nel distretto orientale di Pechino. La residenza, dotata anche di un giardino, fu disegnata dal nonno Hua Nangui. Una casa a corte, tetto con le tegole allineate, muri rivestiti da mattonelle di ceramica che recano incise immagini del "Romanzo dei Tre Regni". La casa, inoltre, combinava gli stili occidentale e cinese, con i pilastri e i piani dell'edificio disposti a pianta ottagonale.
Hua Nangui, il nonno di Hua Xinmin era nato a Wuxi, nella regione del Jiangsu. Divenne un'autorità nel campo dell'ingegneria civile e nel mondo accademico dell'ingegneria edile. Nel 1904, grazie a un progetto finanziato dal governo, fu il primo studente cinese a studiare presso l'Istituto di ingegneria civile di Parigi. Lì sposò una ragazza polacca. Nel 1910, completati gli studi, tornò in Cina. Qui, tra le altre mansioni, ricoprì anche la carica di capo ingegnere della ferrovia Pechino-Hankou. Nel periodo della guerra di resistenza contro il Giappone, Hua Nangui si rifiutò di servire i giapponesi. Si rifugiò in Francia dove rimase fino al 1946, quando tornò nuovamente in Cina. Dopo la fondazione della Repubblica popolare cinese fu tra i precursori della Commissione di pianificazione urbana della municipalità di Pechino e ricoprì il ruolo di capo ingegnere.
"All'epoca mio nonno ebbe modo di dimostrare come un cinese poteva fare una bella figura". Piena d'orgoglio, Hua Xinmin racconta che "tutti sanno che all'Esposizione internazionale Panama - Pacifico del 1915 venne premiato il Maotai [pregiato liquore cinese, ndt]. Ma a quella fiera furono premiati molti altri prodotti cinesi, tra cui alcuni realizzati da mio nonno su trasporti e comunicazioni. Era la prima volta che la Cina partecipava formalmente a una fiera internazionale!"
Hua Langong, il padre di Hua Xinmin, nacque a Pechino. A sedici anni si trasferì in Francia dove studiò architettura e sposò una ragazza francese. Per contribuire alla costruzione del socialismo cinese, nell'estate del 1951, Hua Langong abbandonò senza ripensamenti una carriera promettente in Francia. Prese una nave con la sua famiglia e si trasferì a Pechino. A Pechino ci sono ancora l'ospedale pediatrico e Xingfucun (il primo quartiere residenziale comprensivo di ogni servizio), nel distretto di Chongwen. Due progetti di Hua Langong. Già cinquant'anni fa Hua Langong aveva scritto articoli in cui denunciava lo spreco e la stravaganza architettonica, sostenendo una concezione umanistica dell'architettura.
Hua Langong da piccolo viveva nel siheyuan al numero 19, quello che poi fu affittato alla Commissione municipale di Pechino. Li vicino c'era anche l'antica residenza di Mei Lanfang [il più noto cantante dell'Opera di Pechino, ndt], all'epoca già trasformata nel dormitorio del Ministero degli esteri.
Da piccolo, insieme a un gruppo di bambini scatenati, Hua Langong aveva trascorso le giornate giocando in quell'hutong. Correva da una porta all'altra e tornava a casa solo per mangiare. Si divertivano anche se pioveva o nevicava. Hua Xinmin andò all'asilo nell'hutong Xitangzi, proprio di fronte casa. Scoprì solo in seguito che si trattava dell'antica residenza di Zuo Zongtang [il generale che represse le Ribellioni dei Taiping nel 1864]. Le elementari le fece nell'hutong Shijia. Quando finiva i compiti le piaceva portare uno sgabello sull'uscio di casa e mettersi a osservare il viavai sulla strada. Si divertiva così.
Negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, sebbene Cina e Francia non avessero ancora stabilito relazioni diplomatiche, la casa di Hua Xinmin era la finestra di Pechino su Parigi. In cortile, sotto le fronde dell'albero di giuggiole, molti amici francesi scoprivano e godevano della bellezza degli hutong e dei siheyuan. Ma nel 1966 tutte le belle memorie della casa si interrompono. Hua Xinmin aveva dieci anni.
Hua Xinmin è sempre riluttante a parlare di quei dieci anni. Una vecchia signora che si era presa cura di lei da bambina e che vive ancora in un hutong le aveva raccontato che le guardie rosse avevano bruciato l'ibisco in fiore nel cortile con l'acqua bollente. Tutti i petali rosa erano caduti a terra. Anche i bassorilievi del "Romanzo dei Tre Regni" che da bambina amava accarezzare erano stati fatti a pezzi.
Hua Xinmin non potrà mai dimenticare la "storia degli alberi" che le raccontava il padre. All'inizio degli anni Sessanta Hua Lanhong, affascinato dai numerosi e imponenti alberi di Pechino, percorse per un anno gli hutong e registrò la posizione e il numero degli alberi. Consegnò quindi la relazione alla municipalità di Pechino. Hua Lanhong trasmise alla figlia questo modo di lavorare naive e ostinato. Egli fu anche l'intermediario per l'adesione della Cina all'Unione internazionale degli architetti e progettò il cavalcavia di Jianguomen, ovvero la prima intersezione al mondo percorribile da biciclette e da automobili. Allora non poteva immaginare che con l'aumento esplosivo delle automobili, le biciclette sarebbero scomparse e che i cavalcavia avrebbero soffocato la capitale, diventando uno dei simboli del progresso urbano a cui si opponeva sua figlia.
La famiglia di Hua Xinmin ha profondi legami con il settore della pianificazione urbana, ma lei nega che il suo coinvolgimento nella tutela degli hutong derivi da quello. Racconta che si tratta di affetto personale. Anche se ha gli occhi blu e il naso alto, Hua Xinmin preferisce definirsi una "vecchia pechinese". Da piccola andava a nuotare nel canale e giocava a ping pong negli hutong. Gli hutong e i siheyuan di Pechino sono intrisi dei ricordi della sua infanzia.
"Non mi è mai piaciuto essere al centro dell'attenzione," afferma delicatamente Hua Xinmin, "ho sempre voluto essere una persona normale, confondermi nella folla, avere una vita ordinaria come tutti." Hua Xinmin è convinta della bellezza di Pechino. Nei suoi ricordi, gli anni dell'infanzia trascorsi negli hutong sono stati un periodo particolarmente bello e felice. Hua Xinmin ha sofferto molto quando, intorno al 1997, tutto stava per essere disintegrato dai bulldozer. Quando si è fatta avanti con l'unico obbiettivo di resistere e salvaguardare, probabilmente non pensava di potercela fare.
Gli ostacoli della guardiana degli hutong
Nell'aprile del 1976 Hua Lanhong prese la Transiberiana per attraversare la Russia e si trasferì in Francia con la moglie e la figlia. Anche nella frenetica Parigi di quegli anni, Hua Xinmin avvertì una forte nostalgia degli hutong di Pechino.
Negli anni Ottanta, Hua Xinmin seguì il marito a Hong Kong. Qui vissero alcuni anni e diedero alla luce due figlie. Ma lei non riusciva ad abituarsi ai grattacieli di Hong Kong. All'inizio degli anni Novanta tornò all'amata Pechino. Il marito lavorava nella filiale cinese di un'azienda francese, mentre lei si dedicava anima e corpo alle figlie e nel tempo libero traduceva. La vita scorreva serena.
Hua Xinmin stava godendo di tutto ciò che poteva offrirle Pechino, quando nel 1997 il rombo dei bulldozer spezzò la sua vita tranquilla. Negli anni successivi, gli hutong di Pechino vennero giù uno dopo l'altro come le tessere del domino. "Si risvegliò in me una forte emozione", afferma Hua Xinmin, "sentivo di non poter stare a guardare una Pechino unica distrutta per essere trasformata in una delle tante e banali metropoli moderne, uguali in tutto il mondo".
La "tutela degli hutong" determinò la sua vita. La sua agenda giornaliera si infittì di impegni, tutti relativi agli hutong. Non si trattava di guadagnarsi da vivere, né di un piacere. Il suo senso di responsabilità e l'affetto per quei luoghi trasformarono la mamma a tempo pieno in un'attivista nella tutela degli hutong.
Hua Xinmin contattò la Commissione per la pianificazione urbana di Pechino e chiese perché le case a corte, così ricche di cultura e storia, dovevano essere demolite. I funzionari della Commissione le risposero: "allora ci dici tu quali demolire e quali mantenere?"
Allora Hua Xinmin comprò una mappa dettagliata di Pechino e separò le pagine. Girò in bicicletta sotto il sole cocente, esaminando uno ad uno gli hutong e i siheyuan delle aree occidentale ed orientale della città. Evidenziò con colori diversi i luoghi già demoliti e quelli in attesa di demolizione espiegò perché non potevano essere demoliti. Dopo aver corso per settimane, Hua Xinmin consegnò uno spesso plico di prospetti. Ma tutto finì nel dimenticatoio.
Hua Xinmin si addentrò negli hutong che stavano per scomparire, ogni cortile in demolizione era il suo "campo di battaglia". I vecchietti che vivevano da tempo negli hutong la conoscevano e la invitavano subito ad entrare per chiederle se la loro casa poteva essere protetta.
Hua Xinmin non avrebbe mai immaginato che il piano potesse includere anche la demolizione della residenza di Cao Xueqin [l'autore de "Il sogno della camera rossa", ndt]. Appena lo venne a sapere, si recò dal vice capo di distretto responsabile delle demolizioni. Costui le disse: "sono solo un soldato che esegue degli ordini. Ho già impugnato le armi e sono costretto ad aprire il fuoco". Hua Xinmin gli consigliò: "Cao Xueqin ha la stessa importanza storica di Hugo in Francia. Perché non rendete questi siti storici dei punti di attrazione turistica?" Nessuno le diede ascolto, volevano demolire a tutti i costi.
Quando seppe che la casa al numero 69 dell'hutong Xinxian stava per essere demolita, si affrettò sul posto. Nel cortile c'era un via vai di operai che portavano fuori i mattoni, mentre altri tre erano posizionati sul tetto del padiglione esposto a nord. Le tegole erano già state rimosse, fila dopo fila. Nel padiglione un operaio con un martello picchiava sul muro facendo un rumore assordante. Nel cortile, un uomo di mezz'età con una giacca blu dirigeva i lavori. Hua Xinmin gli andò incontro: "chi ti dà il permesso di demolire? Non sai che questo è uno dei 539 cortili ritenuti in buone condizioni e quindi da tutelare? Digli subito di non demolire! Fermatevi!" Appena vide Hua Xinmin, il tipo con la giacca blu sogghignò: "ah, sei tornata!" Prese il telefono e urlò: "ci sono delle complicazioni, mandate altre persone, sbrigatevi, avete sentito?" Gli operai sul tetto e dentro la casa accelerarono le operazioni. Buttarono nel mucchio per terra le tegole già ordinate e allineate, e queste si ruppero in mille pezzi. Con un sorriso amaro, Hua Xinmin si schernì: "La prossima volta farò meglio a non presentarmi sul luogo di una demolizione, appena arrivo accelerano i lavori".
Pur tra mille difficoltà, Hua Xinmin ha continuato a farsi avanti in prima linea contro le demolizioni degli hutong. "Le case che ho visitato sono come i miei figli, come posso sopportare che mi vengano strappati? Quando vedo piangere i proprietari, piango con loro".
[articolo pubblicato su Internazionale; foto: Alessandro Digaetano]
Tradotto da
Lucia De Carlo, 13 Maggio 2014
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