Trentatré giorni di delusione amorosa


2014 Mar
28

Trentatré giorni di delusione amorosa
di ( )


Primi giorni di delusione amorosa di Huang Xiaoxian, una "Bridget Jones con gli occhi a mandorla", protagonista del fortunato romanzo Trentatré giorni di delusione amorosa: romanzo o manuale di sopravvivenza (Shilian sanshisan tian 失恋33天) della giovane autrice Bao Jingjing 鲍鲸鲸. Il romanzo è stato pubblicato nel 2009 sul sito Douban e nel 2011 è stato tratto un film. La traduzione è parte della tesi di laurea sui Nuovi romanzi online cinesi.

Primo giorno

Lunedì 27 giugno, Bella giornata

Mi capita ogni tanto di fare dei sogni molto strani; quando mi risveglio bruscamente, mi sembra di aver dormito una vita. La sonnolenza sparisce in un attimo, resta il desiderio di essere ancora intrappolata nel sogno, perché ogni volta che apro gli occhi, focalizzo alcuni dei principali problemi: lasciata, tradita, licenziata.

Questa mattina ho provato a inclinare la testa per vedere l’ora, ma non potevo neppure girare il collo. Mezza stordita allora mi sono messa a fissare il soffitto a cassettoni, ho pensato che fosse più alto di quello piatto. Avevo passato l’intera notte sul pavimento, scomoda.
Col torcicollo, il viso tirato, cautamente sono uscita per andare a lavoro, l’addetta all’accoglienza aveva un’aria insolita, si gettò di capofitto a sgobbare, disse solo che oggi Dalao Wang era diverso, era arrivato puntuale a lavoro.
Infatti, appena mi sedetti, il mio vicino di stanza, l’omosessuale Wang Xiaojian girò la testa, senza espressione sul volto mi avvisò che Dalao Wang mi stava cercando.

Avevo preparato bene cuore e mente al licenziamento in tronco, contemporaneamente un’altra parte di me era ancora positiva; però, sebbene non mi licenzi, devo io stessa dare le dimissioni, che situazione può essere peggiore della mia che sono stata lasciata e devo ancora lavorare in quest'azienda?
Non potevo girare la testa di lato, avevo di fronte Dalao Wang che mi guardava dall’alto al basso, dopo dritto in faccia urlò: “Per quanto tempo ti sei trattenuta dall’insultarmi?”
Non avevo mai visto Dalao Wang così arrabbiato, io ero in piedi, lui era seduto, poiché non potevo chinare il capo, non mi restò che continuare a guardare avanti fissando a lungo solo la punta del naso; a volte accidentalmente si sono incontrati i nostri sguardi.
Dalao Wang mi guardò in silenzio, poi non potendosi più controllare disse: "Che cazzo stai combinando?"
Risposi balbettando: “Wang, capo Wang, posso sedermi per parlare? Ho il torcicollo.”
Dalao Wang scrisse tre parole per rispondermi: “Peggio per te!”
Io afferrai al volo  e mi sedetti.
"Dimmi, cosa ti è successo per insultarmi come una bambina?"
"……capo Wang, ho subìto una delusione amorosa."
"……" - Dalao Wang rimase di stucco tre secondi, dopo disse: "Peggio per te!"
Non ero preoccupata per gli insulti di Dalao Wang, perché lo fa spesso, significa che la tua esistenza nel mondo ha ancora senso.
"Quale stupido ti lasciata?" Dalao Wang seguitò a dire, "è quello mezzo pelato che venne l’anno scorso? Non ti ha voluto sposare, così sei andata fuori di senno".

Dalao Wang è il nostro fiore all’occhiello, tutti noi lo amiamo. Il bello di Dalao Wang è quel buono e allo stesso tempo spietato spirito all’antica, molto raro in quest’epoca. Sebbene abbia circa quarant’anni, ogni volta che entro nel suo ufficio, ho come la sensazione di quando ero piccola ed entravo nella stanza del nonno. Tutto ha il suo odore, lui sempre con l’aria insonnolita ma sempre pronto. È una sensazione così strana. Ogni volta, prima di discutere di qualcosa con Dalao Wang, gli chiedevo un pezzo di dolce. Riguardo questa cosa, c’erano accese discussioni anche con i colleghi. La gattamorta Cici, che lavora al pub fino a tarda notte, un giorno, arrivata in trance in azienda, si ricordò che non aveva ancora portato a termine il suo lavoro. Spaventata, si affrettò ma non riuscì a finirlo, così fu costretta ad andare da Dalao Wang a dichiararsi. Bussò alla porta e quando entrò, vide Dalao Wang che stava in piedi girato verso la finestra. Col sole del tramonto sembrava Yasujiro Ozu. Dalao Wang si voltò per guardare Cici, batté sul sofà e disse: “Vediamo insieme, ho messo a mollo il tè Pu’er, ci sono anche i biscotti Haitai”.Dopo che Cici calma calma si sedette, Dalao Wang non le prestò più attenzione, continuò a fissare il sole, anche Cici iniziò a fissarlo; sgranocchiarono i biscotti Haitai sorseggiando il tè Pu’er. Questo momento venne immortalato da un collega, che entrò nell’ufficio, tirò fuori lentamente il cellulare e di nascosto fece una foto, nominandola “la felicità del paradiso”. Ancora adesso Cici, ripensando a quel momento non trattiene le lacrime.

Subìto il rimprovero di Dalao Wang, tornai al mio posto. Vidi il mio collega cantonese che aveva ricominciato a fumare furtivamente con la testa nel cassetto, come uno struzzo; che stupidaggine. Il progettista Xiaoke seduto di fronte a me, parlava come sempre da solo, il suo primo giorno di lavoro pensai fosse matto, dopo capii che aveva difficoltà a leggere; in ogni modo erano caratteri, doveva riuscire a leggerli, dopo averlo guardato più di cento volte, mi ricordo, lo fissai con sguardo severo mentre ripeteva: Nome utente…oh (rumore di tastiera) Password? Oh… (rumore di tastiera).
La receptionist prosperosa, anche oggi, ha riscaldato troppo il pranzo, conoscevo bene l’odore di plastica che usciva dalla stanza del tè; me lo sentivo, stava per trascorrere un altro pomeriggio calmo e tranquillo. Alla fine mi feci coraggio, accesi il cellulare per vedere se c’erano sms o messaggi vocali. L’ho tenuto tra le mani per mezz’ora. Lo conoscevo bene, in ogni angolo, perfino nei tasti, si nascondeva la sporcizia. Il cellulare non emetteva nessun suono.
Ero preoccupata che il telefono fosse rotto, oppure che si fosse, come me, imbattuto in un grosso incidente; mi sentivo stordita, quindi lo accesi e lo spensi di nuovo, ma indipendentemente da come lo voltassi e rivoltassi, il telefono non reagiva.
Proclamai la mia sconfitta, nel cuore turbato si alzarono ruggenti cavalloni di rimpianto verso questo farabutto, ma non dovevo scusarmi con nessuno, tantomeno dare delle spiegazioni. Quando ieri però mi voltai per andarmene, incapace in quel momento di intendere e di volere, sarei potuta andare a suicidarmi, avrei potuto impugnare il coltello per rapinare o uccidere, tutto era possibile; nessuno di voi però mi ha chiamata per sapere se fossi ancora viva, nessuno di voi mi ha mandato un messaggio per chiedermi: “Ciao, scusa ci sei ancora?”
Infuriato, il collega Wang Xiaojian si voltò e con sguardo severo disse: "Huang Xiaoxian, non hai niente da fare?" Pensai: "Sto benissimo, che c’è?"
Wang Xiaojian disse freddamente: "Puoi smettere di urtare con la gamba il tramezzo? Quando lo urti, questo mio lato trema, guarda, l’acqua è andata tutta fuori."
Anche Wang Xiaojian è il fiore all’occhiello della nostra azienda. Lui mi odia, io lo odio.

Questa persona dal fisico sfatto e malandato, ha il cuore simile a quello di una giovane ragazza di quattordici anni: sensibile e fragile, ma immaturo. Appena entrai in azienda, quella sua bella presenza e le buone maniere delicate ed eleganti, erano piaciute a un sacco di donne delle pulizie di mezza età, ma la prima volta che gli diedi un’occhiata, pensai che era certamente gay, da dentro a fuori, dalla testa ai piedi, al 100%. Io non ho niente contro di loro, anzi li amo; ma questo gay accanto a me non era per niente uguale agli altri, e come collega era semplicemente una catastrofe. Tutte le volte che abbiamo litigato si è comportato come una moglie trentenne.
In un batter d’occhio arrivò l’orario di staccare da lavoro, io stavo seduta accanto alla scrivania vicina a quella della collega di Cici; ha iniziato a truccarsi un’ora fa, chiedendomi sette otto volte se l’ombretto verde di oggi mettesse in risalto le sue marcatissime borse sotto gli occhi.
Arrivarono le 5:30, tutti nella confusione sbandavano. Nel giro di cinque minuti, in ufficio non restarono che l’unità antincendio ed io. Non mi alzai, nel mio cuore era emersa una sensazione di turbamento, lo stesso che agita gli animali in presenza di un pericolo. Dopo tutti questi anni, questa era la prima volta; sapevo precisamente che nessuno mi avrebbe aspettata, quella persona non stava più nel salone del piano di sotto ad aspettarmi impaziente. Oggi, domani, in eterno.
Per la paura di restare da sola, in quell’attimo desiderai sbattere la testa contro il muro, buttare le cose, strillare. Aprii quindi la rubrica sul cellulare, volevo parlare con qualcuno, qualsiasi persona sarebbe stata quella giusta. Sulla lunghissima lista dei contatti invece non trovai nessuno uguale.

Se non fossi stata coinvolta sentimentalmente lo avrei potuto fare, ma questa volta mi ero abbandonata all’amore, ed ecco i risultati.
Fuori dalla finestra rapidamente scendeva la sera. Non ero capace di chinare il capo, restai a fissare attonita l’insegna luminosa dell’edificio di fronte. L’ufficio diventava sempre più buio, rimasi in piedi davanti alla finestra mentre l’ombra dietro di me si allungava sempre più.

In quel momento mi sentii più triste di chi spinge le pietre scalando una montagna - almeno lui quando arriverà in vetta potrà provare una sensazione di sollievo. Invece le mie punizioni stavano proprio in cima, le focalizzavo già quando mi svegliavo la mattina presto; silenziosamente una dopo l’altra, aspettavano il giorno della mia resa. Non posso accettare che a partire da oggi, in qualsiasi momento, si abbatteranno su di me ed io dovrò sopportarle ogni giorno inerme.
Coma una fotocopiatrice accesa, copi, copi, copi continuamente, finché non ti staccano la spina.
Mi faceva sempre più male il collo, la testa che supportava era così pesante e disperata che ebbi come la sensazione che stesse per staccarsi. All'improvviso le luci si accesero, una fila dopo l’altra, non riuscivo a girare la testa e rizzai le orecchie…dei respiri! C’era qualcuno! Ero emozionata, volevo piangere per la felicità, mi girai di scatto, poi sentii un “crac”.

Il mio collo stava meglio, la signora delle pulizie che stava vicino, non sapendo l’intera storia, mi guardò incuriosita, poi disse: "Devi accendere la luce, anche se stai facendo lo straordinario, che senso ha risparmiare i soldi per il tuo capo?"
Così, la signora delle pulizie, alla fine del primo giorno di delusione amorosa, mi ha portato un collo buono e un finale luminoso.

Martedì 28 Giugno

Sereno, caldo afoso

Di buon mattino alle 3:00, mezza stordita, mi sembrò di sentire il rumore della vibrazione del telefono, mi svegliai di soprassalto. Saltai giù dal letto e lo presi, quel rumore però non proveniva dal cellulare.
Rimasi in piedi nella stanza buia; rizzai le orecchie, come una pazza cercai dappertutto, scoprii dopo che quella vibrazione era uscita dal frigo.

Secondo giorno di delusione amorosa, frigo rotto.

Aprii il frigo, anche la luce all'interno aveva smesso di funzionare, bruscamente aprii lo sportello del freezer che come un buco nero, incurante emanava aria fredda.
Nel buio pesto, c’erano ancora il succo di frutta e il gelato che lui mi aveva comprato molto tempo fa.
Tirai fuori la vaschetta, mi misi seduta sul pavimento accanto al muro e iniziai a mangiare a cucchiaiate. Fuori dalla finestra la città era calmissima, nel palazzo di fronte c’erano alcune stanze illuminate, provai un forte senso di apatia, chissà che stanno facendo ora. A prescindere da cosa stessero facendo, certamente non erano stati loro a rovinarmi. Invece di discutere datemi un po’ di fortuna.
Mangiai un bel po’, non sapevo più che gusto di gelato avessi nelle mani. Mangiai un bel po’, scoprii che stavano scorrendo lacrime sulle gote.

La mattina dopo, mi presentai in ufficio con gli occhi gonfi, stremata mi sedetti al mio posto, pensai che ci fossero delle nubi nere che senza sbagliare si collocano esattamente sulla mia testa. Wang Xiaojian bevendo il tè con la faccia insonnolita, piegata su un lato, iniziò a squadrarmi in un modo che non aveva mai fatto prima, dall’alto al basso, poi si girò.
Lo insultai dentro di me, vaffanculo, un giorno me la pagherai, tienilo a mente. Adesso guardi divertito e ti senti soddisfatto, quando sarai tu quello sfortunato, allora piangerai miserabilmente.
In un giorno ho guardato 140 volte il cellulare, incessantemente aggiornavo la mail o controllavo su MSN se il suo profilo fosse illuminato.
Finito l’orario di lavoro, tornando a casa, mi sentii davvero sfigata, facevo pena anche ai passanti, ogni parte del corpo provocava nelle persone la nausea.

Camminai a lungo. Non potevo più trattenermi, pensavo di dover scoppiare a piangere da un momento all’altro; mi fermai sul marciapiede e ammisi a gran voce al mondo intero: “Sono uno scherzo della natura” .
Divorata dall’ansia iniziale adesso morivo dalla vergogna. Passai di fronte un negozio di strumenti musicali, entrai, ci trascorsi quindici minuti e comprai un grande violoncello.
Trascinai la custodia del violoncello per la strada, tutti si giravano a guardarmi, ma questa volta mi sentivo molto più sicura.
Il giorno in cui morirò senza alcuna preoccupazione è ancora troppo lontano.
Ho sempre desiderato possedere una casa che fosse il mio rifugio, che contenesse la mia autostima e le derisioni gratuite delle persone, ma ora lo vedo davvero difficile da realizzare.
Questo può essere il motivo per cui cammino per strada abbracciata alla custodia del violoncello, il mio cuore ha dei validi motivi per sentirsi al sicuro.

Tradotto da Nathalie Capuano, 28 Marzo 2014