Kong Lingxi è il Presidente della Chinese Youth Foundation, nel suo blog esplora tematiche di cultura e società contemporanea, il post tradotto è un'interessate paragone tra Cina ed Egitto, e i loro sogni di democrazia, veri o presunti tali. Per approfondire: "Cina, la primavera mancata" edito da L'Asino d'oro, è il racconto di quattro giornalisti italiani delle redazioni di China Files e Agichina24 che hanno vissuto il periodo di fine inverno 2011 in cui sembrava che la rivoluzione dei gelsomini stesse per arrivare in Cina.
Le trasformazioni che stanno avvenendo in paesi come Tunisia ed Egitto stanno, ancora una volta, riproponendo i modelli classici di un movimento sociale e, le caratteristiche di questi schemi e modelli, potrebbero rappresentare una preziosa lezione e fare da guida e da riferimento al futuro della Cina, dissipando i dubbi e le perplessità di molti giovani cinesi.
Guardando all’Egitto, la prima perplessità che sorge è che in Egitto ci sono organizzazioni politiche che hanno preso forma, come i Fratelli Musulmani, mentre tra la popolazione cinese non esiste quasi alcuna organizzazione o forza di opposizione, quindi non solo mancano le condizioni fondamentali per una transizione democratica, ma non si riesce nemmeno a instaurare un sistema multipartitico. Alcuni economisti hanno detto che: “l’entusiasmo delle grandi opere della letteratura di tutti i tempi che hanno tenuto banco durante varie attività di dissenso, per citarne alcuni esempi, le celebri frasi di Gandhi e gli aforismi dei diversi pensatori, possono essere utili nelle mobilitazioni di massa e nella politica di piazza, ma non possono sostituire il lavoro di accurata preparazione che precede i grandi eventi”.
Risposta: l’esistenza o meno di forze di opposizione indipendenti, non è affatto un prerequisito per la trasformazione. Tutte le trasformazioni democratiche che si sono succedute negli ultimi dieci anni, dopo le grandi sollevazioni popolari e prima della democratizzazione, hanno tutte percorso una fase di liberalizzazione, lunga o corta che fosse, necessaria per fermare la persecuzione politica, per allentare la censura e per consentire la formazione di assemblee, associazioni, gruppi e partiti. La liberalizzazione ha portato, poi, alla rapida rinascita della società civile e allo sviluppo florido e veloce di organizzazioni religiose, di gruppi per la protezione ambientale, di movimenti per i diritti delle donne, di associazioni di categoria ecc.; gruppi che potevano fare molte richieste al governo e guadagnare grande autonomia.
Questo “impegno-conquista” ha liberato gradualmente il popolo dalla paura e dall’intorpidimento, permettendo così che tutti transitassero da uno stato costruito sull’interesse personale verso qualcosa di comune, che interessasse le diverse aree e livelli, e ugualmente portasse alla formazione di organizzazioni e all’emergere di assemblee e movimenti sociali, di modo che tutti convergessero in un unico insieme più grande, ma che puntasse a un obiettivo comune – vale a dire la democratizzazione. La rinascita della società civile fa, quindi, in modo che la trasformazione non diventi qualcosa di irrealizzabile e allo stesso tempo, producendo nuovi partiti politici indipendenti, definisca elezioni e campagne partecipative, e, in ultimo, porti a compimento il processo di trasformazione e consolidamento della democrazia.
In sintesi, l’attuale mancanza in Cina di forze di opposizione che prendano forma e si amplifichino, non sono necessarie per il cambiamento, e non potranno impedire l’avvento di una trasformazione.
Sempre a proposito dell’Egitto, la seconda questione che ci si pone è: i grandi cambiamenti che stanno avendo luogo in Egitto e Tunisia, sono in entrambi i casi guidati da giovani, e, in entrambi i Paesi, i giovani godono di una certa (anche se limitata) porzione di libertà, quindi le tecnologie di rete come Facebook, possono essere utilizzate come strumento di contatto e di scambio.
Al contrario, nell’oppressa società cinese non vi è alcun mezzo di contatto diffuso su larga scala, e in aggiunta i giovani cinesi di oggi sono molto egoisti e materialisti, privi di impeto e fascino per la democrazia e, di conseguenza, al popolo cinese viene a mancare quello slancio alla trasformazione democratica.
Risposta: prima di tutto se facciamo una panoramica delle esperienze di tutti i paesi democratici del mondo, non ce n’è uno in cui il prerequisito per la transizione democratica sia stato un risveglio generale delle masse, di presa di coscienza dei propri diritti. Alla base di ogni trasformazione c’è un malcontento sociale e un particolare evento scatenante; per esempio il Boston Tea Party provocò il blocco del porto da parte del governo britannico, suscitando l’indignazione di tutta la popolazione di Boston, che poi si estese a tutta l’America provocando lo scoppio della Guerra d’indipendenza. O ancora in Tunisia, l’auto-immolazione del giovane laureato disoccupato, Mohammed Bouazizi, ha dato il via alle proteste, portando, subito dopo il blocco di internet e gli sms oscurati, alla diffusione in tutto il paese della rabbia e delle rivolte. Quindi, sebbene i giovani sembrino essere egoisti e indifferenti, gli enormi cambiamenti dell’ambiente esterno li porta rapidamente a scegliere di prendere parte alle trasformazioni della storia. La rivolta di Weng’an è un esempio di giovani studenti che scendono in strada spontaneamente, per poi dar fuoco a vari uffici pubblici.
In secondo luogo, visto che il governo non è capace di prevalere su un gran numero di persone, non può veramente possedere il monopolio dell’informazione e bloccarla, soprattutto nel nuovo contesto tecnologico. Quindi, sebbene Facebook e Youtube siano entrambi bloccati nel Paese, nonostante la censura e la presenza dell’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, tuttavia, parallelamente, ci sono trenta milioni di studenti e giovani che ogni giorno utilizzano Renren, Baidu Tieba e sms, così come ci sono i gruppi e la piattaforma QQ, utilizzati da centinaia di milioni di utenti. Questi strumenti di localizzazione, si stanno diffondendo in maniera sempre più massiccia, e persino più efficace rispetto ai luoghi in cui Facebook non è censurato.
Quindi il futuro della Cina, non potrà vedere alcuna forma di censura influenzare, veramente, le spontanee associazioni e i legami che si instaurano tra i giovani.
La terza questione che scaturisce da un’analisi della situazione egiziana è che: sebbene le popolazioni di Tunisia ed Egitto non siano così numerose, tuttavia come conseguenza della democratizzazione non c’è stata alcuna carestia su larga scala; ma se ciò avvenisse in Cina, potrebbero seguire caos, violenze e persino l’esplosione di carestie e problemi di natura etnica.
Risposta: nel processo di trasformazione democratica – che va dalle sollevazioni dei civili alla riorganizzazione delle forze di ogni parte, alla liberalizzazione e alla rinascita della società civile, arrivando a una tavola rotonda in cui ogni parte fissa il quadro di un nuovo assetto, per poi giungere, in fine, alle prime elezioni nazionali – durante questo processo di trasformazione, ci sono tre elementi che potrebbero influenzare il verificarsi o meno di eventuali problemi:
1. il primo è: “l’ideologia della classe dominante è divisa oppure no ?”.
Una divisione ridurrebbe la possibilità di conflitti sanguinosi e accelererebbe il processo di trasformazione democratica e i problemi e disagi da esso provocati;
2. il secondo è: “la comunità internazionale presta o meno attenzione e sostegno (in particolar modo si intende l’aiuto e il sostegno da parte delle comunità di Hong Kong e Taiwan)?”.
Il loro sostegno velocizzerebbe il rapido emergere della comunità dei cittadini e il risveglio della società civile porterebbe all’assorbimento di una vasta fetta di contraddizioni sociali, e ugualmente alla nascita di forze controllabili e legittime;
3. il terzo è: “nelle minoranze etniche esistono oppure no dei leader che possano controllare la situazione?”
L’esistenza di leader farebbe sì che il governo costituzionale e le federazioni si trasformassero in un unico popolo fatto da varie etnie e con prospettive comuni, e non permetterebbero che, in una situazione di disordine, il popolo possa far vigorosamente ricorso a scontri etnici.
Delle tre condizioni sopra menzionate, le prime due sono già state soddisfatte, per quanto riguarda la terza, soltanto nello Xinjiang, temporaneamente, non è emerso un vero leader, ma una trasformazione in tempi relativamente brevi, ridurrebbe enormemente la possibilità di far nascere problemi insoliti.
Sebbene non abbiamo alcun dato che dimostri che non si possano verificare carestie, tuttavia eventi come la Rivoluzione del 1911, la Rivoluzione Culturale (eccetto alcuni anni di carestia provocati dall’errore umano), e le trasformazioni di tutti i paesi del mondo (ad esempio l’India), non hanno visto il verificarsi di alcuna carestia su larga scala.
Al giorno d’oggi, lo sviluppo della scienza e della tecnologia, così come le capacità di soccorso tra la popolazione superano di fatto le stesse abilità del governo, rendendo impossibile il verificarsi di una carestia.
In sintesi, il potere delle varie parti di stabilire l’ordine in maniera relativamente veloce, l’interesse e l’appoggio della società internazionale, e in più l’elasticità e la capacità di badare a se stessi del popolo cinese, fanno sì che ogni tipo di problema sociale venga controllato in maniera tale da essere limitato al massimo.
La quarta questione scaturita dalla situazione in Egitto è: le forze armate egiziane che si sono rifiutate di sparare, non sono per nulla rappresentative di quelle cinesi che, invece, non possono farlo.
Dalle demolizioni forzate che hanno attraversato tutto il paese alla morte di Qian Yunhui nella città di Yueqing, le esperienze di vita della società cinese ci hanno più e più volte raccontato che la madre del partito può usare qualsiasi mezzo in suo possesso per difendere i suoi interessi, compreso, se necessario, l’impiego delle forze militari per condurre una repressione, come, per esempio, in quella sorta di primavera che si è verificata 22 anni fa.
Risposta: prima di tutto, una condizione fondamentale per la trasformazione, sarebbe la divisione ideologica all’interno della classe dominante che, durante le sollevazioni dei civili, influenzerebbe direttamente il risultato del dibattito interno al gruppo dirigente.
Ciò significa che se nella classe dominante non ci sia una spartizione ideologica tra conservatori e moderati, ma piuttosto una sfida di avversione nei confronti di un nemico comune, rappresentato dai cittadini, (battaglia che sarebbe o avrebbe l’arbitrato o il pugno di ferro delle forze politiche), allora all’interno del gruppo dominante si formerebbe ancor più facilmente un consenso alla repressione. Questo è il motivo principale della tragedia avvenuta in Cina 22 anni fa – la mancanza di un’adeguata ripartizione all’interno del Partito, la provenienza militare di Deng Xiaoping e il diritto di arbitrato controllato dalle forze politiche.
In secondo luogo, se guardiamo alle transizioni avvenute in passato, in paesi come la Romania e l’Indonesia, fino ad arrivare a paesi come la Tunisia e l’Egitto, le forze di ogni parte, durante le sollevazioni dei civili, hanno rivalutato le posizioni da loro prese, e allo stesso modo, seguendo i cambiamenti della situazione politica corrente, hanno rapidamente dato forma a nuovi modelli di interazione. Ognuno dei paesi sopra menzionati in cui non c’erano uomini politici forti, e che apparentemente sembravano essere unificati al loro interno, in realtà presentavano una classe dirigente che era divisa ideologicamente, e alla fine, ognuno di questi uomini, ha preferito strade diverse: per esempio nei mesi scorsi, Mubarak avrebbe potuto prevedere o valutare che l’esercito si sarebbe rifiutato di eseguire i suoi ordini, e avrebbe certamente potuto utilizzare altre vie per evitare il risultato finale che ha portato alla sua caduta; e anche Ceauşescu a suo tempo credette ingenuamente che l’esercito avrebbe eseguito i suoi ordini, ma la negligenza delle sue convinzioni lo portarono a essere processato e condannato a morte.
Questi esempi mostrano quanto un’unità di facciata e la reale divisione non siano affatto contraddittori tra loro; secondo i due leader militari e allo stesso tempo politici che si appellano alla riforma politica, Wen Jiabao e Liu Yazhou, loro in futuro non avranno alcuna ragione di non interagire con l’opposizione popolare, e anche la divisione ideologica all’interno del partito, che è sempre più evidente, non potrà essere evitata.
Per ricapitolare, quando la scissione ideologica interna alla classe dirigente cinese prenderà una forma più consistente, il popolo si risolleverà di nuovo e gli apparati cinesi dell’amministrazione, delle forze armate, delle forze di sicurezza e dell’amministrazione della giustizia potranno ristabilire le loro posizioni, scegliere di massimizzare i propri interessi e potranno anche dare vita a un nuovo modello, attraverso l’interazione con tutte le varie forze comprese nella popolazione. In queste circostanze, la probabilità di repressione sarebbe prossima allo zero
La quinta questione che si pone nella lettura dalla situazione in Egitto è che: le rivoluzioni di Egitto e Tunisia, così come le trasformazioni che hanno avuto luogo in altri paesi del mondo, hanno rivelato l’importante ruolo dei giovani.
La saggezza dei giovani determina la saggezza del paese, la forza dei giovani determina la forza del paese.
Rispetto alla Rivoluzione del 1911 e al movimento del Quattro Maggio, la Cina di oggi ha troppo bisogno di una sublimazione ideologica e di volontà d’azione: in che modo i nostri giovani possono agire per poter far si che la trasformazione avvenga più velocemente, che possa riversarsi in modo più ordinato e, infine, possa portare il paese a diventare migliore?
Risposta: la Rivoluzione cinese di cento anni fa non è stata affatto una violenta rivoluzione sanguinaria. Allora le varie parti si sedettero molto velocemente a negoziare, preparando una costituzione. Soltanto in seguito, l’ingenuità della Corte Manciù sancì la proclamazione di un gabinetto a maggioranza mancese e dichiarò l’appartenenza delle ferrovie allo stato, obbligando anche i costituzionalisti a unirsi ai rivoluzionari. Ciò condusse infine alla Rivolta di Wuchang, a cui seguì la Rivoluzione del 1911, durante il cui intero svolgimento non ci fu un eccessivo numero di vittime. Fu soltanto con la frammentazione politica dei Signori della guerra e con la Seconda Rivoluzione che le vittime cominciarono ad aumentare.
Bisogna inoltre considerare che, i giovani studenti di cento anni fa non avevano abbastanza esperienze e mancavano di conoscenze; soltanto nei diversi ambiti di studio c’erano alcuni punti di vista e informazioni occidentali e, per quanto riguarda l’ideologia, non ci poteva essere alcun superamento delle conoscenze dei vari dipartimenti. Dunque, non ci poteva essere una visuale più ampia della situazione nella sua interezza, che andasse oltre la comprensione dei problemi concreti che il paese si trovava a fronteggiare.
Dopo cent’anni le sfide che oggi ci troviamo ad affrontare sono due.
La prima sfida è che: la stragrande maggioranza di persone della nostra generazione, poiché l’opinione pubblica e l’educazione vengono soffocate, non ha l’opportunità né le condizioni per poter assimilare preziose esperienze, che si sono già realizzate in altri paesi; come, per esempio, gli sviluppi concreti che hanno avuto luogo durante la Terza Ondata Democratica, che ha visto un processo di transizione democratica in più di settanta paesi. Processo che ha reso possibile vari cambiamenti nel modo di pensare delle varie fazioni, il conseguimento di risultati importanti, così come la realizzazione di differenti modi di consolidamento dei diritti democratici, dopo la trasformazione.
Questa condizione ha reso tutti molto perplessi e, in questa confusione, ha esposto tutti al bisogno di seguire o un’Arca di Noè dello spirito o una della materia – perseguire la fede religiosa ottenendo la consolazione della salvezza e del riscatto o cercare opportunità per perseguire i propri interessi, scegliendo di emigrare; o, ancora, utilizzare un atteggiamento estremamente pessimistico per affrontare i vari tipi di problemi –. Un impero di 5000 anni che ha portato all’inferiorità del genere umano, costringendo la Cina a non adattarsi alla democrazia, sebbene la stessa democrazia possa portare caos e condurre alla diffusione di carestie o di altri scenari simili.
Noi abbiamo bisogno di interagire e di analizzare tutto in maniera più approfondita, di modo che tutti pian piano capiscano che un atteggiamento pessimistico e astratto non sia la direzione da seguire per sviluppare in futuro le condizioni generali della Cina di oggi. La seconda sfida che abbiamo bisogno di affrontare è che: la nostra generazione sin dall’infanzia è stata influenzata da esperienze negative, e per questo non può comprendere la speranza (la visione) di costruire un mondo felice, né tantomeno il valore fondamentale di una leadership virtuosa. Specialmente la generazione precedente, che ha vissuto l’esperienza della folle Rivoluzione Culturale, o le persone con alti ideali che hanno spontaneamente dedicato se stesse a servire il paese, o ancora i molti, i troppi che ricordano le disastrose sconfitte – tutti loro hanno ingoiato e sputato via il desiderio di un mondo diverso, ma ciò che manca è un universo che lo contenga.
Quindi, ciò di cui abbiamo bisogno e lasciare che sempre più giovani comprendano attraverso l’interazione. Il successo della nostra intera generazione sarà deciso dalla nostra capacità, d’ora in avanti, di riassemblare al meglio una società lacerata, di guarire le ferite de Paese, e di costruire una Cina che diffonda creatività e vitalità.
Ciò richiede che sempre più persone della nostra generazione, dopo aver stabilito un ordine, si approccino a gruppi diversi, e vadano ad ascoltare e a servire le loro legittime aspirazioni, portando, infine, questi gruppi a partecipare al processo di ricostruzione della società civile, facendone progredire il suo valore classico.
Allo stesso tempo, c’è bisogno di approfondire ampiamente lo studio delle conoscenze occidentali, e ancora, di analizzare criticamente la nostra tradizione culturale, facendo sì che in quest’affronto, dalla scintilla della nostra idea, scaturisca un fuoco che produca qualcosa di genuino.
Io credo fermamente che il valore dei cittadini di risolvere le divergenze attraverso la comunicazione e di ricercare la cooperazione e il consenso, rappresenti per noi le fondamenta per promuovere la pace e la prosperità all’interno di una sfera più ampia. Io penso che la società che muove questa sfera, non solo può fallire essa stessa, ma può sottrarsi agli obblighi nei confronti di amici e dei cittadini stessi. Per questo, durante questo processo, la prima cosa da fare, prima di ogni riflessione e azione è migliorare le proprie abilità, le proprie qualità e la propria integrità personale, di modo che, a mio parere, il bene più prezioso per ognuno diventi quello di agire in maniera pratica ed efficace mediante la comunicazione, l’interscambio e la critica.
Al momento, fronteggeremo insieme la prima sfida – quella di migliorare noi stessi e dare il benvenuto all’avvento della trasformazione.
Tradotto da
Cinzia Losavio, 18 Ottobre 2012
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