Nella vita, almeno due volte a Chongqing
Chongqing è descritta come "la città delle colline, della nebbia e dei fiumi". La città è famosa per la cucina piccante, le crociere che salpano dal porto in direzione della Diga delle Tre gole e i bangbang, i lavoratori migranti che si riversano a migliaia in città sotto il peso di pesanti carichi sorretti sulle spalle da bastoni di bambù.
Il brano qui tradotto è tratto dall’antologia di Murong Xuecun (慕容雪村随笔集 Murong Xuecun Suibi ji), che raccoglie gli appunti e le impressioni raccolte dallo scrittore durante un viaggio a sud dello Yangtze. L’antologia è stata pubblicata nel gennaio 2011 dalla casa editrice Zhongguo Heping Chubanshe 中国和平出版社.
Ciò che più mi attrae è l’umorismo spontaneo di Chongqing.
Uno scontro tra due automobili: se sono coinvolte persone del Dongbei, non fanno in tempo a spalancare lo sportello che subito si forma un gruppetto intorno. Se si tratta di shanghaiesi, ecco che subito si sistemano gli occhialetti sul naso e consigliano: “non litigate, chiamiamo la polizia stradale e si sistema tutto”.
Una volta a Chongqing ho assistito al tamponamento di una Santana con una Alto. Il conducente dell’Alto scende e dopo aver osservato per un po’, senza litigare né insultare, sorride e si rivolge a quello della Santana: “complimenti, sei riuscito a far volare di nuovo lo zaino della bambina.”
Gli incidenti stradali mi ricordano le basi dell’istruzione, che mostrano un talento innato ed esclusivo degli abitanti di Chongqing. Frequento gente di Chongqing da molto, sento sempre che hanno come una nobiltà naturale nelle ossa – gli basta un attimo per scambiare un narciso per un gambo d’aglio.
La gente di Chongqing è calorosa, schietta, quasi trasandata. Quando hanno ospiti, li chiamano ‘fratelli’ e fanno subito gruppo, senza mai farti sentire un estraneo. Ma quando l’alcol infiamma le orecchie, se abbassi un attimo la guardia ti accorgi che ti fissano con uno sguardo strabico. Uno sguardo che non è quello di Liu Bei – Chengdu assomiglierà a Liu Bei- ma ha piuttosto qualcosa di Cao Cao: sentimenti nobili e arroganza (1). Dategli una lancia e proferirà i versi "solo il vino può alleviare le mie pene".
Per questo spesso sospiro: la città di Chongqing nasconde molti talenti; se vivessimo in un'epoca di disordini, l’ottanta per cento degli arrivisti senza scrupoli verrebbe da Chongqing.
Se a Canton dici che hai soldi, susciti ammirazione, ma a Chongqing non è una trovata arguta. Attento a come possono deriderti: “Oh, hai i soldi... e il tuo pitale fa anche i massaggi!”. Se uno di Chongqing dice 'pitale' (yefu) può ricordare la particella 'yefu' della lingua letteraria. La prima volta che l’ho sentito, ho pensato che questa parola somigliava molto alla frase di Chen Zhiliang “sacrificarsi per la patria, l’unica morte degna”. C’è comunque una particella finale ‘yefu’, ed è ugualmente forte.
Chongqing si affaccia sul fiume e tutti i suoi abitanti hanno il temperamento dei marinai: ricordo un tipo che si era dato l’appellativo di "marinaio della rosa". Con la stessa regolarità dell’acqua che scorre, se per strada si incontra un vecchia conoscenza, si finisce sempre con grandi bevute. Gli abitanti di Chongqing bevono. Sei su dieci dopo essersi scolati un quartino di grappa continuano a camminare senza vacillare, arrampicandosi come se volassero. Vanno al monumento della Liberazione a contemplare le belle donne, apparendo perfettamente sobri, senza battere ciglio né apparire dei dongiovanni. Meglio non andare a provocare gli altri tre, altrimenti sono pronti a impugnare la bottiglia per fare gli spavaldi. Per questo quando mangio con gente di Chongqing non oso mai alzare la voce. Uso il pretesto di un'allergia all'alcol e ne approfitto per rifiutare il bicchiere e cambiarlo con una tazza più piccola, concentrandomi a divorare [il cibo].
Le prelibatezze di Chongqing ti portano a vagare col pensiero mentre ti lecchi le dita: pollo piccante, stufato di coniglio, la “carpa della posta”, la piccola hot pot “affogata in onde rosse”, il pesce in olio piccante e bollente che sprigiona squisite fragranze. Se ci penso non posso trattenermi dal deglutire. Una volta ero in un albergo a cinque stelle che dava gratis la colazione ed era conosciuto per la sua tariffa di sessantotto yuan a testa. Aveva una ricca e variegata scelta di piatti, ma non sapevano di niente. All'improvviso ho ripensato ai famosi spaghetti di Chongqing, a come vengono fuori belli unti quando ci affondi la forchetta. Nei ristorantini agli angoli delle strade spendi due yuan per una ciotola colma di foglie scure di verdura e spaghetti immersi in una zuppa piccante e saporita che, dopo mangiato, ti lecchi le labbra e senti che vorresti non finisse mai.
Questa è la vita di Chongqing! Per come la vedo io: una ciotola di spaghetti supera le escargot di tutta la Francia. Una vita che non è appariscente, è spontanea e quasi trasandata, anche in qualche modo volgare, ma che mantiene un sapore particolare. Hemingway definì Parigi come una "festa mobile". Gli abitanti di Chongqing non si sono mai preoccupati di cose sacre. Yourcenar scrisse " Quindici anni sotto le armi son durati per me meno di una mattinata ad Atene". Chongqing non è neanche così attaccata alle romanticherie. Bastano alcol, piccante, amici e spaghetti saporiti a comporre la totalità della vita di Chongqing e “uno stato di quiete poetica”. A non voler sentire ragioni sono purtroppo quei letterati pedanti con i loro gemiti spietati quando gli prende il mal di denti.
Per questo dico: nella vita, devi andare a Chongqing almeno due volte. La prima vai a mangiare nei mercatini per strada, a contemplare la moltitudine di belle donne, ad ammirare il fascino unico e intramontabile della “città delle colline, della nebbia e dei fiumi”.
Magari senza compagnia ci si può sentire soli, ma la seconda volta è già diverso. Trovi degli amici, tutti a Chongqing possono diventare tuoi amici. Puoi scoprire la poesia della spontaneità e della semplicità. È una poesia che cammina su strade irregolari, si ferma sul bastone dei portantini per strada, fluttua nelle fioche luci notturne e all’ombra dei lampioni di Chaotian men (2).
È una poesia che ha a che fare con l’alcool e con il piccante, ma ne resta sempre al di là. Non puoi dire di aver vissuto se non sei mai stato a Chongqing.
(1) Liu Bei 刘备, generale militare e fondatore dello stato Shu Han nel periodo dei Tre Regni (220-280). Cao Cao 曹操, signore della guerra e consigliere della dinastia degli Han orientali e poi comandante dello stato di Wei. Entrambi eroi del popolare “Romanzo dei Tre regni” 三国演义 di epoca Ming, Liu Bei è rappresentato come un governante benevolo verso il popolo e saggio nella selezione di buoni consiglieri per il governo. È il tipico leader che aderisce ai valori morali confuciani. Cao Cao è spesso ritratto come un tiranno crudele e spietato, sebbene fosse rinomato anche per l’abilità di governo e il genio militare e versato anche in poesia e arti marziali. (2) Chaotianmen 朝天门 è il porto di Chongqing, sulla confluenza dei fiumi Yangtze e Jialing.
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