In Cina si parla tanto di riforme , ma quali sono gli ostacoli a queste riforme e cosa la Cina ha fatto fino ad oggi? Vediamo cosa scrive su questo argomento il Nanfang Zhoumo (Southern Weekly) a firma di Chen Bin 陈斌
'Riforma' è una parola che suscita ancora palpitazioni tra la gente. Di recente il vice premier Li Keqiang ha chiamato a gran voce le riforme durante un forum che ha riunito i responsabili delle undici province e municipalità dove queste dovranno essere sperimentate. "Le riforme sono il più grande bonus per lo sviluppo della Cina - ha dichiarato Li - lo spazio e il potenziale delle riforme è ancora grande" e pertanto “devono avere un certo grado di flessibilità, debbono incitare a procedere per gradi, ad promuovere una spinta audace all'interno del quadro giuridico. Occorre che il governo centrale e i dipartimenti competenti concedano maggior potere alle zone sperimentali".
Queste parole vanno interpretate come un segnale che ai piani alti si sta spingendo per un'apertura verso l'esterno. Non è esagerato affermare che le riforme e la politica di apertura avviate nel 1978, con l'inserimento di oltre un milione di persone nella competizione globale, possano essere considerate l'evento più rilevante di tutta la storia del XX secolo. Nel 2010 il Pil nazionale ha superato quello del Giappone, facendo balzare il Dragone al secondo posto tra le economia mondiali. Questo indurrebbe a pensare che la Cina alcune cose le ha fatte bene, anzi molto bene.
C'è chi dice che sia un paese arretrato, ma con i "vantaggi dell'ultimo arrivato" e che pertanto non dovrebbe stupire la sua rapida crescita economica. Eppure, molti paesi africani sono decisamente più arretrati rispetto alla Cina. Allora perché tutti gli altri “ultimi arrivati” non sono ancora riusciti a esprimere le loro potenzialità? Questo è sufficiente a mostrare che la Cina alcune cose le ha fatte bene, anzi molto bene.
La Cina ha agito correttamente, sopratutto ha fatto molto bene a portare avanti con fermezza una riforma orientata al mercato. Da quando i diritti d'uso del suolo e di usufrutto sono tornati di nuovo nelle mani dei contadini - così che non saranno più le autorità ad ordinare loro quando coltivare - il miracolo finalmente si è verificato: non soltanto ora i contadini hanno di che riempirsi la pancia, ma anche gli abitanti delle città hanno risolto una volta per tutte il problema della sicurezza alimentare. Quando le finanze pubbliche hanno cominciato a non poter più sopportare le perdite comuni delle imprese di Stato in settori competitivi, il governo ha spostato il peso sui privati, ed è avvenuto un altro miracolo: non solo le società private hanno sviluppato, rispetto ai conglomerati statali, un Pil, entrate fiscali e opportunità di business maggiori, ma hanno anche permesso l'inserimento del 'made in China' nel mercato globale, innescando cambiamenti a livello mondiale.
Ciò che non è stato raggiunto con grandi sforzi attraverso una politica di pianificazione è stato, invece, ottenuto facilmente grazie a meccanismi di mercato. Nelle aree nelle quali le autorità hanno dovuto fare marcia indietro, ora risplendono libertà e prosperità. Occorre sottolineare che tutto questo non è stato portato dall'Occidente, ma bensì è il prodotto dell'antica saggezza cinese. Più di duemila anni fa Laozi ha affermato: "Io non agisco e il popolo viene modificato. Io godo della pace ed il popolo diviene onesto. Io non uso la forza e il popolo diviene ricco. Io non ho ambizioni ed il popolo ritorna al bene ed alla vita semplice." Zhuangzi invece ha detto: "E' giusto lasciare che la società si governi in pace e prosperità, senza interferire nel suo sviluppo".
Ma le riforme, oltre ad essere un bonus, comportano anche dei costi e non arrivano casualmente. In primo luogo ci sono le spese d'informazione: occorre stabilire e studiare il nuovo sistema. Per prima cosa bisogna conoscere bene tutti i dettagli tecnici necessari all'esecuzione del sistema, apprestare le misure di supporto, e bisogna che ci sia un processo che permetta di analizzare e risolvere gli errori. Il secondo ostacolo è rappresentato dagli interessi personali creatisi sotto il precedente modello. Trasformare il sistema vuol dire creare un equilibrio tra diritti e poteri, un fattore che certamente cambierà la distribuzione dei profitti. Durante il processo di riforma si deve avere una lucida consapevolezza di tutto questo. Una volta che le riforme avranno penetrato le 'zone fortificate' e solcato le 'acque profonde', il 'laboratorio delle riforme' [ovvero, quanto già sperimentato, ndr] verrà sfruttato dal Partito per tastare i cachi dalla polpa soda e provare quanto è profonda l'acqua [metafore che stanno a indicare i problemi più spinosi ancora da risolvere, ndr].
Al momento il contenuto sperimentale di questo 'laboratorio' ha una tendenza evolutiva: ci troviamo esattamente nello stadio di passaggio da una riforma strettamente economica verso una riforma a tutto campo, il cui punto focale consiste nella ristrutturazione dell'amministrazione pubblica. Per esempio, le sei Zone economiche speciali (Zes) tutte, una dopo l'altra, hanno ottenuto il potere legislativo dall'Assemblea Nazionale del Popolo. E la particolarità delle Zes non sta soltanto nell'aspetto economico. Le undici regioni sperimentali stanno dando maggior importanza alla ristrutturazione delle aziende di Stato, ad un bilanciamento tra città e campagne, ad una riforma del sistema finanziario e fiscale, compresa una profonda riforma economica ai vari livelli amministrativi e della governance pubblica, quando direttamente collegata alla riforma economica. Inoltre vi sono in agenda molti altri progetti pilota come la trasformazione del sistema dei laogai a Nanchino, un organismo anticorruzione indipendente a Hengqin (nella prefettura di Zhuhai), e l'eliminazione di parte delle concessioni amministrative e del sistema di esame e approvazione amministrativa a Canton. Alcuni di questi cambiamenti tendono gradualmente verso un'autorivoluzione del potere stesso.
Le regioni sperimentali dell'amministrazione pubblica sono spuntate come funghi, generate dal ventre della nazione. Un fattore, questo, che conferma una questione di fondo: l'approfondimento della riforma ha bisogno di un passo in avanti in ambito economico, ma implica anche una ristrutturazione mirata dell'intero modello. Con particolare urgenza si affaccia il bisogno di una revisione del sistema di distribuzione dei redditi.
La metodologia necessaria per la riforma dell'amministrazione pubblica è compatibile con i principi di quella economica: il potere, in sostanza, deve fermamente fare ritorno nel dominio di un'economia competitiva, deve tornare nella sfera dell'amministrazione statale. Proprio come ha dichiarato Li Keqiang nel suo discorso: “occorre cambiare la funzione dell'apparato governativo, disporre buone relazioni tra stato, mercato e società. Nel settore economico bisogna sviluppare a pieno la funzione dei meccanismi di mercato, nel campo sociale è necessario, invece, riuscire a sfruttare meglio il potenziale della società, compreso il potere organizzativo che la caratterizza. Spetta al governo restituire a mercato e società la loro legittima funzione."
Non c'è bisogno di negare che in passato tutte le riforme sono state realizzate in maniera forzata; anche questa volta la riforma dell'amministrazione pubblica non farà eccezione. La Cina dovrà ottenere entro il 2020 una 'società moderatamente prospera', con un raddoppio del reddito pro-capite rispetto al 2010. Oggi il rallentamento dell'economia mondiale, che ha messo in ginocchio molti paesi, e la politica di stimoli keynesiana adottata in patria sono diventati insostenibili. Pertanto è necessario fare affidamento su una riforma in grado di sviluppare l'economia e stimolare la domanda interna. In questo modo, i governi locali non dovrebbero più mettere in primo piano la competizione tra i loro sistemi, quanto piuttosto la riduzione dei costi.
Poiché le riforme sono un perfezionamento del principio di Pareto, quando i profitti riducono i costi si ottiene un reddito netto. Guardando ai risultati soddisfacenti ottenuti nelle regioni test sottoposte ad una riforma amministrativa - proprio come in passato è avvenuto per le riforme economiche nelle Zes - è possibile immaginare un futuro di successi, con un'estensione di tali riforme in tutto il territorio nazionale. Allora la Cina diventerà un paese più libero e prospero. Per dirla in altre parole: se un tempo le riforme prevedevano inizialmente la scelta dei cambiamenti più facile da attuare, un po' come prendere con le dita un caco maturo, ormai ciò che c'era di facile è già stato realizzato: adesso è giunto il momento di afferrare un caco dalla polpa soda!
Tradotto da
Alessandra Colarizi, 24 Gennaio 2013
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