Chunjie, la festa di primavera o capodanno cinese, è la festa più sentita dai cinesi, un momento di pausa e di riunione della famiglia. Come sono cambiate negli anni le tradizioni cinesi? Ecco cosa ne pensa il poeta Yu Jian, in un accorato articolo pubblicato sul Nanfang Zhoumo lo scorso gennaio.
In Cina il Natale ha cominciato a infiltrarsi silenziosamente alcuni anni fa con le generazioni più giovani. Oggi è diventato un'occasione annuale per fare baldoria ed è diventato quasi più importane delle feste tradizionali. [...]
Immagino che in questa giornata a nessuno venga in mente Dio. Il Natale cinese somiglia più a un evento di moda, un'occasione di far festa, un diversivo, insomma, una sorta di sfogo. Si tratta del desiderio di uno stile vita occidentale e non c'entra niente con la fede né richiede alcuna conversione al Cristianesimo. [...]
Le tradizioni cinesi si fondano sul coltivare la modestia, sulla ricerca dell'autenticità e sul rifiuto dell'artificiosità. Ma tali tradizioni sono state sostituite da un simbolismo estremo e distorto, basta osservare l'arte cinese contemporanea per capire che influenza anche gli artisti. Queste convenzioni hanno stancato. Alcune aziende stanno già rinunciando agli slogan vuoti e vaghi, mentre altre continuano a usarli. Quelle più furbe sono riuscite a rendere eterne frasi che tirano fuori ogni anno. Qual è il senso di tutto ciò? A cosa serve? Non indaghiamo. Finora questa usanza di fabbricare l'atmosfera delle feste non è mai stata arginata; nelle ultime decadi, gli sprechi sono stati enormi. E questo ha portato all'indifferenza e al disprezzo per le feste. Forse è proprio questo il motivo che spiega l'improvvisa prosperità del Natale tra la gente: il Natale è divertente e va bene comunque lo si trascorra. Manca solamente un grande slogan del tipo "Salutiamo calorosamente il Natale".
Negli ultimi quarant'anni sono state gradualmente reintrodotte alcune feste tradizionali, che però hanno perso gran parte del loro significato originario. Un esempio è la Festa di primavera [chunjie, il capodanno cinese ndt]: dopo le innumerevoli difficoltà per tornare a casa, tutto si riduce a un pasto. Quasi tutte le feste sono diventate occasione per fare turismo e per godere di momenti di relax e di shopping. Un po' come la "golden week" del primo ottobre [la festa della Repubblica ndt]. Le feste sono diventate vacanze.
Ma proprio come il Natale è un rito religioso e non significa solamente vacanza, così la festa di primavera, la festa di mezzo autunno, la festa delle barche di drago, non sono solo un'occasione ufficiale per far festa, viaggiare, fare shopping. [...]
Secondo il dizionario Shuowen, il carattere jie (sezione, parte) di chunjie, la festa di primavera, rappresenta i nodi delle canne di bambù. Per estensione, quindi, si riferisce a un margine a una restrizione.
Le feste cinesi, infatti, segnano proprio un'interruzione. Sono momenti che attraverso riti e dettagli antichi, commemorano la virtù degli antenati, ricordano i vecchi amici e regolano l'armonia e le relazioni con il mondo circostante (parenti, vicini, amici, colleghi). Sono momenti per riflettere sui propri errori o per soffermarsi sui ricordi sorseggiando un liquore.
La festa di primavera nasce con l'offerta di sacrifici agli antenati; la commemorazione dei defunti rievoca gli avi; la festa delle barche di drago celebra un antico poeta diventato immortale; la festa di mezzo autunno ricorda i parenti. Tutte le festività commemorano e riflettono sulla storia, sul passato e sugli antenati.
Chi ha detto che i cinesi non capiscono la metafisica? La metafisica cinese - la teoria per cui l'uomo è parte integrante della natura - è contenuta nei riti, nei dettagli e nel vissuto del mondo degli uomini. [...]
Ricordo che quando ero piccolo, sopravvivevano ancora delle usanze legate al capodanno. Ogni anno appendevamo i versi che scriveva mio padre e accendevamo i fuochi d'artificio. Ci inchinavamo in segno di rispetto di fronte ai nostri genitori, poi mio padre raccontava le storie di famiglia e ripercorreva l'albero genealogico. Il significato era che le tradizioni famigliari, che costituivano una persona all'interno di una famiglia, non dovevano andare perdute. Tutto ciò era portato avanti in segreto e non doveva essere rivelato agli esterni, altrimenti si rischiava una punizione. Immaginate i membri di una famiglia all'interno di un tempio mentre officiano dei riti: non riconoscete la stessa solennità di una "messa"? [...]
Durante la "rivoluzione culturale", le fiere nei templi sono state sostituite con le piazze e le feste con le assemblee. Ma le feste sono le basi di un popolo e un popolo che ha perso le proprie festività è come un nomade che ha perso il suo totem. Le feste e le celebrazioni di un popolo con settemila anni di storia non possono ridursi a eventi da pubblicizzare o momenti di relax, svago, viaggi, televisione, cene. Eventi del genere devono esserci, ma è più importante che sussistano quelle feste che portano all'introspezione, come la festa di primavera e la commemorazione dei defunti. Non basta standardizzare le feste tradizionali: bisogna anche recuperarne il significato e le sfumature. [...]
[gennaio 2011]
Tradotto da
Lucia De Carlo, 14 Febbraio 2013
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