Il mio giardino spirituale (我的精神家园 Wo de jingshen jiayuan) di Wang Xiaobo ci aiuta a ripercorrere la vita del famoso scrittore. Sono pillole, brevi letture che raccontano pezzi di vita, impressioni sul mondo tra oriente e occidente. Una caratteristica comune: affrontare la vita con un pizzico di ironia.
Dieci anni fa vivevo negli Stati Uniti. Mi svegliavo e andavo a correre tutte le mattine. Correvo lungo la strada dove abitavo, che era piena di vecchie case. Ci vivevano studenti e anziani. Le fondamenta erano più alte del livello del terreno e per entrare in casa bisognava salire uno scalino piuttosto alto.
Dalla casa al marciapiede c'era una piccola discesa. Questo spazio, unico e interessante in tutta la via, non era utilizzabile in alcun modo, poteva funzionare solo da giardino. In questa strada viveva gente di tutte le nazionalità. All'imbocco, ad esempio, mi sembra ci fosse un anglo-americano con un giardinetto messo molto bene.
Data la piccola discesa, serviva una staccionata che lo delimitasse. Quella dell'anglo-americano era costruita con assi di legno e catrame, una in fila all'altra, e donava al luogo una bella atmosfera rustica. Parte del giardino era pavimentato con delle assi, in maniera tale che sembrasse una piccola radura nel bosco. Al centro c'erano due alte metasequoie, o forse erano dei podocarpus e tra di loro un altro albero. Scusate, ma di alberi sono un assoluto profano, non riesco a riconoscere cosa siano.
In generale agli americani piace farsi il praticello davanti a casa, ma deve essere tagliato e irrigato, una cosa su cui ci si deve impegnare; invece con gli alberi è tutto molto più facile, anche se non li annaffi per sei mesi non muoiono.
Anche davanti a casa nostra c'era un prato, ma agli studenti che ci vivevano non glie ne importava nulla. Così crescevano piante di artemisia e di imperata, spesso alte quanto una persona. Quando diventavano ancora più alte, i vicini chiamavano lamentandosi che tutta quell'erba portava le zanzare. Noi telefonavamo al padrone di casa, che rispondeva in cantonese, mugugnava qualcosa a bassa voce e mandava a quel paese gli americani. Poi veniva a tagliare tutta quell'erba. Dopo, passava di solito altro tempo e davanti a casa si formava un mucchio di paglia. I vicini si lamentavano di nuovo, dicendo che avrebbe potuto prendere fuoco, e così il padrone di casa non aveva altra scelta che venire e portare via tutta l'erba secca.
Entrambe le persone che vivevano nelle due case appena descritte non avevano intenzione di occuparsi del prato, ma hanno escogitato soluzioni diverse per risolvere il problema. Inutile far notare che lo spazio davanti a casa nostra era uno spettacolo inguardabile.
Alla nostra sinistra viveva una famiglia italiana. Il proprietario aveva la carnagione molto scura e lunghi capelli bianchi. Ogni volta che mi incontrava mentre correvo, mi tirava e sottovoce diceva che avrebbe dovuto sistemare il suo prato. Secondo me non era male: c'erano solo delle crepe nei mattoni del muro, la terra non era un granché e l'erba era mezza morta. Il vecchio faceva un disegno per farmi capire, così preciso da farmi venire il dubbio che fosse stato un ingegnere civile. Ma non lo era, prima faceva il pizzaiolo. Il progetto della sistemazione del giardino, lo preparava e lo ripreparava ma i lavori non iniziavano mai.
Alla fine della strada viveva una coppia di cinesi anziani. Ogni volta che passavo di lì, li vedevo mettere a posto il giardino. A volte costruivano un muretto oppure scavavano. Gli attrezzi utilizzati per queste operazioni comprendevano anche la paletta e il secchiello dei bambini e qualsiasi vecchio utensile della cucina. Una volta, ho visto addirittura la vecchia passare al marito che stuccava il muro, delle bacchette cinesi, con cui comunemente si mangia. Per farla breve, erano sempre al lavoro, non si fermavano mai. La staccionata davanti a casa loro era venuta fuori così: sembrava il Buddha Maitreya, con la pancia grande come una donna incinta. I pedoni camminavano tutti riparandosi, per paura di rimanere schiacciati, se il muro fosse caduto. Nel giardino c'erano poggiate delle grosse pietre tutte storte, facevano finta fosse il loro Taihushi, il famoso giardino di pietra cinese.
Invece io temevo che quelle rocce facessero inciampare i due vecchietti, oppure che si schiantassero sulla porta di ingresso, abbattendola.
Poi, hanno addirittura pitturato il portico di un colore pacchiano, con un gusto assolutamente perverso. Hanno fissato al muro, su un'asse di legno tutta rotta, una di quelle grandi iscrizioni orizzontali, su cui c'erano incisi tre caratteri cinesi tutti sghembi:“il padiglione della dimora degli otto immortali”. Il vero padiglione degli immortali non so com'è fatto, per questo non ho nulla da obiettare. Ma gli otto immortali probabilmente ce l'avrebbero.
I cinesi hanno infiniti modi di utilizzare lo spazio davanti a casa, tra cui recintare gli angoli per i bisogni corporali, accumulare spazzatura o coltivare l'orto.
Da piccolo vivevo in una grande casa a corte per i funzionari del partito. Un nostro vicino, the great master, era solito comportarsi in questo modo. Utilizzava linoleum e assi di ferro raccolte in strada per costruire, davanti la sua porta, uno strambo fabbricato difficile da descrivere; per delimitare la sua tenuta, utilizzava corde di paglia di riso, pezzi di legno ammuffiti e tanti altri aggeggi. Nel frattempo, innumerevoli mosche allegre gli facevano compagnia.
Da quanto ho visto, le mosche che arrivavano erano quasi tutte verdi luccicanti, mentre quelle nere erano poche. Da qui, una deduzione: si tratta sempre di mosche, ma quelle nere amano la pulizia e sono di classe superiore, quelle verdi sono sporche e di classe inferiore. Se the great master avesse fatto la stessa cosa in America, sarebbe stato spinto nell'angolo di una strada e avrebbe rischiato la vita. Oggi invece, sotto casa di mia madre, vive un altro great master. Questo, davanti la porta di casa, impila ovunque cartoni usati, lattine aperte che ha raccolto per strada e che deve andare a rivendere. Scarta anche i cartoni che pesano poco, e per farli aumentare di volume, li bagna in continuazione.
Dai cartoni poi si cominciava a spargere un odore molto simile a quello rancido del pesce sotto sale. Questo nonnetto negli Stati Uniti sarebbe stato chiuso direttamente in manicomio, dato che non era povero, ma doveva comunque accumulare spazzatura. Ogni mattina, come prima cosa cercava nel secchio e poi andava a fare colazione. Mi dico, se vuoi fare colazione per strada, la cosa migliore sarebbe che tu ci andassi prima....
Voglio spiegare meglio perché ho fatto questa considerazione: lo spazio davanti casa è tuo, ma è comunque sotto la vista degli altri. Se ritieni di essere un persona a modo, allora comportati di conseguenza.
Il mio vicino italiano finalmente pianificò tutto quanto e cominciò i lavori in giardino. Quel giorno arrivarono tanti bianchi dai capelli neri e sul marciapiede si parlava italiano a voce alta. Scaricavano da un camion grossi blocchi di cemento. Quando ostruivano il passaggio ai pedoni, con la lingua che vibrava avanti e indietro, ripetevano “Sorry”. È difficile crederci, ma avevano anche un livellatore per la misurazione del piano del terreno. In tutto erano cinque metri quadri ma dovevano essere perfettamente orizzontali. Poi, hanno sparso dei sacchetti di terra concimata e piantato delle rose. Le persone che passavano non potevano non fermasi a guardare, ma questo è un fatto che successe dopo.
Il giardino, non appena finito, era composto da quattro imponenti strutture quadrate, non era un ammasso caotico. Per i pedoni che facevano avanti e indietro era evidente che il proprietario, nonostante l'età avanzata, fosse una persona che ha vissuto con dignità durante tutta la sua esistenza.
(questo articolo è stato pubblicato la prima volta nel 1996 per il nono numero della rivista “I giovani del Liaoning”)
Tradotto da
Désirée Marianini, 16 Aprile 2013
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