Per i nuovi ricchi del sud Est asiatico, soprattutto cinesi e vietnamiti, il corno di rinoceronte è più prezioso dell'oro. Ma come fa ad arrivare sui mercati asiatici? Una capillare rete internazionale di contrabbando che parte dal Sud Africa per arrivare in Cina e Vietnam, passando per Hong Kong. Un viaggio nel business del corno di rinoceronte in un articolo del Nanfang Zhoumo.
Partiamo dai bracconieri africani del Parco Nazionale Kruger, per arrivare ai ricettatori asiatici del Vietnam, Cina e non solo. Il corno di rinoceronte, il più delle volte, passa attraverso una catena di interessi organizzata su cinque livelli, il cui profitto supera quello dell'eroina. Il mercato vietnamita di corna del rinoceronte occupa due terzi del commercio mondiale. La Cina, viene subito dopo, ma anche Hong Kong, porto asiatico di transito, gioca un ruolo decisivo nel contrabbando. Uno studente cinese, della Columbia University, ha condotto un'indagine sotto copertura in Sud Africa, attraverso un' identità segreta, ha svelato una rete di contrabbando dalle complesse e diramazioni, tra le quali c'è una tratta che coinvolge anche la Cina.
Il Parco Nazionale Kruger è la più grande riserva naturale del Sud Africa e l'ultimo rifugio dei rinoceronti selvatici di tutta l'Africa. Ma, oramai, non è più un paradiso. Le statistiche ci dicono che nel 2012 in Sud Africa sono stati uccisi 668 rinoceronti, e i dati del 2013 si avvicinano molto a queste cifre: sono morti 618 animali solo per il loro corno. “Tra dodici anni, nel 2024, i rinoceronti selvatici scompariranno dal Parco Nazionale Kruger a causa dei bracconieri”
Il documentario "The Hanoi Connection" racconta proprio questa storia: sebbene chi preme il grilletto è sempre un africano, il mercato in cui vengono rivenduti i corni è quello asiatico o, più precisamente, vietnamita e cinese. Per cui, nel gioco delle parti, si conferma la reale esistenza di un legame indiretto [tra il mercato asiatico e il contrabbando]. Un membro della squadra speciale anti-bracconaggio sudafricana racconta che, nel Parco Nazionale Kruger, la rete di interessi per il contrabbando delle corna di rinoceronte, è generalmente organizzata su cinque livelli. I bracconieri sono al livello più basso e spesso, è gente di colore molto povera. Al secondo livello abbiamo i ricettatori e i trasportatori su piccola scala, che gestiscono il traffico nella regione. Vengono definiti “i corridori”: individuano la provenienza del corno e, da intermediari, conducono un rincaro sul prezzo di vendita. Il terzo livello è formato dagli acquirenti su scala mondiale, ossia dalle organizzazioni criminali specializzate; al quarto livello ci sono i ricettatori e i rivenditori stanziati in Sud Africa. Nella maggior parte sono vietnamiti oppure cinesi. Al quinto livello ci sono i boss delle organizzazioni cinesi e vietnamite che si occupano della vendita sul mercato asiatico.
In Sud Africa, il contrabbando di corna di rinoceronte, zanne di elefanti, ossa dei leoni e degli abaloni selvatici, opera tramite la stessa rete del commercio di stupefacenti e di armi, ma gli asiatici recitano il ruolo cruciale di acquirenti. Ho voluto continuare le indagini sulla “tratta asiatica” del contrabbando, mi sono quindi finto un acquirente cinese sotto copertura e ho collaborato con Watson (pseudonimo) della squadra speciale anti-bracconaggio sudafricana.
Operazioni segrete della squadra speciale
Johannesburg, metropoli sudafricana, è divenuta una delle città più pericolose al mondo. Omicidi, rapine, gang malavitose e contrabbando, creano continuamente subbuglio sulle strade, piccole e grandi, della città, senza aver bisogno che scenda la notte.
Questo è l'ambiente in cui lavora Watson. Dai suoi racconti, gli agenti anti-bracconaggio si sacrificano e spesso ci rimettono la vita. Ma poiché non siamo in un film di Hollywood, non se ne conosce la trama. In Sud Africa le mogli degli agenti hanno paura quando i mariti escono di casa a sorpresa; non sanno dove vanno o se li rivedranno tornare sani e salvi.
A mezzogiorno di un giorno di agosto del 2013, in un fast food vicino alla China Town di Johannesburg, Watson, io, un informatore e alcuni sospettati ci siamo incontrati per mettere a punto i dettagli della transazione. Watson era davanti a una lattina di Coca Cola. Se non avessi osservato il fondo mai avrei saputo che nascondeva un registratore e di una telecamera. Quark, il nostro informatore, era seduto al tavolo sulla diagonale opposta e, come intermediario della trattativa, ha cominciato a fare le presentazioni tra Watson e i sospettati di traffico di abalone. Watson mi aveva spiegato che il 90 per cento dei crimini per il commercio di abalone sono correlati a quello dei rinoceronti. Quindi arrestando chi traffica in abaloni, spesso, si prendono due piccioni con una fava.
Tre uomini di colore, con un'espressione sfuggente, entrano nella sala e si siedono di fronte a me. “Lui è Huang Jieshen, lavora per me. Fa acquisti qui da già un anno”. Watson rompe il ghiaccio e mi introduce ai contrabbandieri. La maggioranza degli africani ritiene che i cinesi siano i più ricchi di tutta l'Asia, da sempre. Se non fosse stato per loro, gli africani non avrebbero mai pensato che il corno dei rinoceronti e gli abaloni si potessero vendere a prezzi tanto elevati.
Secondo l'ultimo report del WWF e di Traffic, dal titolo “Chi acquista il corno dei rinoceronti?”, i destinatari finali del corno dei rinoceronti sono i ricchi vietnamiti, seguiti a stretto giri dai cinesi. Hong Kong invece detiene il ruolo principale come porto di scambio. Traffic sostiene che tra il 2009 e il 2012, l'80 per cento dei casi di corni intercettati dal bracconaggio erano diretti alla Cina.
Cominciamo dai particolari. Il nostro interlocutore ha alcune tonnellate di abalone congelato, il prezzo di partenza è di 1500 Rand (circa 150 dollari americani) al chilo. Si contratta. "Facciamo 1200? Telefona a tuo zio per confermare". Conclusa la negoziazione, Watson mi lancia un segnale con gli occhi. Faccio la telefonata in disparte, poi torno e gli parlo all'orecchio. Affare fatto. Ci accordiamo per procedere alla transazione l'indomani mattina alle nove.
"Domani aspettami a trenta metri dall'entrata dell'arco di China Town, nella prima strada parallela. Li porto lì e sarò in macchina con loro. Verranno poi intercettati e arrestati dalla nostra macchina della polizia", mi dice Watson.
L'indomani alle dieci, nel luogo indicato da Watson, il blitz previsto non è ancora avvenuto. Ricevo la sua telefonata poco prima delle undici. Mi comunica che ci sono stati degli imprevisti, ma che i criminali sono stati arrestati. "Di cosa ti spaventi! Questa è una delle situazioni meno pericolose nel mio lavoro", ride Watson.
Acquirenti di China Town
Secondo quanto rivelato dalla polizia, la China Town di Johannesburg è il centro chiave del contrabbando di corno di rinoceronte, zanne di elefante e abalone, e nasconde molti sospetti criminali del quarto livello. Acquistano corni di rinoceronte e altra merce dai contrabbandieri locali di terzo livello e la spediscono - pagando mazzette - in Vietnam, Cina e altri paesi asiatici via mare o via aereo. Il risultato è un profitto consistente e rapido". La maggior parte delle transazioni avviene nella regione del Gauteng, soprattutto nei pressi della China Town di Johannesburg", afferma Watson.
Big Joe è il criminale di terzo livello che è rimasto più impresso a Watson. Traffica corni di rinoceronte proprio a Johannesburg, nella regione Gauteng. All'inizio si occupava di sequestri, rapine, droga, armi e altre attività losche ma poi ha scoperto il business altamente lucrativo dei corni di rinoceronte. Qualche anno fa i corni dei rinoceronti sudafricani si vendevano a ventimila dollari al chilo, un prezzo più alto di quello dell'oro o della droga.
A marzo del 2012 Big Joe fu preso grazie alla legge del "Reverse Trap". Secondo le leggi sudafricane, infatti, per dichiarare qualcuno colpevole bisogna che i corni di rinoceronte e i soldi della transazione si trovino nel luogo del crimine allo stesso momento. È per questo che la polizia fa spesso ricorso ad acquisti o traffici segreti.
Dopo l'arresto di Big Joe, gli acquirenti asiatici collegati al giro sono tutt'altro che sconosciuti. Nel maggio del 2012 un acquirente cinese è stato arrestato per aver tentato di acquistare corni di rinoceronte attraverso questo canale. L'uomo era già in possesso di sei corni acquistati altrove. Il mese successivo una donna cinese è stata arrestata. Risultano entrambi cinesi di nazionalità sudafricana.
Le operazioni anti bracconaggio della polizia speciale del Sud Africa poggiano su una vasta rete di informatori. Le spie ricevono una ricompensa che va dai mille ai duemila dollari se le loro informazioni portano all'arresto di criminali. Ma fino ad oggi le comunità di cinesi e di vietnamiti non hanno informatori fidati. Un grattacapo per la polizia.
Ho vissuto nella China Town del quartiere Cyrildene di Johannesburg per conoscere i legami alla base della rete di immigrati cinesi contrabbandieri di corni di rinoceronte.
Si tratta di una strada percorribile in dieci minuti, un luogo dove si mischiano brutti ceffi e gente per bene. Secondo gli impiegati inviati dalle aziende cinesi, i cinesi residenti qui provengono principalmente dalle regioni meridionali del Fujian, dello Zhejiang e del Guangdong. Quando il tasso di cambio con il Sud Africa era favorevole, molti immigrati si sono messi insieme per intraprendere ogni tipo di affare, sia alla luce del sole che al limite dell'ambiguità.
Il signor Ding (pseudonimo) è originario del Nordest cinese ed è arrivato a Johannesburg sei o sette anni fa. Ora si guadagna da vivere facendo il tassista. "Con le zanne di elefante è più semplice, porto spesso gente ad acquistarne. Ma acquistare corni di rinoceronte è impossibile, è un traffico più complicato di quello della droga. Se le zanne di elefante sono come la marijuana, i corni di rinoceronte sono l'eroina. Se anche avessi della merce, potrei passarla solo al mio intermediario più vicino", ci racconta.
Quando accenno ai corni di rinoceronte, molti cinesi che risiedono qui fanno gli gnorri, altri mi suggeriscono di non andare a chiederlo in giro per evitare l'arresto. "Ultimamente sono stati arrestati anche dei cinesi", mi mette in guardia la signora Li, proprietaria di un ristorante.
In questa China Town, circolano notizie su parecchi individui segnalati ma in attesa di verifica tra i quali "un cinese che si chiama Zhang e che per un lungo periodo è stato coinvolto nel traffico di zanne di elefante che spediva ai parenti in Cina". "Quando ci sono importanti delegazioni cinesi in visita, il prezzo delle zanne di elefante sale alle stelle."
Seguendo le indicazioni della polizia sono arrivato in un ufficio nei pressi della China Town. L'ufficio, al quarto piano di una società di import export, mi è familiare. La coppia di proprietari cinesi è stata arrestata sul luogo a giugno del 2012. "Lin Dadong (nome della donna) piangeva come una bambina, il viso stravolto". Così raccontò una delle fonti della polizia presenti sul luogo.
Rivenditori in nero che sanno dire "corna di rinoceronte" in cinese
Il parco nazionale Kruger si estende per 400 chilometri al confine tra il Sud Africa e il Mozambico, la principale fonte dei corni di rinoceronte per i bracconieri. Nonostante le pressioni di Cites (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione), la forza delle operazioni in Mozambico è di molto inferiore al dilagare dei bracconieri. Come mi spiega Watson, per i mozambicani poveri un corno di rinoceronte rappresenta una fonte di sostentamento per vent'anni.
A Maputo, capitale del Mozambico, c'è un famoso mercato di zanne di elefante. Spesso i rivenditori di zanne di elefante contrabbandano anche corni di rinoceronte. Ma per il trasporto di questi ultimi bisogna passare attraverso canali fissi e segreti. Questi rivenditori appartengono per la maggior parte al secondo livello del contrabbando e sono collegati ai cacciatori.
Vedendomi arrivare, i piccoli rivenditori urlano in un cinese fluente "zanne di elefante". "Avete corni di rinoceronte?", chiedo.
"Sì, 15mila dollari al chilo. A casa, non qui". Il rivenditore Yinuoke mi dice che possiamo andare a casa sua a vedere la merce. Una volta in aeroporto, basterà dare un po' di soldi al personale per portarsi tranquillamente a casa un corno di rinoceronte.Quando si accorgono che qualcuno è interessato ad acquistare corni di rinoceronte, altri rivenditori si avvicinano per fare un cenno di saluto. Il giorno seguente possiamo già accordarci per vedere la merce e condurre la transazione. Mi confermano che la maggior parte dei corni provengono dalla regione di frontiera tra il Sud Africa e il Mozambico.
Il vecchio Zhu (pseudonimo) è un impiegato di un'azienda cinese. Vive a Maputo già da due anni. Acquista principalmente legno kuroki e zanne di elefante. "Il prezzo delle zanne di elefante è molto più alto di quando sono arrivato, pur non essendosi elevata la qualità". Rimpiange di non averne comprate abbastanza all'epoca.
Il vecchio Zhu racconta che l'anno scorso un suo collega ha portato a casa un grosso manufatto in avorio. Scoperto all'aeroporto di Maputo, gli è bastato pagare 300 dollari. All'aeroporto di Pechino, la zanna di elefante che portava con sé non è stata neanche individuata.
Se gli impiegati di aziende cinesi fanno da acquirenti occasionali, gli immigrati cinesi di classi inferiori sono maggiormente coinvolti nelle reti specializzate in contrabbando, incluso il commercio di corni di rinoceronte, il cui prezzo è cento volte maggiore di quello delle zanne di elefante.
"Piedone" il bracconiere
Piedone lascia le scarpe fuori dalla recinzione ed entra scalzo nel parco nazionale Kruger dalla frontiera mozambicana. È un bracconiere che occupa il livello più basso della catena di profitti legati ai corni di rinoceronte. Nato in un villaggio remoto, fa la spola nella giungla e vive dei rischiosi guadagni del bracconaggio di corna di rinoceronti. Tenta di passare dall'indigenza a un'improvvisa ricchezza nel volger di una notte.
Piedone è un cacciatore molto noto nella cerchia dei bracconieri: le sue enormi impronte non passano inosservate. Quando nell'aprile del 2012 venne arrestato raccontò la sua storia alla polizia.
Era giunto in una cittadina del Mozambico molti anni prima, qui aveva incontrato un intermediario di secondo livello della rete dei bracconieri che stava reclutando cacciatori in grado di resistere ai militari, ai cani e agli elicotteri. Piedone e altri due si erano offerti per formare una squadra. Avevano deciso di camminare di sera, in prossimità della notte, cercando impronte ed escrementi di rinoceronti nel folto della vegetazione.
Le notti di luna piena sono i momenti migliori per le loro operazioni. Devono stare molto attenti: devono evitare le pattuglie dei militari e la gente che fa il loro stesso mestiere. "Se avvistavo altri bracconieri, potevo anche ucciderli per sottrargli la preda", aveva confessato Piedone alla polizia. Piedone è un eccellente cacciatore, ma è comunque complicato trovare un rinoceronte, riuscire a catturarlo e poi ucciderlo. Su dieci volte che è entrato nel parco, ha catturato e ucciso un solo rinoceronte. La sua carriera è terminata all'undicesimo tentativo: tradito da una gang avversaria di bracconieri, la polizia gli ha teso un'imboscata e lo ha arrestato.
Sui giornali locali sudafricani sono comuni le notizie su bracconieri arrestati. Al 31 luglio 2013, la polizia sudafricana ha arrestato un totale di 147 bracconieri, senza contare quelli che sono rimasti uccisi.
Una guerra impossibile da vincere
Ormai in Mozambico nei villaggi vicini al parco nazionale Kruger, è stata lanciata una serie di progetti sperimentali di agricoltura per offrire diversi metodi di sostentamento ai bracconieri poveri.
Li Wei lavora su un progetto sulla canna da zucchero. Racconta così la sua esperienza: "Un abitante del villaggio mi portò davanti a tre tombe allineate e mi disse che quelli erano i suoi parenti, morti mentre cacciavano rinoceronti nel parco nazionale. Mi disse che anche lui era un bracconiere, ma che non voleva seguire la stessa strada".
Eppure il bracconaggio è ancora feroce.
"I bracconieri di oggi non sono più quelli a cui ero abituato quando ero giovane. Allora inseguivamo in macchina bracconieri armati solo di arco e frecce". Hans, quasi sessant'anni, è un pattugliatore impegnato ancora oggi in attività anti-bracconaggio. Spesso affronta cacciatori di frodo dotati di dispositivi notturni e altri strumenti avanzati.
I tentavi delle diverse organizzazioni per la protezione degli animali selvaggi sono tra i più disparati. Segano il corno del rinoceronte, arrivando ad avvelenarlo. I contrabbandieri ci scherzano su: il veleno è solo una medicina applicata in superficie che si toglie facilmente.
Per l'agente speciale Watson, il punto chiave per limitare quest'enorme rete di contrabbando non sono i bracconieri sudafricani. "Finché sussiste un mercato così grande, è impossibile vincere questa guerra. Per un bracconiere che cade, ce n'è un altro che si alza e colma il vuoto della catena", sospira Watson.
[Foto di copertina: Nanfang zhoumo]
Tradotto da
Desiree Marianini, Lucia De Carlo, 18 Febbraio 2014
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