La nostra eredità culturale



Leggende del passato mescolate a immagini del presente: cos’è cambiato? Tra ironia e amarezza, un recente articolo di Song Yan accosta vizi e comportamenti che sembrano immutati nei secoli.

Come siamo bravi a tramandare la nostra eredità culturale

Dopo l’episodio della mamma tigre, ho letto recenti pubblicazioni e riflettuto sul problema dell’eredità dei valori. Un po’ cinicamente, prima pensavo che molti fenomeni della società contemporanea fossero dovuti all’improvviso arricchirsi dei meno abbienti, senza che ciò fosse accompagnato da ideali nuovi; pensavo che la scomparsa di ideali avesse portato alla rottura dei valori tradizionali, senza stabilirne di nuovi. A ripensarci ora, so che non è così: in realtà siamo sempre stati così.

A ben vedere i valori tradizionali sono ben radicati nel sangue dei connazionali, non si sono mai affievoliti. Per esempio, parliamo di attualità. Parliamo della dinastia Tang.

La principessa Anle si fece erigere una maestosa residenza, decorata con oro argento e giada, imponente e ineguagliabile, la cui magnificenza si vedeva dalle suppellettili, anch’esse in oro e argento. Wang Yuanbao, ricco mercante di Chang’an, si fece costruire una residenza con innumerevoli sale e pareti decorate con cataste di oro e argento che arrivavano al soffitto. Nella sala adibita alle cerimonie, pesanti balaustre di legno di sandalo, pavimento con mattoni di agata, colonne e piedistalli di giada e agata, e tra le aiuole un viottolo rivestito di bronzo prezioso che neanche la pioggia poteva ridurre in fanghiglia.


C’è qualche differenza con i boss delle miniere dello Shanxi?

Non meno stravagante di quanto descritto sopra era Shen Wang.

Ogni sera era solito tenere banchetti presso il suo palazzo, con nobili e concubine. Fanciulli con tuniche lussureggianti annodate con cinte preziose, stavano allineati a un lato del simposio tenendo candelabri di sandalo decorati. Questi giovani, erano chiamati gli ‘schiavi delle candele’. Tale usanza fu presto imitata da burocrati e nobiltà. La sera Ning Wang era solito disporre davanti al baldacchino piccole sculture colorate di legno raffiguranti schiave, ognuna guarnita con lanterne fregiate, che lo accompagnavano dal crepuscolo al mattino. Anticamente erano chiamate ‘le schiave delle lanterne’. L’imperatore Xuanzong e il Gran consigliere Yang Guozhong, per cercare calore e sfuggire al gelo dell’inverno, usavano selezionare le schiave e le concubine più in carne, schierandole in fila per far da scudo contro il vento e riscaldarsi col calore umano; consuetudine anticamente chiamata ‘lo schieramento di carne’. Nella stagione di freddo più pungente, Shen Wang usava circondarsi di concubine per ripararsi dal freddo, chiamate poi ‘il cerchio di concubine’. Per riscaldare le mani dal gelo invernale, Qi Wang, da sempre attratto dalle donne, non osava avvicinarsi al fuoco ma amava nascondere le mani tra le carni delle sue splendide concubine, da cui il detto ‘riscaldarsi le mani’.


Negli ultimi mille anni di storia, c’è stata forse qualche evoluzione in questo umiliare e logorare gli altri per compiacere se stessi?

Durante la dinastia Tang, c’era uno studioso di nome Du Gao. Non riuscendo a superare gli esami imperiali suscitò il profondo imbarazzo della moglie, che lo derise in alcuni versi: La tua sposa non osa guardare in faccia il suo signore, aspetta il calar della sera per tornare a casa’. Che comportamento snob, far tornare a casa il marito di sera. Quando poi Du Gao riuscì a superare la difficile prova, la moglie cambiò atteggiamento, e lo adulò con nuovi versi, ‘così giovane e valente, dove dormirai ebbro stanotte?

In una poesia di Bai Juyi si legge di un tale Jizi, povero miserabile senza lavoro nè posizione sociale, ignorato dalla moglie nel periodo di ristrettezze. Costretto all’umiliazione del debito, la moglie lo abbandona. Un giorno fa ritorno con molti soldi e abiti sfarzosi, la moglie non osa alzare lo sguardo ad osservarlo, ora restia a separarsene. E ancora il poeta Meng Jiao che afferma: Se per stringere amicizia gli antichi prestavano attenzione alla rettitudine delle persone, oggi si presta attenzione al profitto. Denaro e posizione sociale fanno stringere amicizie, senza denaro e posizione sociale si è come sconosciuti per strada.

Questo attaccamento al denaro, questa arroganza, non si è forse trasmessa invariata fino a oggi? Prima pensavo che il mondo stesse andando incontro ad un deterioramento dei costumi e della morale. Mi sbagliavo: i costumi non sono andati deteriorandosi, siamo riusciti a mantenerci sempre sullo stesso livello; la cultura tradizionale non è andata affatto persa, l’abbiamo saputa ereditare alla perfezione.

(13 febbraio 2011)

Tradotto da Lucia De Carlo, 03 Marzo 2011