L'analisi dei documenti autentici come mezzo per riscrivere la storia, o anche solo per raccontarla, è il lavoro minuzioso che ci regala il professor Cheng, che risale al 2009. Quello che traduciamo – solo una parte di un saggio ben più lungo – è un omaggio al filosofo e diplomatico cinese Hu Shi 胡适, nato il 17 dicembre del lontano 1891.
Attraverso i documenti e il confronto tra Hu Shi e Chu Anping 储安平 - difensore delle idee liberali e democratiche oltre che uno dei primi giornalisti nella storia cinese moderna - si descrive la situazione politica appena precedente la fondazione della Repubblica popolare cinese nel 1949 .
Siamo nel 1948 e la chiusura per ordine personale di Chiang Kai-shek della rivista Osservare ( 观察 Guancha ) fondata nel 1945 da Chu Anping è uno dei primi casi eclatanti di censura in Cina. Lui stesso morirà in circostanze poco chiare durante la Rivoluzione Culturale.
Su Wikipedia, la pagina in cinese tradizionale dedicata a Hu Shi gli riconosce la nazionalità taiwanese, mentre la pagina in inglese sorvola su questo particolare.
Anche Hu Shi, il cui ruolo è fondamentale nei cambiamenti e nelle vicende della Cina all'inizio del secolo XX, trova il suo posto in quel limbo riservato agli anni che vanno dalla caduta dell'impero al 1949, quando furono fondate le due repubbliche, quella popolare cinese e quella di Taiwan. In Cina, la sua figura e i suoi scritti furono riabilitati solo nel 1986. (1)
Hu Shi aveva studiato e lavorato per quasi un decennio nell'America degli anni Trenta. Con il suo pensiero, le sue parole e le sue azioni, contribuì alla diffusione di idee liberali del tutto nuove per la Cina dell'epoca. Dopo aver letto un saggio su Dante e sulla diffusione della lingua volgare in Italia, inizia anche un'altra lotta: quella per il cambiamento linguistico in favore della lingua vernacolare, fondamento della Nuova Cina. Hu Shi è morto a Taiwan nel 1962.
Il pensiero liberale di due generazioni a confronto: Hu Shi e Chu Anping
Informazioni storiche nelle epistole dei due intellettuali.
Il 6 giugno del 1946, Hu Shi torna in Cina da New York. Appunta sul suo diario: «Lascio l'America dopo otto anni e otto mesi (26 settembre 1937 - 6 giugno 1946)» e continua nel suo monologo «Addio, America! Addio, New York!». Nove anni prima, l'incidente del ponte di Marco Polo aveva dato inizio alla guerra di resistenza contro il Giappone. Lui, nazionalista, obbedisce agli ordini del suo governo che lo trasferisce in America senza nemmeno permettergli di passare per Pechino a salutare la sua famiglia. Il 13 settembre parte dal porto di Hong Kong.
In America tiene letture e conferenze con l'intento di riportare le difficoltà e le sofferenze del suo popolo; si ammala di cuore e non può che tornare indietro, in Cina, ripercorrendo migliaia di chilometri via nave fino a Shanghai, dove arriva solo dopo un mese, il 7 luglio.
Il suo ritorno è una notizia importante sui giornali di Shanghai di quei giorni. Anche Chu Anping era a Shanghai, ma, occupato nei preparativi per la pubblicazione della rivista Osservare, non va ad accogliere il compatriota al rientro. […]
Al congresso per la fondazione delle Nazioni Unite di San Francisco il 25 aprile del 1945, Hu Shi aveva rappresentato con Dong Binwu la delegazione cinese.(2) Vista la delicata situazione in Cina e il conflitto interno tra il partito comunista e quello nazionalista, in agosto, Hu Shi in seguito ad un lungo colloquio con Dong Binwu, aveva mandato un comunicato in Cina a Wan Shijie, membro del partito nazionalista. In quei giorni Mao Zedong era stato invitato a Chongqing dal governo nazionalista per discutere del paese.
Il messaggio di Hu Shi era sincero nella speranza che i due partiti raggiungessero un accordo per il bene del paese. In effetti, a quel tempo, gli intellettuali si facevano portatori dei sentimenti e delle difficoltà del popolo e lo rappresentavano. La maggior parte di loro sperava in un accordo politico tra le due fazioni.
Il 28 agosto, Mao arrivava a Chongqing e incontrava il presidente della Lega Cinese per la Democrazia, Zhang Lan. (3) Quest'ultimo non si fidava delle dichiarazioni di Chang Kai-shek su un compromesso e sugli accordi di pace. Anche Mao ne era cosciente: «Sarà tutta una messa in scena – diceva – ma il popolo spettatore potrà vedere chi è vero e chi non lo è; il valore di questo spettacolo sarà inestimabile».
L'obbiettivo della lotta del Partito comunista era quello di realizzare la rivoluzione mondiale e Mao voleva attuare la dittatura del proletariato attraverso le armi. Le parole di Hu Shi invece andavano in un'altra direzione: «Dare valore al popolo», «abbandonare la violenza», «costituire un secondo partito che non faccia affidamento sulle armi».
A questo punto era chiaro che la guerra civile non sarebbe stata evitata.
La Lega Cinese per la Democrazia era un controsenso: in quegli anni, molti di quelli che si dicevano “democratici” e “progressisti” avevano di fatto confuso la lotta contro il governo con quella per la democrazia. Erano fondamentalmente lontani da quello che è l'essenza, il contenuto profondo del concetto di democrazia, perciò possiamo spiegarci la causa dei bocconi amari ingoiati dalla Lega dodici anni dopo. (4)
[...]
(1) L'articolo in questione è: Due parole su Hu Shi (为胡适说几句话, Wei hushi shuo ji ju hua), di Ji Xian Lin 季羡林; è stato pubblicato dalla Casa editrice della Beida a Pechino nel 1996. Compare nella raccolta Nostalgia (怀旧集, Huaijiu ji ). (2) Dong Binwu 董必武 dopo la vittoria dei comunisti diventa vice primo ministro nel 1949 e ricopre molte alte cariche fino alla presidenza delle Repubblica Popolare tra il 1968 e il 1975. (3) Zhang Lan 张瀾 è stato direttore della Lega cinese per la Democrazia (中国民主同盟, Zhongguo minzhu tongmeng) dal 1941 al 1955, anno della sua morte, a Pechino. Dopo il 1949 ha ricoperto alte cariche all'interno del governo. La Lega cinese per la Democrazia è uno dei partiti democratici legalmente riconosciuti in Cina. Durante la guerra civile, la Lega si allontana dallo scopo iniziale per il quale era nata, ovvero quello di offrire un'alternativa nella lotta tra comunisti e nazionalisti e risulta essere sotto la sfera di influenza del PCC. Tra i suoi sostenitori vi era lo stesso Chu Anping. (fonte: Wikipedia) (4) L'autore probabilmente si riferisce al tragico epilogo della Campagna dei Cento Fiori e, con questa, all'inizio della repressiva Campagna Antidestrista. Correva l'anno 1957.
Vignette dal web cinese
In cortile
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