2011 Nov
18
“Occupy Wall Street”: il diritto di manifestare
“占领华尔街” 冲击美国民主制度? di
Yang Hengjun ( 杨恒均 )
Di seguito la seconda parte dell’analisi di Yang Hengjun relativa al rapporto tra i recenti movimenti di protesta in Occidente e le sollevazioni in Medioriente. La prima parte è stata pubblicata mercoledì 16 novembre.
[...]
Il modo più comune per risolvere i problemi sorti nei paesi democratici - nel caso in cui non possano essere superabili attraverso il voto o altri canali abituali - è proprio la protesta. Basti pensare all’ondata di manifestazioni degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, la più grande e la più lunga di tutta la storia americana. In quell’occasione il supporto popolare raggiunse i quattro angoli del paese; alla manifestazione più grande parteciparono più di un milione di persone, che inondarono Washington D.C. nel nome del leader del Movimento dei diritti civili, il Dott. Martin Luther King, o a favore del Movimento contro la guerra in Vietnam.
Questo fenomeno di protesta divenne un movimento di massa che durò dieci anni e che non solo si è esteso su tutto il territorio americano ma ha anche raggiunto i confini del mondo.
All’epoca, nel cuore della Guerra fredda, all’interno dei gruppi di interesse sovietici e dell’Est europeo si liberava un coro di fanatica condanna del caos portato dalla democrazia americana e dalle continue dimostrazioni.
Veniva affermato che la resistenza anti-capitalista del popolo americano non si era mai arrestata nel tempo e che il socialismo sovietico e dell’Est europeo avrebbe potuto vincere la Guerra fredda, liberando dagli abissi della sofferenza il popolo americano...
In realtà la propaganda sovietica e dell’Est Europa non aveva tutti i torti: a paragone con gli Stati Uniti, allora le dirigenze socialiste non erano praticamente colpite da proteste. Quand’anche ciò fosse avvenuto, si pensi alla “Primavera di Praga”, le manifestazioni sarebero state subito soffocate dai carri armati.
Ma poi come è finita? L’Urss e l’Europa dell’Est, dove non era consentito manifestare, sono crollate, mentre negli Stati Uniti il Movimento per i diritti civili ha persistito per circa dieci anni, permettendo alla democrazia di fare un grande passo in avanti e riuscendo, in ultima analisi, a realizzare il sistema di valori stabilito secoli prima dai padri fondatori della nazione americana e i valori politici della libertà, dell’imparzialità e dei diritti umani.
Se oggi Obama è potuto divenire presidente lo deve a quelle dimostrazioni di protesta.
La portata e il fervore di “Occupy Wall Street” è di gran lunga inferiore rispetto al passato e manca anche di una rivendicazione chiara. Tuttavia, dopo aver visto che le proteste degli anni ’50 e ’60 del Ventesimo secolo sono riuscite a curare il sistema democratico americano dalla “malattia cronica della politica”, spero veramente che possa esserci una ondata di movimenti di massa in grado di toccare i gruppi di interesse nazionali. Queste nuove manifestazioni dovrebbero curare la “malattia cronica dell’economia” (che include il sistema economico e quello finanziario) e alcuni problemi sociali degli Stati Uniti. Per realizzare questo ideale occorre sì appoggiarsi all’ordinamento democratico nazionale – ad esempio attraverso la libertà di espressione o le votazioni - ma bisogna anche ricorrere frequentemente alle dimostrazioni di protesta e ad altri strumenti democratici, nel rispetto e nello spirito della Costituzione.
Nonostante la Costituzione di quasi tutti i paesi riconosca alla popolazione libertà di parola e il diritto di manifestare, non tutte le nazioni godono effettivamente di questi diritti. Quest’affermazione è un cliché che non intendo articolare ulteriormente. Il concetto che mi preme sottolineare è che nei paesi democratici e in quelli non democratici il riconoscimento costituzionale del diritto di manifestare dei cittadini ha un significato completamente diverso, che può anche portare a risultati opposti.
Le dimostrazioni di protesta nei paesi democratici, compiute nel rispetto della Costituzione, sono parte integrante degli stessi sistemi democratici, che in ultima analisi inevitabilmente migliorano e si sviluppano permettendo al potere democratico di divenire più stabile e armonioso.
Al contrario il risultato ultimo dell’assenza di dimostrazioni di protesta sotto i regimi non democratici è quello di scaturire nella sovversione del regime autocratico per edificare la democrazia. Se si comprende questa definizione di base della democrazia e dell’autocrazia non si metteranno più stupidamente sullo stesso piano "Occupy Wall Street” negli Stati Uniti e la “Rivolta dei gelsomini” mediorientale.
Tradotto da
Mauro Crocenzi, 18 Novembre 2011
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