La prima Repubblica cinese



La prima Repubblica cinese è il frutto di un armonioso concordato tra le forze in lizza nella Terra di mezzo: i rivoluzionari guidati da Sun Yatsen, i monarchici - militari di Yuan Shikai - e i costituzionalisti di Liang Qichao. L'accordo pacifico non porta cambiamenti sostanziali. Il mancato spargimento di sangue avrebbe dovuto invece elevare il concetto del valore della vita umana. Il post di Fu Guoyong del 26 settembre 2011 è insieme una riflessione interessante sul risultato raggiunto e un appello a ridare valore a quanto alcuni attivisti pensarono di fare in Cina. Nel 1912.


La tavola rotonda su cui nacque la prima Repubblica di Cina: dialogo e coesione.


La Repubblica (1) [cinese] non è stata il frutto di lotte bensì di discussioni e di dialogo.


Sedersi a questo tavolo, risolvere la crisi politica attraverso dei negoziati pacifici fu un approccio senza precedenti nella storia cinese. Una ballata dell'epoca , descrive bene la scena:


Davanti alla sala dell'assemblea regna la serietà,


gli stranieri assicurano la partecipazione del popolo.


Il paese in cui convivono, si sta aprendo ai negoziati di pace,


oggi il popolo è sovrano.


Naturalmente anche il dialogo pacifico non è semplice, specie se sulla stessa scena agiscono attori e fattori dissimili: il panico nella città Proibita, le fantasie assurde dei monarchici, la fermezza dei costituzionalisti, il radicalismo del partito rivoluzionario, il pragmatismo dei signori della guerra... Facevano tutti lo stesso rumore, ma seguivano scopi diversi in direzioni diverse. Alla fine, come gli affluenti di un fiume, sono confluiti tutti nel mare che chiamiamo «Repubblica». […]


Il formidabile rumore della "repubblica".


Nell'opinione pubblica del sud [della Cina] si erano già diffuse le idee repubblicane.


Il 28 ottobre [1911, ndt], in una Suzhou non ancora indipendente, tra i banchi di scuola media Ye Shengtao [scrittore e redattore nella Cina moderna, attivista civile ndt] scriveva sul diario: «D'ora in poi... la canzone dei compatrioti cinesi sarà quella della libertà. A occidente dell'Oriente, nella Repubblica Cinese è stata scoperta la Repubblica. Che gioia! »


Il 16 novembre, Li Yuanhong [due volte presidente del governo repubblicano provvisorio a Pechino ndt] parlava con entusiasmo del futuro della Cina: «immagino una futura Repubblica federale costituita sul modello degli Stati Uniti d'America». […]



Una vittoria “armoniosa(2).


In quella grande rivoluzione che fu, le tre forze principali, sebbene sembravano percorrere strade diverse, riuscirono alla fine ad accordarsi. Sun Yatsen perseguiva la via della rivoluzione e dell'estremismo; Yuan Shikai era sulla strada del pragmatismo e scelse di affinare le forze militari - che poi diventarono i Signori della guerra - oltre che quelle civili. Intanto Zhang Jian in Cina e Liang Qichao all'estero guidavano i costituzionalisti, scelsero la fermezza e si fecero promotori delle riforme e del rilancio dell'industria.


Tra estremismo, fermezza e pragmatismo sembra non ci sia molto in comune. Sarebbe stato difficile infatti trovare un minimo comun denominatore . Il primo sparo a Wuchang fu invece la miccia della rivoluzione. [Una rivoluzione] che si rivelò parziale e ben definita entro i suoi limiti, anziché universale.


La rivoluzione Xinhai non ha scosso le strutture profonde della società, né l'ha rovesciata tanto meno ha sconvolto i valori fondamentali della cultura confuciana.


L'imperatore Qing ha abdicato, la Repubblica è costituita e la guerra è finita. Un obiettivo minimo: sostituire l'Impero con la Repubblica e le dinastie con i governi. É stata una rivoluzione puramente politica, che è diventata un accordo consensuale tra le tre parti capaci di trovarvi il minimo comune divisore.


Così si son potuti sedere allo stesso tavolo, hanno portato avanti i negoziati di pace, hanno raggiunto un compromesso e si son permessi delle concessioni gli uni con gli altri. Non c'erano né vincitori né vinti. Questa era la soluzione più economica in termini di prezzo sociale.


Ma a noi non piace risolvere i problemi in questo modo. La storia cinese è segnata dalla logica della violenza: una mentalità che ci porta a "non avere pietà del cattivo anche se è stato sconfitto". (3)


In questo senso, la rivoluzione Xinhai rappresenta un precedente positivo nella cultura politica cinese. Tale precedente sarebbe dovuto diventare una tradizione per le generazioni successive. Queste avrebbero dovuto capire e poi ricordare che in qualsiasi epoca esistono le fondamenta di una saggezza civile capace di ottenere un consenso. La chiave sta nel preciso momento storico e nelle scelte che si fanno.


Le rivoluzioni e le riforme fatte con il minimo spargimento di sangue possibile sono quelle più degne. Sono queste che danno valore alla vita umana.


(1) Il termine 民国 [minguo] voleva evidenziare due concetti essenziali della nuova Cina: la presenza di uno stato centrale (guo) e il concetto di nazione, "partecipata" attivamente dai cittadini (mín). Nella traduzione è reso come Repubblica cinese, ad indicare la prima repubblica creata nel 1911-12. I rivoluzionari del Partito Nazionalista adottarono poi la formula Zhonghua Minguo (中华民国), dove Zhonghua introduceva il concetto di Cina. Questa dicitura è utilizzata ancora oggi a Taiwan, Repubblica di Cina, insieme alla bandiera di quel primo governo. (2) 共识 [gong shi], lett. consensuale, concordata, licenza poetica della traduttrice. (3) 打落水狗 [da luo shui gou], lett. Menare un cane che sta affogando, fig. distruggere completamente il nemico che ha già perso. Tale proverbio appare per la prima volta tra gli scritti di Lu Xun, che probabilmente l'ha creato.



Tradotto da Tania Di Muzio, 02 Novembre 2011