Il sogno canadese (parte 2)



Lo scorso febbraio, il governo federale canadese ha annunciato che interromperà l'Immigrant Investor Program, con il risultato che i 66mila applicanti fino ad oggi in attesa si vedranno chiudere la porta in faccia senza alcuna distinzione. Si stima che tra questi 57mila provengano dalla Cina, tre quarti dei quali pare abbiano fatto richiesta di aderire al programma principalmente per assicurare un'istruzione migliore ai propri figli. Seconda parte dell'analisi del Nanfang Zhoumo.

Risorse educative migliori e più economiche
"La situazione in Cina è questa, bisogna spendere molto". Come uomo d'affari, Han Lei ha scoperto, dopo attente riflessioni, che le spese per l'istruzione nella Repubblica popolare non sono inferiori a quelle in cui si incorre nel caso si decida di emigrare. Ma anche volendo spendere, tuttavia, riuscire ad accedere ad una buona scuola in Cina non è affatto cosa semplice.

Sebbene Han e la sua famiglia abitassero in un quartiere residenziale, tuttavia il distretto scolastico non era buono. Nel 2004 lui e la moglie hanno convenuto di spendere 500mila yuan per comprare un appartamento nel centro di Nanchino affinché il figlio maggiore, che frequentava la prima elementare, potesse studiare in una buona scuola. Nelle città di prima fascia i prezzi sono più alti. Nel luglio 2013, gli alloggi scolastici del distretto Xicheng di Pechino stavano tra i 110mila e 180mila yuan al metro quadro, alcuni arrivavano persino a 200mila yuan.

Ma acquistare una camera non risolve il problema scuola. Han ha dovuto chiedere a un amico di sponsorizzare il figlio e soltanto una volta pagato e ottenuta la raccomandazione il bambino è riuscito ad entrare presso l'istituto. "In quella scuola ci sono classi buone, ma anche pessime. Se si vuole essere ammessi in una buona sezione bisogna pensare a una soluzione".

Inoltre, la scuola distava parecchio da casa, così Han ha dovuto comprare una macchina apposta per accompagnare e andare a riprendere il figlio. La moglie ha cominciato a fare la mamma a tempo pieno per poter seguire il bambino anche nello studio. Poi è nato anche il secondo figlio, così i genitori di Han si sono uniti alla squadra per badare al nuovo nato: tutta la famiglia ruotava intorno ai bambini.

"La situazione in Cina è questa, bisogna spendere molto". Oltre ai normali costi per l'istruzione, occorre inevitabilmente provvedere anche ai regali per gli insegnanti durante le varie festività, se si vuole che questi abbiano un occhio di riguardo per il bambino. Al di fuori delle lezioni regolari, Han ha iscritto il figlio a due classi speciali di violoncello e arte. Nel giro delle sue amicizie tutti avevano provveduto allo stesso modo per i figli, così Han temeva che se non avesse fatto lo stesso il suo bambino sarebbe rimasto indietro. Una volta raggiunte la scuole medie, ha inoltre deciso di segnarlo a delle lezioni integrative del costo di 100 yuan l'ora. Affinché fosse ammesso a un buon istituto si è dato ancora una volta molto da fare, contattando conoscenti e facendo regali.

Sebbene avesse speso un sacco di soldi e chiesto aiuto con umiltà, le prestazioni del bambino non miglioravano. Anche alle medie il figlio continuava ad avere una scarsa capacità di autocontrollo. Persino la madre era diventata insofferente al dover supervisionare costantemente lo studio del bambino. Han si rese conto che ormai tutte le energie e le gioie famigliari erano state inghiottite nel percorso educativo del figlio.

Anche la famiglia di Wang Bin, che come Han Lei si è vista rifiutare la domanda per il programma d'immigrazione canadese, aveva pensato di trasferirsi per assicurare alla figlia Huihui un'istruzione di qualità. Fin dall'inizio Wang si era sempre opposto al sistema educativo competitivo cinese e sperava che la bambina potesse avere una formazione in stile occidentale. Perciò, appena compiuti i tre anni, Huihui era stata mandata a lezioni di inglese per bambini. "Si parla di 20, 30mila yuan all'anno. Non è stato un investimento particolarmente grosso".

Stavano tutti seduti in una stanza spaziosa: il metodo consisteva nell'insegnare una lingua come se fosse un gioco. Un sistema che si adattava molto bene a Huihui e che le ha permesso di acquisire buone basi. I primi problemi sono emersi al momento delle elementari. Appresi i rudimenti dell'educazione occidentale, i risultati scolastici di Huihui erano abbastanza buoni, solo che chiacchierava e faceva dispetti durante le lezioni, incorrendo nelle critiche feroci degli insegnanti. In passato Huihui alzava sempre la mano prima di prendere la parola in classe, ma arrivata alle elementari veniva spesso sgridata. "Devi aspettare che venga detto il tuo nome prima di parlare", la redarguivano i maestri.

A poco a poco, Huihui aveva perso qualsiasi voglia di andare a scuola. Ogni giorno la mattina cincischiava per non uscire. Per non influenzare la natura della bambina, i genitori decisero di mandarla in una scuola straniera a tempo pieno. Così dalle elementari fino al liceo ha seguito sempre un percorso di studio di impronta occidentale. Huihui è cresciuta in questo mondo utopistico senza avvertire mai il peso dello studio. Poi dopo il liceo la situazione è cominciata a diventare sempre più stressante. Si alzava la mattina alle 6 e alle 11 di sera era ancora a studiare.

Anche Han Lei si era reso conto che lo zaino del figlio diventava ogni giorno più pesante. Il corso delle superiori prevedeva nove materie e anche gli esami erano aumentati.
Il professor Zheng Yefu della facoltà di sociologia della Peking University ha spiegato al Southern Weekly che è proprio per via della concorrenza troppo spietata fin dai primi anni e per la pressione esercitata dall'esame di ammissione all'Università che molti ragazzi cinesi vanno a studiare all'estero. "Non è tanto che all'estero il sistema di insegnamento è migliore. È il nostro sistema ad essere pessimo ed eccessivamente alienante", spiega Zhen.

"In Canada e in altri Paesi, le scuole pubbliche sono gratuite e aperte a chiunque. E sono anche più economiche di quelle cinesi. Quella canadese è una società egualitaria e l'istruzione è considerata molto importante per i bambini. I genitori non sono costretti ad adulare i professori con regali". Liu Lihua, direttore generale della società di Guangzhou He Zhongtou Investment Consulting Co., si occupa di immigrazione da più di dodici anni.

La maggior parte delle pratiche gestite in passato, riguardava proprio l'istruzione dei figli, spiega. "Questa nuova generazione di genitori non sembra essere rigida come le passate e valuta molto attentamente l'educazione dei propri bambini". Con voce commossa, si spinge a dire che forse, proprio per questo, i genitori di oggi sono i migliori; oltre ad essere benestanti, hanno anche rispetto per i propri figli e per questo vogliono assicurare loro un buon ambiente in cui crescere. La sua società di mediazione fa pressione proprio su questo punto. "All'inizio molti capofamiglia sono restii a emigrare, ma non appena si fa cenno alla questione dell'istruzione dei figli, improvvisamente si lasciano convincere".

Sacrificare gli adulti per la felicità dei bambini
La raggiunta indipendenza della figlia, lo ha portato a ritenere che sia valsa la pena di affrontare tante difficoltà dopo la partenza.
Guardando indietro ai dodici anni spesi in Canada da emigrato, nonostante i numerosi disagi, Huang Lin ritiene che la scelta presa sia stata quella giusta. "Lo è stato per la mia bambina!".
Arrivato in Canada l'intenzione di Huang era quella di "cercare un posto come responsabile"; riteneva che, dato il suo background da alto funzionario in Cina, meritasse una buona posizione. Tuttavia rimase molto deluso vedendo un amico ingegnere informatico ridotto a fare il cameriere in un ristorante. Era talmente impacciato che dopo tre giorni lo avevano licenziato.

"In seguito ho fatto il lavoratore stagionale in un supermercato; assistevo i clienti nel fare la spesa, portavo le buste, li aiutavo a spingere il carrello". Huang ha intrapreso ogni tipo diprofessione: manager, rappresentate, commesso, facendo anche più  lavori contemporaneamente. Ogni ora guadagnava solo pochi dollari, e non si dava pace ripensando a quando in passato maneggiava decine di milioni. "Per fortuna non dovevo fare quei mestieri per vivere".
"Gli adulti si sacrificano per la felicità dei bambini". La maggior parte degli immigrati, come Huang, si immola sperando che il proprio figlio riesca ad avere successo in un altro Paese. Dopo essere partito, Huang è tornato indietro per prendere la figlia, che a quel tempo faceva l'asilo. Ora è una studentessa dell'Università di Toronto ed è il suo orgoglio.

Huang era rimasto molto impressionato dall'alta qualità dell'istruzione canadese. La figlia seguiva il primo anno, quando fu invitato per la prima volta alla festa dei genitori organizzata dalla scuola. "Scoprii che non erano previsti curricula e nemmeno libri di testo." Quando chiese il perché all'insegnante, questo se ne andò via dicendo che non aveva mai sentito parlare di queste cose.
Fu molto rassicurato quando la scuola promise che il carico di compiti per le lezioni extracurriculari non avrebbe superato la mezzora, e invitava i genitori a controllare il lavoro dei docenti, a non sgridare i bambini o a fare paragoni con gli amichetti.

Gli insegnanti erano molto attenti agli studenti. Ogni anno compilavano una tabella dove nella parte alta illustravano dettagliatamente la situazione scolastica dell'alunno e il livello raggiunto in ogni corso. "Era una specie di rapporto molto minuzioso, e anche i rimproveri venivano fatti nella maniera appropriata". Una volta finito di leggere tutto, Huang capì che i professori ci tenevano veramente agli studenti.
Dopo aver passato ogni step dalla lettura, ai lavori manuali e ai servizi per la comunità, nel 2013 la figlia fu ammessa alla facoltà di Fisica Spaziale dell'Università di Toronto. "Era proprio quello che voleva fare". Huang non doveva preoccuparsi della crescita della figlia con la stessa maniacalità dei suoi amici cinesi. La sua totale autonomia fu una grande sorpresa.

Chiusa una porta, si apre una finestra?
L'invasione di cinesi in Canada ha portato il governo federale a credere di essersi "svenduto a poco prezzo".

Dopo aver presentato domanda e la documentazione sui suoi beni, Han Lei ha preso il suo numeretto e si è messo in fila. Un tale afflusso di applicanti era del tutto inusuale. Secondo quanto riportato dai media locali, dopo che nel 2012 il Dipartimento d'Immigrazione canadese ha rilasciato le quote d'immigrazione, i candidati cinesi se le sono arraffate tutte nell'arco di un giorno solo. Quella folla di richiedenti è diventata motivo di grandi ansie per il Canada e il partito conservatore è stato il primo a venire bersagliato dalle critiche per il basso grado di integrazione tra immigrati e società locale.

"Il governo ha ritenuto che il contributo portato da questi ricchi immigrati al Paese non fosse sufficiente", ha spiegato Huang Lin.
Gran parte degli immigrati non si sono inseriti nella società locale, anche perché molte persone in realtà risiedevano e guadagnavano ancora in Cina. Stando alle statistiche dei media, in venti anni un aderente all'Immigrant Investor Program paga 20 milioni di dollari canadesi in meno di tasse rispetto ad uno immigrato sulla base del Federal Skilled Worker Program.

Negli ultimi anni, le voci sul programma d'investimento per immigrati si sono fatte sempre più preoccupanti. Il governo canadese ha cominciato a credere di "essersi svenduto a poco prezzo"; nel luglio 2012 ha deciso di bloccare le nuove richieste per dedicarsi a quelle già accumulate. Nel novembre 2013 il Dipartimento d'Immigrazione ha reso note le quote per il 2014, senza dichiarare quando sarebbe stato riavviato l'Immigrant Investor Program.

E alla fine è arrivato l'11 febbraio. Han Lei aveva seguito gli ultimi cambiamenti con ansia, poi ha ricevuto la notizia dell'estromissione dal programma. Dopo l'annuncio dell'interruzione "senza distinzioni", le società intermediarie hanno proposto "di protestare contro il governo per questa manovra repentina, ingiusta, immotivata e senza preavviso." Alcune persone hanno sfidato su internet il Ministro dell'Immigrazione, Chris Alexander, chiedendo di revocare quella decisione e proponendo, invece, di sottoporre il caso a un tribunale. Qualcuno si è spinto a minacciare di boicottare i prodotti canadesi.

Ma nonostante le parole dure, il business continuava, mentre i canali d'immigrazione tra Canada e altri Paesi che non erano ancora stati chiusi ricevevano sempre più richieste.
A dire il vero, se la "porta d'ingresso" per l'immigrazione era stata blindata, rimanevano pur sempre delle "finestre" ancora aperte. Il Canada è uno Stato federale e non necessariamente le politiche d'immigrazione del governo federale coinvolgono le singole province.

"Il fatto che la confederazione abbia sospeso l'Immigrant Investor Program in realtà è un grande vantaggio per noi. Ci sono molto persone che avevano inviato la domanda per il piano, e che una volta interrotto si sono subito rivolte a noi", racconta Zhang Zifeng, direttore di un'agenzia d'immigrazione che lavora come intermediaria per il programma d'immigrazione nella provincia dell'Ontario. Ormai tutti quelli che avevano già fatto richiesta si sono affollati dalle nostre parti, in questi due mesi bastava solo stare seduti e aspettare i clienti, ormai il numero dei richiedenti ha già raggiunto il totale dello scorso anno.

La società di Zhang ha dovuto rinforzare il personale in Cina. Un impiegato è andato nel Zhejiang, un altro è partito per la Mongolia Interna il 26 febbraio. Le regioni del Zhejiang e della Mongolia Interna hanno cominciato ad attirare nuovi investimenti; la prima è nota per l'imprenditoria privata, la seconda per il settore delle estrazioni minerarie. Tra i nuovi inaspettati clienti di Zhang c'è un dirigente di un'azienda statale. Era già stato in attesa quattro anni, quando aveva fatto domanda al governo federale il figlio stava ancora alle medie, e aveva in mente di andare in Canada per fargli frequentare il liceo e l'università lì, e poi magari comprare un appartamento. Chi si sarebbe mai aspettato una sospensione del programma tanto radicale! Così ora moglie e figlio sono già partiti, la casa è stata già acquistata, però sono senza green card. Era molto ansioso di arrivare in Canada attraverso la candidatura provinciale.

Hu Zhiyu, avvocato di base negli Stati Uniti, ha dichiarato che, alla luce degli ultimi cambiamenti, forse gli immigrati statunitensi potrebbero costituire un'alternativa. Allo stesso tempo spera che un cambio di rotta dei ricchi immigrati possa aiutare la ripresa economica di Paesi europei come Grecia, Spagna e Portogallo, che hanno già adottato politiche volte ad attrarre investitori-immigrati da oltremare. Lo stop del Canada può dare grandi opportunità a questi Paesi.

Han Lei ha in mente di cambiare posto. Dopo aver aspettato sei anni per trasferirsi in Canada, ora sta pensando all'Europa o magari agli Stati Uniti. La differenza di budget richiesto non è molta, i Paesi hanno tutti pubblicato i loro prezzi, basta soltanto scegliere.

Per Wang Bing invece è diverso. Da quando ha preso la decisione di emigrare, Wang ha visto la sua vita cambiare in maniera evidente. Improvvisamente ha cominciato a interessarsi a qualsiasi notizia sul Canada, dall'istruzione al mercato immobiliare, smettendo contemporaneamente di investire nel real estate cinese. Adesso, però, non vuole più partire. Ha già aspettato cinque anni e sua figlia, come voleva, è ormai da tempo all'estero a studiare. La sua più grande motivazione per emigrare si è così dissolta.

[tradotto per Internazionale]

Tradotto da Alessandra Colarizi, 13 Giugno 2014