La Taiwan che si vede



Come appare Taiwan agli occhi di un visitatore proveniente dalla Cina continentale? Li Chengpeng racconta le proprie impressioni su Taiwan. A partire dallo stereotipo di "paese poetico", ai dibattiti politici televisivi che rappresentano, a suo dire, il panorama migliore dell'isola, alle manifestazioni di protesta contro il governo. Naturalmente, non è tutto perfetto, ma si tratta di un paese che non ha paura di mostrare e affrontare il proprio lato oscuro.


Nel 2013 i taiwanesi hanno celebrato il 102esimo anniversario della fondazione della Repubblica cinese. Io sono andato a Taiwan quando è iniziata la stagione dei monsoni. [...]
I turisti cinesi immaginano Taiwan come un posto poetico. Una volta lì, ti accorgi che non lo è. Taipei è vecchia, ma non di quel vecchio meticolosamente riprodotto, come a Lijiang. È vecchia e dimessa. Strade strette, botteghe con le porte piccole, edifici bassi con mattonelle cadenti dalle facciate, alcuni con le vetrate marrone tipiche degli anni Ottanta e che i cinesi odiano.  [...]

La Cina ha più risorse paesaggistiche, ma il panorama migliore di Taiwan è il programma serale di attualità politica. Per questo è difficile trovare filmetti porno a pagamento negli hotel: cosa c'è di più eccitante di gente che fotte il governo? Ed è pure gratis... Una sera in trasmissione raccontavano la storia di un tipo che stava attraversando il paese in bicicletta. Su un viadotto, finì a terra perché la ruota si era bloccata in una crepa sulla strada. La gente protestò che al momento della costruzione, non erano state considerate le necessità delle ruote più strette. I funzionari non persero tempo: si scusarono e fecero allargare il manto stradale.
Che esagerati! In Cina i dipartimenti preposti non verificano mai se sei in sovraccarico, e se un ponte rischia di collassare è una questione di fortuna. Questi invece hanno anche la faccia di protestare! Quasi cominciava a mancarmi il nostro notiziario! Incuriositi, gli amici di Taiwan mi chiesero com'era il nostro telegiornale. Lo riassunsi così: un sano programma di intrattenimento, dove sia chi legge le notizie sia chi guarda non è convinto, ma tutti insieme fingono di crederci molto.

Avevo tre desideri da realizzare a Taiwan: visitare il parlamento; partecipare a una manifestazione; guardare i funzionari presi a scarpate. [...]
Il primo desiderio l'ho realizzato presto. Grazie al certificato di visitatore individuale ho ottenuto un documento di ingresso al parlamento, senza che nessuno mi chiedesse se fossi un clandestino cinese.
Mentre erano in corso i preventivi delle spese del governo, una parlamentare si è alzata e a gran voce ha denunciato il direttore del ministero di Polizia. Le discussioni sono andate avanti per dieci minuti, senza che il capo della polizia pronunciasse una parola. Nelle indagini su dei negozi illegali era venuto fuori il nome del parlamentare. La cosa che mi ha stupito è che la somma di denaro al centro della discussione non era alta, più o meno la cifra che tempo fa un capo villaggio cinese doveva per le spese di uno zampone di porco al ristorante. [...]

Un giorno ero libero e passeggiai fino all'ingresso del palazzo presidenziale. C'era una folla che, con lo slogan "il popolo non può controllare il fuoco", denunciava a gran voce la collusione tra funzionari e uomini d'affari. Sembravano soddisfatti. Mischiandomi tra la folla gridai: "Il presidente Ma è un incompetente". Pensando poi che non fosse giusto, ho inveito contro la sfrontatezza del Partito democratico progressista ...Realizzavo così il secondo desiderio. Che soddisfazione, cazzo, pensate che solo voi taiwanesi potete insultare il presidente! [...]
La professoressa Long Yingtai organizzò la visione del documentario "Vedere Taiwan". Nel buio del teatro Meihua, la prima frase arrivò lenta e soffusa: "Vi preghiamo di non stupirvi, se non avete visto una Taiwan simile, è perché non eravate sufficientemente in alto".
Il film era molto bello, con inquadrature dall'alto, le montagne Ali, il lago Riyue, immagini al rallentatore, dissolvenze, musica raffinata. Dopo un po' mi è venuto sonno, molte tv locali in Cina di notte trasmettono a ripetizione simili filmati di propaganda , Zhangjiajie, Jiuzhaigou... Sembra proprio che il governo sia lo stesso ovunque.

Combattendo tra la sonnolenza e l'educazione, mi svegliai all'improvviso: la scena passava dalla magnificenza a un assoluto terrore. Nude rocce venivano fuori dai monti indaco, sulle acque del ruscello si accumulava ogni sorta di rifiuti, la foresta era stata abbattuta, poltiglie bianche e rosse galleggiavano sulla superficie del lago Guanyin...un film su dei paesaggi stupendi era diventato un film sui disastri. Il pubblico bisbigliava: Ah, questo è quello che succede nella bella Taiwan? Perché non lo vediamo mai?
"Voglio mostrare il lato brutto della bella Taiwan", ha affermato Qi Bolin, il regista del documentario. Non è un regista professionista, è un impiegato pubblico. Per girare questo film si è licenziato, tre anni prima di poter ottenere una pensione di quattro milioni di dollari. Ma non poteva più aspettare. Con una spesa di novanta milioni di dollari, il costo del film è il più alto nella storia del cinema di Taiwan. Dato che i fondi non bastavano, Qi Bolin è arrivato a ipotecare la casa.    [...]
Dopo aver visto il film, il presidente della Repubblica Cinese, Jiang Yihua, ringraziò il regista: era un avvertimento sincero. Il regista aveva posto l'attenzione sul suo paese, il governo avrebbe sicuramente affrontato il problema dell'inquinamento delle acque del lago Guanyin.
In quel momento, volò dall'alto una ciabatta bianca e rossa, lanciata da uno studente insoddisfatto del trattamento svantaggioso sul lavoro. Fu portato fuori. Ma non venne picchiato né incarcerato, né indagato per cose insopportabili come aver rubato motorini, partecipato a risse per strada o aver spiato nel bagno delle donne da piccolo. Aspettavo che Jiang Yihua scoppiasse dalla vergogna e dalla rabbia...ma è un politico che sa recitare bene. Disse alla sicurezza di non mortificare lo studente, aggiungendo con calma: se nessuno ha ricevuto la mozione, prego lo studente di consegnarla direttamente a me. Ho realizzato così anche il terzo desiderio.
Ho discusso con degli amici taiwanesi, riconosco che Taiwan ha molti problemi e ammetto che la Cina continentale ha il vantaggio di saper concentrare le energie per fare grandi cose. Ma a Taiwan, tutti i problemi sono visibili, e anche se non riesci a vederli, c'è qualcuno che ti aiuta a vederli. [...]

Il disordine di Taiwan è limitato a situazioni particolari, lo vedi in televisione e al parlamento, mentre le città restano tranquille.
Un'ultima storia. Il signor Chen Xinji mi ha portato a visitare Ren-ai. Si tratta del campo di detenzione di Jingmei per i dissidenti durante il periodo del terrore bianco. Lin Yixiong, Shi Mingde, Bai Yang, Li Ao..sono stati rinchiusi qui. Negli anni Sessanta anche Chen Xinji è stato rinchiuso qui per cinque anni, per aver mangiato con un compagno di classe, sospettato di essere una spia.
Sul muro erano ancora appese manette e ceppi, l'orologio fermo alle quattro del mattino, perché era a quell'ora che i condannati a morte venivano portati fuori. Ancora oggi Chen si sveglia ogni giorno regolarmente alle quattro, perché "i ceppi risuonavano forte, svegliando tutti i prigionieri". Quando venne liberato, sua madre era già malata e lo fissava assente. "Mamma, Xinji è tornato", le disse. Ma la madre urlò: "vattene, non sei mio figlio". Scagliò un bicchiere contro la porta, gridando: "quei farabutti sono tornati a prendere mio figlio". [...]
Tempo fa qualcuno propose di demolire questa prigione, dolorosa per i taiwanesi. Ma alla fine è come il Museo 228, un memoriale, chiamato "area dei diritti umani di Jingmei". Un nome molto evocativo. Vengono organizzate anche visite per gli studenti. Le vittime non solo hanno ottenuto dei risarcimenti, ma possono anche far uscire delle autobiografie, e vengono invitati da Ma Yingjiu in occasione di iniziative di commemorazione. E certe volte quelli ancora arrabbiati lanciano anche delle scarpe. [...]

Mi è stato chiesto a proposito del processo di trasformazione di Taiwan. Non so rispondere, ma so che Taiwan è così: piuttosto che cancellare il dolore, permette a tutti di vedere questo dolore. Per evitare che il dolore si ripeta, bisogna guardarlo in faccia.
Amiamo citare sempre le parole di Desmond Mpilo Tutu: Non c'è futuro senza perdono. Ma dimentichiamo che aveva aggiunto: non c'è giustizia senza verità.
Come si dice...vedere Taiwan.

Tradotto da Lucia De Carlo, 28 Gennaio 2014