L’articolo tradotto è stato pubblicato sulla rivista Surfaces all’inizio del 2011, in risposta alle domande del capo redattore che si domandava stupito, cosa fosse il cinema indipendente in Cina.
1. Perché esiste il cinema indipendente?
In Cina, lo sviluppo del cinema indipendente trae vantaggio da alcuni fattori: in primo luogo lo sviluppo dell’economia di mercato è congiunto all’aumento del livello di libertà professionale e di vita delle persone. Alla fine degli anni ottanta questo incremento ha permesso la possibilità di produrre cinema indipendente. Alla fine del decennio successivo, inoltre, il cambiamento del mercato del lavoro ha generato un consistente surplus di artisti. Oggi, molte delle persone che vogliano fare cinema, spesso, scelgono quello indipendente.
Tra il 1985 e il 1989 cominciò una trasformazione dei fondi sociali che rapidamente divenne generalizzata e così, un po’ prima degli anni novanta, nacque quello che oggi chiamiamo cinema indipendente. Alla fine di quel decennio alcune persone considerarono legittimo e realizzabile spendere i propri soldi per produrre quello a cui erano interessate, senza più avere bisogno dei fondi sociali.
Il secondo fattore è la grave assenza dei mass media. La natura inclusiva del cinema possiede anche la caratteristica di veicolare l’informazione e così facendo, influenza la massa; per questo motivo fa parte dei mass media, come la televisione e internet. Il cinema possiede altre due importanti e divergenti caratteristiche: è arte e puro svago, è industria e propaganda, laddove l’attributo propagandistico e l’essere mezzo d’informazione sono coincidenti.
Nessuno può creare una rete televisiva indipendente; nel corso di questi ultimi dieci anni, poi, la carta stampata ha già di fatto eliminato i network minori e ciò che rimane è solo il mainstream. Alcune persone non erano contente di come stavano andando le cose e fondarono dei mezzi d’informazione individuali, principalmente utilizzando piattaforme di rete, per dire e diffondere la propria opinione. Si doveva riuscire a raggiungere un’alta produzione, specialmente perché i mass media non potevano diffondere quello che veniva prodotto da queste persone. Il veicolo d’informazione, in molte occasioni, era costituito da video editati, in realtà diretti ad un pubblico estremamente ristretto (io li definisco un’assoluta minoranza) e diffondevano contenuto di cui i mass media erano carenti.
Persone con diverse professionalità, esperienze ed età, convergevano intorno al cinema indipendente. Significa che consideravano le produzioni video un mezzo di grande forza espressiva, e che, a livello più profondo, queste minoranze rifiutavano o erano scettiche riguardo i mass media. La diffusione del cinema indipendente in Cina è stato possibile in quanto parte del pubblico ha condiviso questo rifiuto e la generale diffidenza nei confronti dei media di massa.
Il terzo elemento è costituito dalla praticità della tecnologia che ha più colpito la gente comune: videocamere digitali, hardware e software, il miglioramento delle condizioni di diffusione dell’immagine e una generale alta educazione alla produzione di contenuti video.
Cosa significa la parola indipendenza nel cinema indipendente?
Lo sviluppo del cinema indipendente fino ad oggi è sempre cresciuto liberamente: è palese osservando la condizione più brada, divulgativa e molto più lontana dal monopolio metropolitano, che possiede rispetto alle altre forme di “cultura”. Molte città di medie dimensioni hanno metodi di diffusione e di creazione di contenuti video che non possono contare di decreti amministrativi o di politiche di supporto. Ad una parte di giovani, il cinema indipendente ha fornito una speranza e un canale di espressione.
Dal mio punto di vista, l’indipendenza in sé è un modo fondamentale di esistenza umana. Nella diversità non ci può essere uguaglianza e quindi è impossibile non essere indipendenti gli uni dagli altri. L’indipendenza viene anche chiamata differenza: quando l’individuo non può far a mano di esprimerla, viene percepita immediatamente o soprattutto avvertita come come una riflessione, uno spirito e un comportamento autonomo. L’indipendenza, però, non è necessariamente rivolta contro il sistema o le istituzioni, ma più questi la fanno da padroni, più e facile che diventino l’oggetto del pensiero e di azioni indipendenti.
In un immaginifico mondo utopico, dove lo Stato e il privato riescono ad agire con mutua responsabilità, l’individuo può ancora confrontarsi con l’altro in modo libero, riflettere sul senso intimo della diversità, agire di conseguenza e manifestare la propria autonomia. È ingenuo e infantile ritenere che l’indipendenza dell’individuo possegga una forza distruttiva nei confronti del sistema o delle istituzioni, come lo è anche ritenere che un’identità libera possa trascendere il proprio valore sociale e che il sistema possa eliminare radicalmente il nostro essere autonomi. Quindi perché negare l’espressione della diversità tra gli individui e tra questi e le istituzioni? Per questo motivo abbiamo ancora questo spazio di dialogo: l’esistenza del cinema indipendente è la prova evidente della richiesta sociale di un livello minimo di autonomia.
L’indipendenza e il mainstream di derivazione confuciana sono in intesa o in conflitto?
L’autonomia è innanzitutto una riflessione d’identità, in secondo luogo è ovvio che l’indipendenza subisce restrizioni e limiti che possono essere intesi come una forma di protezione, riducendo al livello sociale la possibilità di offese reciproche. La società avrebbe più possibilità di entrare in uno stato di iper stabilità, evitando i conflitti e le cure necessarie a sanarli (1). In realtà la distanza fra le persone è aumentata, a conferma che la natura infinita della comunicazione coincide esattamente con la limitatezza della comprensione reciproca, esempio concreto della società moderna. La cultura confuciana comprende i rapporti umani, la famiglia come base fondamentale, dove il concetto di privacy è inesistente e genera ogni tipo d’ incomprensione. La Cina è nella sua interezza un paese confuciano che negli ultimi vent' anni si è affacciato alla modernità, le relazioni tra le persone e quelle tra l’uomo e i diritti civili o gli organismi di natura commerciale si pongono tra il bisogno d’indipendenza individuale e l’apertura e il restringimento del gruppo o della famiglia, che tra gioie e dolori ricerca una via di mezzo. Il significato del Confucianesimo per la ricostruzione di un gruppo sociale (compresa la morale capitalista) si può stabilire solo ammettendo e sperimentando la base della natura indipendente dell’individuo.
Questo senso di autonomia è scontato, quello che non è scontato è l’espressione che deve avere, in quanto parlare e agire sono due cose totalmente separate.
L’espressione e la diffusione d’indipendenza sta crescendo?
Il cinema indipendente cinese è il tipico esempio di questa forma di espressione e si è sviluppato in tre momenti diversi. In un primo momento questa espressione è stata ritenuta un intralcio e un’eresia da una parte delle istituzioni. Doveva essere limitata ad un ambito in cui vigevano controlli e ammonimenti continui, al punto che, regolarmente, s’infliggevano provvedimenti severi. Tutto questo però sta venendo meno per dare spazio ad una seconda fase, che definisco di condizione parallela, molto simile al rapporto che intercorre tra l’economia programmata e l’economia di mercato. Adesso l’indipendenza non è sempre controllata. (Il controllo ha proibito ad alcuni registi di girare, ma da molti è stato ritenuto un provvedimento di facciata, senza nessun effetto pratico) ma è posta al di fuori del sistema, senza più essere rinchiusa il luoghi remoti. Questa sua posizione esterna, però, è sempre in una condizione di vagabondaggio, deve stare sempre molto lontana dalla gente sia a livello spaziale, sia nel processo divulgativo. Il moto psicologico che spinge ad agire in questo modo è sovrastimare l’essenza comunicativa dell’indipendenza (un film può avere tutto questo potere?) e rifiutare qualsiasi genere di comunicazione con questo ambiente pur mantenendo delle relazioni, per essere sempre al corrente di ciò che avviene. In un terzo momento, quando aumenteranno di gran lunga i movimenti massa non organizzati, (il governo direbbe “senza amministrazione si genera il caos”), saranno allora le istituzioni stesse che inseriranno al loro interno l’essenza indipendente del singolo, per puro egoismo, in quanto è credibile che questo possa opporsi alla natura caotica della massa.
L’essenza dell’indipendenza è in contrasto con il concetto di gruppo, ma non è chiaro se in futuro sarà possibile la nascita di una forza che competa con la massa violenta.
Nel mondo del cinema questa tendenza si realizza concretamente a scadenze: il circuito dell’industria cinematografica commerciale dovrà cambiare direzione e rivolgersi a registi che abbiano carattere, supportare coloro i quali saranno i portavoce della nuova generazione dell’industria commerciale. Per soffocare ciò che è ormai lontano nel tempo o ciò che risulta eccessivamente esplicito o volgare. Da questa combinazione nascono i talent show oppure la mitizzazione dell’artista. Questo processo, sebbene passato, continua e continuerà anche in futuro perché la comunità del cinema indipendente entrerà nel processo di creazione di star cinematografiche che saranno adulate come gli eroi di questa epoca.
L’ultimo cambiamento lo abbiamo già visto: è ciò che hanno tentato di fare i registi della generazione di Zhang Yimou, recuperando la cultura popolare della campagna. Quest’ultima, sorprendentemente, durante le Olimpiadi è stata riabilitata, dopo che è stata ritenuta arretrata e incivile dalla cultura del circuito commerciale che aveva anelato alle “quattro modernizzazioni”. La generazione di Jia Zhangke potrebbe rappresentare la cultura dei lavoratori migranti, quella che resiste, rozza, passionale, semplice, entusiasta. L’aspettativa di un futuro felice e giusto ci porta a sperare che questa possa diventare la cultura popolare cinese che abbia un peso e un valore. Invece dobbiamo essere soddisfatti con il mondo patinato, vuoto e contorto di quest’epoca. Ciò che rappresenta la cultura popolare cinese sono i nuovi edifici delle metropoli, come lo stadio di Pechino, il palazzo della televisione cinese, il teatro nazionale e il padiglione dell’Expo.
Cosa porta il cinema indipendente?
Nel cinema cinese c’è sempre stata una coscienza politica collettiva; diversamente, dopo la nascita del cinema indipendente si è prodotta una coscienza politica individuale che si sviluppa attraverso l’interazione di chi fa cinema indipendente e la società. Ricordo i tempi passati: le mense e gli investimenti per il cinema erano statali, c’era un solo menù per tutti i ristoranti e il pensiero era unico. Il cinema indipendente ci ha portato in ogni angolo della società anche in quelli morti, luoghi di cui l’impresa monopolista non desidera discutere. Il cinema indipendente ci sta offrendo un nuovo metodo di espressione linguistica.
A livello estetico ci sono due nuovi punti, fondamentali e in contraddizione tra di loro (che andrebbero spiegati in un altro articolo a parte): la resistenza contro il tempo, ossia la sua imparzialità e il senso di questa effimera resistenza, incarnata nel mondo rozzo, ruvido, dalle venature e nell’andare al di là del tempo vissuto propriamente (il tempo vissuto ci porta facilmente a ritenere che la parola scritta conduca alla verità). C’è poi la questione che in una condizione di creatività libera, la struttura sociale influisca chiaramente sulla psicologia dell’individuo, e quest’ultima si rifletta nei film. Al contrario se invece c’è una traslazione di significato a livello individuale questa identificazione viene meno.
(1) L’autore nel testo originale fa riferimento alle teorie freudiane e di Francis Fukuyama
Tradotto da
Desiree Marianini, 30 Giugno 2011
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