Wang Xiaobo accosta i dibattiti culturali alle scritte sulle pareti dei bagni pubblici: tutti bravi a fare appelli e sollevare importanti questioni sociali ed esistenziali senza però agire concretamente né evitare di cadere in contraddizione con le ideologie espresse. L'articolo fa parte dell'antologia Il mio giardino spirituale pubblicata nel 1997.
In aeroporto a Bruxelles in attesa dell'aereo della compagnia "People's Express". Oggi forse nessuno lo ricorda, ma dieci anni fa era molto conosciuta negli Stati Uniti, perché aveva i biglietti più economici. I voli interni costavano meno dei treni a lunga percorrenza. I voli internazionali erano più economici delle navi mercantili che, anche se ti riusciva di prenderle, poi dovevi pensare a cosa mangiare una volta a bordo, e non si trattava di spese da poco. Ho preso il volo della "People's Express" per andare e tornare dall'Europa. Poi purtroppo la compagnia aerea è fallita.
L'Europa in estate è piena di gente che va in giro vestita di blu. Tutti portano blue jeans, zaini blu su cui ci arrotolano degli stuoini. Dove vanno, dove dormono? Si stendono disordinatamente nelle sale d'attesa e nelle sale d'imbarco, rendendole simili a obitori. Ora anche per le strade di Pechino si vedono persone così: i capelli schiariti dal sole, il viso ricoperto di lentiggini, la fronte arrossata dal sole e nelle mani cartine turistiche per orientarsi. La differenza è che non sono tanti. Io invece ho girato l'Europa con tutte queste persone.
I poveri hanno bisogno di vitto, alloggio e trasporti economici. Gli studenti sono i più arroganti: anche se sono senza soldi, hanno di fronte un avvenire promettente. All'epoca ero studente, per cui mi piaceva leggere quelle guide di viaggio che consigliavano dei metodi per risparmiare. Dal centro di New York per l'aeroporto internazionale Kennedy c'era un autobus diretto, ma il libro consigliava di prendere la metropolitana fino al lato nord di Queens e poi da lì verso sud in autobus.
Sulla cartina questo itinerario sembrava la Omega dell'alfabeto greco. Ecco la spiegazione che ne dava il libro: fare il possibile per sfruttare i trasporti pubblici, perché sono sempre i più economici, in qualunque posto del mondo ci si trovi. Il libro istruiva anche sui segreti per riempirsi lo stomaco: a New York bastava andare in un ristorante cinese e chiedere una ciotola di riso e condirla con la salsa di soia; a Parigi all'ingresso delle chiese c'erano degli alloggi che distribuivano pasti caldi ai poveri.
Dopo le cinque del pomeriggio a Bruxelles si poteva procedere verso il centro commerciale City 2. Bastavano pochi spiccioli, se non proprio niente, per portarsi via un sacchetto di patatine rimaste invendute. Fredde e molli, ma riuscivano comunque a riempire lo stomaco. Non sono ricorso a questi metodi, ma se lo avessi fatto non li avrei trovati imbarazzanti: in fin dei conti ero studente.
Sono arrivato a Bruxelles all'inizio dell'autunno. In quella stagione l'Europa del nord è ricoperta di una nebbia crudele e un vento freddo, la gente non resta in giro troppo a lungo e se ha qualcosa da fare, la fa in fretta. Per questo sono rimasto in aeroporto ad aspettare l'aereo. All'improvviso però lo stomaco si è messo a brontolare. Nella guida turistica mancavano le indicazioni per dei bagni economici nell'aeroporto di Bruxelles.
Non avevo altra scelta che entrare in un bagno a pagamento: un dollaro per l'ingresso, 40 franchi belga. Da quel che ricordo, è il prezzo più alto del mondo. Entro nel cubicolo, chiudo la porta e vengo colpito dalla scritta sulla porta: "Ah, mio cuore infranto"...aveva tutta l'aria di essere stata fatta da un asociale giovanotto americano. Le cause potevano essere due: o era stato accoltellato al cuore oppure aveva preso troppo seriamente i suoi problemi.
Per quanto mi riguardava, il mio bisogno era urgente e necessitava di un'immediata soluzione, non potevo portarmelo sull'aereo, anche se un dollaro era davvero troppo. Se guardavo più attentamente, mi prendeva un sudore freddo: parole alla rinfusa scritte con ogni tipo di grafia possibile: scarsa qualità...senza alcuna consapevolezza...di infimo livello. Suscitavano comunque la mia simpatia, dato che anche io non sapevo fare di meglio.
A Bruxelles in attesa del volo, sono andato in un bagno a pagamento, senza immaginare che sarei entrato in un giardino culturale. Non ci credereste se dicessi che lì ho assistito a un dibattito umanistico. Anche all'estero ci sono questioni di alto livello: il problema del razzismo, dell'ambiente, "l'amore universale", "I have a dream". Quelle quattro pareti belle fitte di scritte mi facevano sudare freddo, mentre me ne stavo seduto in ordine e composto. Seduto sul cesso.
Sono convinto che erano menzionate "preoccupazioni ultime", ma sicuramente erano scritte in tedesco. Le iscrizioni in tedesco non erano poche, ma non le capivo. Qualcuno tirava fuori anche il post modernismo, ma non capivo neanche quello: sicuramente era scritto in francese. C'erano anche dei punti interrogativi scritti al contrario, non capivo cosa significasse. Ma niente in cinese, forse perché il prezzo per questo giardino era troppo alto e i miei connazionali non ci entravano - io ero un'eccezione. Vivevo in un ostello per studenti che forniva pane e burro gratis a colazione. Ci ero andato perché potevo spalmare uno strato di burro più spesso della fetta di pane.
La maggior parte delle cose scritte in inglese, anche se importanti, restavano superficiali. Per esempio, un signore aveva scritto: "proteggiamo l'ambiente". Sotto qualcuno aveva aggiunto: "per proteggere l'ambiente, cominciamo ad evitare le scritte sui muri". Ancora sotto, un'altra nota: "anche tu stai scrivendo". Volevo aggiungergli: "anche tu". Ma temevo che poi sarei stato ripreso anch'io.
Andando avanti così, si poteva scrivere qualsiasi cosa e l'ambiente era spacciato. Alcuni signori sollevavano la questione del divieto delle armi nucleari. All'epoca la guerra fredda non era ancora finita e le due potenze nucleari si confrontavano. Se un giorno avessero aperto il fuoco, eravamo tutti spacciati. Ero uno scenario a cui naturalmente mi opponevo. Solo che dubito che opporsi seduti al cesso alla fine serva a qualcosa.
Quel bagno di Bruxelles era anche una tribuna della giustizia globale. Molti messaggi chiedevano il rovesciamento di tutta una serie di dittatori. In linea di principio, li appoggiavo tutti. Ma non sapevo chi bisognava rovesciare: se li avessero scritti in cinese, ne avrei riconosciuti un paio, in inglese non ne conoscevo neanche uno. Alcuni chiedevano la liberazione di nazioni e regioni: li approvavo tutti, ma non saprei dire dove si trovavano quei luoghi. A parte ciò, non sapevo neanche cosa io, seduto sul gabinetto, potessi fare per loro in quel momento. I messaggi erano scritti all'imperativo, per spronare a realizzare delle cose. Naturalmente è una cosa positiva, ma alla fine di cosa si tratta, come vanno realizzate, chi lo fa? Niente di ciò era spiegato.
Come il nostro giardino culturale: c'è sempre qualcuno pronto a fare appelli. Fare appelli è importante, ma sarebbe meglio dire cosa si vuole fare.
In quello stanzino, la cosa su cui ero più d'accordo, era scritta sotto "liberiamo El Salvador": "per liberarlo, torniamo a combattere." Questo commento mi ha fatto pensare che per realizzare una cosa, servono più coraggio e impegno di un appello. Con un po' di coraggio ed energie, ci si può attivare. Altrimenti sarebbe meglio chiudere la bocca, risparmiare la saliva e mantenere pulite le pareti dei bagni.
Naturalmente ho pensato anche che, qualunque cosa si faccia, prima di tutto bisogna allontanare il culo dalla tazza del cesso. È importante. Se si trascura questo punto, si rischia di perdere l'aereo.
Tradotto da
Lucia De Carlo, 12 Aprile 2013
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