Ye Tan fa il punto su alcuni temi di attualità che suscitano grande interesse tra i consumatori cinesi: la qualità dei prodotti e la sicurezza degli alimenti in Cina. Questi due fattori, che contribuiscono ad abbassare la qualità della vita dei cinesi – insieme al forte inquinamento dell’acqua e dell’aria -, rappresentano per la giornalista l’ostacolo più grande alla transizione verso una economia orientata al consumo domestico promossa dalla nuova leadership cinese.
Non serve andare da “315” [il "Mi manda Raitre" di Cina, ndt]. La sicurezza degli alimenti e la qualità dei prodotti continuano ad essere un nervo scoperto. Dalle auto al cibo fino ai più recenti casi di acqua e aria, nessuno può sfuggire alle calamità ambientali.
La diminuzione dei prezzi dei prodotti cinesi dovuta alla scarsa fiducia è un tasto dolente ed è già diventata uno dei maggiori ostacoli alla transizione economica della Cina. Non è infatti un problema che riguarda solo le vendite a livello internazionale, ma anche sul mercato interno i consumatori non si fidano delle merci cinesi. I maggiori beneficiari del grande aumento del consumo in Cina, probabilmente, non sono le imprese nazionali, ma quelle straniere, che garantiscono una certa qualità. È estremamente evidente, per esempio, nel settore del latte in polvere. La diminuzione del prezzo dei prodotti, dovuta alla scarsa fiducia, è in parte un risultato inevitabile della velocità della crescita economica e del rapido aumento dei consumi. Solo riducendo la velocità e modificando la struttura industriale a monte sarà possibile risolvere il problema della qualità.
La crescita del consumo di latte in polvere in Cina è la più veloce al mondo. I dati del congresso dei prodotti caseari del 2006 mostrano che, nel 2005, la produzione totale di prodotti derivati dal latte ha raggiunto 28,64 milioni di tonnellate, 3,3 volte in più del 1995. Nel 1998 la spesa per i prodotti caseari in Cina era [in media] pari a 48,05 yuan; nel 2005, ha raggiunto 138,94 yuan. La Cina ha contribuito per metà all’incremento dei consumi mondiali di prodotti caseari, e in futuro la quota cinese è destinata a crescere ancora. La quantità totale a livello mondiale di latte prodotto nel 2012 è stata 749 milioni di tonnellate, pari a circa 107 kg l’anno pro capite. Nello stesso anno la Cina ha prodotto complessivamente circa 38,25 milioni di tonnellate di latte fresco, con una media pro capite annuale di circa 27,3 kg, pari al 25,5 per cento del livello mondiale.
Nel 2008 l’incidente della melamina è diventato uno spartiacque per l’industria del latte cinese. Prima che succedesse, il settore era caratterizzato da una rapida crescita; dopo, da un notevole rallentamento. L’incidente verrà pagato a caro prezzo [dall’intero settore], [minando] la crescita. Come mostra il rapporto “Sfide e opportunità per il settore caseario cinese” di Wang Dingmian, i 10 anni precedenti al 2008 sono stati per l’industria lattiero-casearia un periodo di rapido sviluppo, con la produzione di latte fresco che ha registrato un tasso di crescita del 17,4 per cento. Mentre, dallo scandalo della melamina fino ad oggi, il tasso di crescita annuale della produzione di latte fresco è diminuita all’1,29 per cento, con le importazioni di latte dall’estero cresciute del 500 per cento. La competizione sui prezzi dei prodotti locali si è fatta più accesa con l’aumentare del prezzo del latte importato. Attualmente, circa il 40 per cento delle 700 aziende del settore in tutto il paese sono in deficit. Negli ultimi quattro anni, la quantità di latte pro capite annua è aumentata solo di 0,3 kg. Questa significa che di fatto c'è stata una crescita regolare solo per alcune produzioni di latte, la cui sicurezza è garantita.
Il 70 per cento del latte prodotto a livello nazionale proviene da piccoli allevatori. L’attaché per l’agricoltura dell’ambasciata di Israele, Ezra Shoshani, ha dichiarato che la produzione di latte media annuale per produttore varia dai 4000 ai 4600 kg, cioè solo un terzo dello standard occidentale. Il responsabile delle vendite dell’americana Wonder Milk, Karen McBride, ha dichiarato che l’endogamia e l’eccessivo uso di antibiotici danneggiano fortemente la produzione di latte in Cina. Circa il 30 per cento delle mucche cinesi soffre di mastiti, che vengono curate solitamente con antibiotici. “È probabile che un’elevata quantità di antibiotici finisca direttamente nel latte”. I critici collocano il latte cinese nelle posizioni più basse a livello mondiale [in termini di qualità]. Le colonie di batteri sono di 4 volte superiori rispetto ai paesi occidentali.
Un'economia agricola [basata su una produzione] su piccola scala non è in grado di sostenere una grande industria lattiero-casearia. Un modello di produzione basato sui piccoli allevatori può solo andare bene per un tipo di consumo e per un numero di abitanti analoghi al passato. Una volta che si supera un valore critico nella produzione, è facile che vengano utilizzate pratiche come l’annacquamento o l’uso di antibiotici. I piccoli allevatori sparsi [sul territorio nazionale], insieme ai bassi - o la totale assenza di - standard nell’allevamento, inibiscono lo sviluppo del settore lattiero della Cina. Il settore del latte è come quello del minerale di ferro: a monte, il controllo è in mano ad altri, la Cina diventa un grande paese che trasforma e fabbrica. Senza qualità e senza standard [per le materie prime] non si realizzano prodotti di alta qualità.
Quello della produzione su scala ridotta è un limite che non riguarda solo il latte, ma lo si riscontra anche nell’allevamento di animali come i maiali. Senza una trasformazione della scala, una standardizzazione e un miglioramento della produzione agricola a monte, sperare che la qualità dell’industria alimentare possa cambiare [in meglio] è privo di alcun fondamento.
Gli standard nella produzione non rigorosi a monte, ed il fatto che alcuni governi locali chiudano un occhio davanti all’inquinamento da metalli pesanti e all’inquinamento delle falde acquifere poiché [interessati solo] al Pil, alle prospettive di carriera e ad arricchirsi velocemente, hanno aggravato il fenomeno già abbastanza diffuso degli alimenti di scarsa qualità. Se la terra è inquinata da metalli pesanti, la qualità degli alimenti non può essere buona; se il terreno si indurisce, il cibo non può essere biologico.
Se gli standard del settore lattiero cinese dipendono da una realtà di fatto, e quindi non possono che essere più bassi di quelli di paesi stranieri, quelli analogamente bassi del settore auto, con la scusa di sviluppare l’economia e proteggere le aziende, rappresentano invece una malcelata sottrazione di benefici ai consumatori.
Ciò che fa arrabbiare i consumatori cinesi è che i grandi tycoon mondiali del settore auto ritirano dal mercato le auto con difetti, tranne che in Cina. Il doppio standard delle imprese transnazionali spesso viene tollerato poiché loro dichiarano che “i fornitori dei componenti usati sui modelli cinesi non sono gli stessi e quindi [le auto sul mercato cinese] non hanno difetti”. Trattano così di fatto in maniera discriminatoria il mercato [cinese]. I grandi capi delle compagnie transnazionali usano gli standard cinesi come pretesto, la localizzazione della produzione di componenti come esca, ma identificano perfettamente le lacune delle leggi e la scarsa trasparenza dei meccanismi di certificazione. [È come se dicessero:] “ci approfittiamo di voi, che ne dite? Tanto voi stessi già lo fate tra di voi”.
Negli ultimi due anni vi sono stati solo quattro casi di vetture passeggeri di marchi cinesi ritirate dal mercato. A partire dal 1 gennaio di quest’anno è entrato in vigore un nuovo regolamento che prevede un risarcimento. Tale risarcimento è tuttavia inadeguato e probabilmente manager e produttori si scaricano le responsabilità a vicenda. I prodotti alimentari esportati dalla Cina sono di norma quelli di qualità migliore, ma i prezzi sono spesso talmente bassi da vergognarsi. Anche se abbassare gli standard permette di aumentare la percentuale di prodotti in grado di soddisfarli, ciò non persuade i consumatori a consumare latte in polvere cinese. Allo stesso modo, esportare i prodotti migliori all’estero non migliora la fiducia nei loro confronti e di conseguenza i loro prezzi rimangono bassi.
L’incidente dei maiali morti nel fiume Huangpu ha esposto l’inerzia dell’economia agricola su piccola scala e dei governi locali al potere, ha inoltre messo in luce la vulnerabilità della sicurezza alimentare cinese. È un riflesso della scarsa sensibilità dei cittadini verso l’inquinamento e la poca qualità ambientale. Perfino dei maiali morti a due passi da loro parlano con leggerezza; perfino dell’aria fortemente inquinata riescono a chiacchierare facendo battute.
È il mix di rapida crescita distruttiva, economia agricola slegata, gestione idrica non coordinata, abitudine a non mantenere le promesse fatte, a cui si aggiunge la scarsa sensibilità verso l’ambiente, ad avere creato le condizioni per prodotti alimentari di scarsa qualità. Ridurre la velocità dello sviluppo, risanare l’ambiente, istituire una rete di interessi nella protezione ambientale, fare in modo che la fiducia si trasformi in profitto, istituire un'agricoltura moderna, cambiare l’attitudine dei cittadini, sono le basi necessarie di cui la sicurezza alimentare non può fare a meno. Se nemmeno noi stessi ci salvaguardiamo, chi può farlo?
Tradotto da
Piero Cellarosi, 02 Aprile 2013
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