Sulle città



I testi tradotti sono stati selezionati dalla seconda parte del libro 此时此地, Time and Place intitolata Architettura.


Città comuni.

Città comuni (普通的城市, Putong de chengshi), 22 giugno 2006, in 此时此地, Time and Place, Guilin, 2010, pagg. 152-155

La casa è un posto che possiede delle caratteristiche proprie. Una casa è  differente nel significato che produce, è un'unità, un intero che incarna la volontà della libertà del possessore.

Tra il dentro e il fuori vi è un rapporto biunivoco: l'ambiente, le strade, il quartiere e le persone che vivono insieme questi spazi. La logica costruttiva è intrinseca, organica e successiva. È da qui che viene la vera forza.

La casa racconta le potenzialità della vita. La vita può essere laconica e vera, ma questo tipo di nuova possibilità deve certamente essere cambiamento e possedere creatività, deve essere freschezza e novità, deve essere sicurezza e imprevedibilità.

La comodità  di una casa deriva dalla fiducia e dal rispetto verso se stesso del proprietario, da quanto la sua creatività sia vivace. Viene da un atteggiamento sincero verso la vita, da un carattere gioioso, dalle sue aspirazioni verso la vita moderna: tolleranza, diversità, interesse, audacia.

[...] Se dovessi riassumere in una frase la caratteristica del mio lavoro di designer, direi che non costruisco difficoltà. A prescindere da cosa faccio, questa possibilità è sempre presente. In realtà ogni possibilità è una difficoltà e il mio tentativo è quello di tornare alle potenzialità di base, quelle più semplici. [...]

Credo che in Cina non esistano costruzioni positive. Come i dialetti locali: il blocco della comunicazione è causato dalla differenze tra le lingue. Se non c'è allegria nella comunicazione, è difficile creare un sistema efficace.

La Cina appare come una complessa opera di ingegneria disegnata da alcuni architetti di poco talento interni al sistema. Se non ci fossero loro, le nostre costruzioni sarebbero migliori, le nostre città avrebbero più forza.

In Cina non c'è una logica nelle costruzioni. Viviamo nel presente, e il presente ci mostra il significato della vita per ogni uomo, ogni villaggio o città, finanche per tutta la Cina. Ma noi abbiamo già perso la casa nel nostro territorio. Abbiamo perso la concezione di casa: non abbiamo i campi, non abbiamo i ricordi, non abbiamo compagni veri, né lavori veri. Questo è il caos che affrontiamo. Ci sono troppi fatti che lo dimostrano, ma in Cina nessuno ne vuole parlare.

Qual è lo stato delle costruzioni cinesi? Dovremmo capire il suo posto nella società, la morfologia della società e quella della crescita economica, le possibilità e gli ostacoli futuri. Quando parliamo delle costruzioni residenziali cinesi, spesso ci riferiamo alle case di chi si è arricchito per primo – e non parliamo di come questi sono diventati ricchi, se continueranno ad arricchirsi o meno o del il tipo di relazione che vi è tra questi e le povertà altrui.

Nel parlare delle costruzioni residenziali, dovremmo analizzare le condizioni di vita della maggioranza dei cinesi, le loro possibilità, i problemi delle loro abitazioni comuni, la loro idea rispetto al concetto di “casa”. Non c'è nessuno che parla o approfondisce tali argomenti. [...]

Vista la situazione,  ho perso tutte le speranze nelle costruzioni cinesi.

Nelle mie creazioni, non voglio riprodurre lo stile cinese. Credo che la Cina non ne abbia, che non abbia tradizioni di cui parlare. Per esempio la Città proibita, che potrebbe essere indiana o vietnamita, cosa c'entra – oggi - con noi? È dell'imperatore o dei turisti? È solo Pechino nei film. [...] Per questo non voglio che nelle mie costruzioni ci siano caratteristiche che rappresentano la cultura.

Certo non ce l'ho con la cultura né con le caratteristiche culturali, bensì  con i limiti, la razionalità, l'identità conforme.

[...] Il significato di casa è in relazione con le persone. Se una persona si sente particolare,  la sua casa non risulterà così accogliente agli altri. Io sono una persona comune e la maggior parte delle persone che vengono a trovarmi si sentono a casa loro, perché vi trovano molte cose comuni, possono entrare e girare a piacere in ogni spazio della casa. “Comune” è la caratteristica essenziale [della mia casa] ma allo stesso tempo possiede anche carattere personale; le mie costruzioni sono costruzioni comuni.

Città del futuro.

Città del futuro (未来的城市, Weilai de chengshi), 24 luglio 2006, in 此时此地, Time and Place, Guilin, 2010, pagg. 167-172.

Parlare di una città è come parlare dell'anima delle persone, parlare dell'anima di un gruppo, delle sue fantasie e del suo caos. [...]

Pechino è straziante, è fatta da innumerevoli e immensi compound. Non è una città amichevole, le infrastrutture non sono in sintonia con la città. In un dato momento  tutti cambiano casa, i vicini non si conoscono più e si perdono gli amici dell'infanzia. È come un libro fatto da due sole pagine: le giri e non c'è più scritto nulla, né possono accadervi storie diverse.[...]

Shanghai è più comoda di Pechino. Il problema di Shanghai è la storia che rende i suoi abitanti persone dalla mentalità di un servo arrogante. [...]

Rispetto a Pechino o a Shanghai, Canton è più naturale: è una città per i cittadini. Ci si vive pressati, stretti, ma se si scende per strada si può mangiare, ci sono piccoli negozi. È una città fresca, viva. [...]

Quando dico “città naturale” non mi riferisco alla quantità di verde presente, ma allo sviluppo del posto, che dovrebbe essere naturale. [...] Ovvero se, i diversi gruppi che la abitano, nell'interazione con la città, danno forma ad un sistema naturale, ad una ecologia competitiva, ben diversa da un sistema prescritto. Così, quando assistiamo un eccessivo intervento da parte del governo, una città fortemente pianificata certo non si può trasformare in un Eden. [...] Le città non sono un semplice insieme di strade, né basta la scorrevolezza. Se in un posto c'è traffico, si può scegliere di non viverci, di cambiare città. Più la capacità di cambiamento è forte nella gente, più la città è vivace.

Il governo è l'agente immobiliare numero uno. I privati fanno lavori in collaborazione con il governo; entrambi ne beneficiano e ne condividono i frutti. Non sono il futuro.

Il futuro delle città dovrebbe essere deciso da chi che le abita.

La società del futuro ideale è una società in cui i diritti e le individualità di ognuno sono normalmente garantiti e sviluppati. Solo allora avremmo città diversificate e fertili, ben diverse da viale Ping'an e via Liangguan a Pechino. L'animo delle due vie, dall'inizio alla fine, è davvero drammatico.

Il consumo annuo di cemento in Cina è la metà di quello mondiale. In un anno si costruiscono a Pechino più edifici che nell'intera Europa. È  un problema nuovo per l'uomo. Non parlo della rapidità o delle dimensioni, ma dell'estetica, che, latente, non soddisfa la condizione moderna reale. È  un'estetica di moda, bugiarda, è come una contadina che gira per i campi con i tacchi alti.

Nella città ci devono essere possibilità che nascono dall'individuo, ci devono essere case individuali, piccoli negozi di cibo, animali. Se i costi sono troppo alti, non c'è speranza che queste attività esistano e si lascia spazio solo alle grandi catene. Che pena! [...]

Qui è il potere a decidere, i cittadini non hanno altro da fare che chiedere il conto. E così ci ritroviamo viale Ping'an e via Liangguan. E ne costruiranno altre simili in futuro: la sala d'attesa della stazione ovest di Pechino, non è solo fatta male, ma è un'offesa alla storia della città e dei suoi cittadini.

La confusione, il cambiamento, l'incertezza e la capacità di rigenerazione della cultura, quando si riflettono negli edifici diventano durezza, disgregazione, inumanità, irragionevolezza.

[...]

Le città hanno desideri. Questi sono il bene di consumo più grande per l'uomo. Lo crei e lo consumi; vedi il suo estro e la sua morte. Lo fai per il tuo proprio desiderio. Nella città desideri apparire subito e scomparire in un attimo. La notte, verso le due, vuoi andare a fare un giro e mangiare qualcosa, dormire finché ne hai voglia; vuoi che la morte di un fiore ti dia un po' di gioia, vuoi un posto per guadagnare soldi, e se non ne guadagni, puoi sempre trovare un altro modo....

Ma in una città sfortunata, non troverai neanche il posto per rubare.

(Foto di copertina: Tania Di Muzio)

Tradotto da Tania Di Muzio , 22 Giugno 2011