Sinologie: otto differenze tra la Cina e l’Egitto
Sulla scia dei movimenti democratici partiti dalla Tunisia nel dicembre 2010 e propagatisi in tutto il Nord Africa, anche in Cina alcuni organizzatori anonimi hanno cercato di dare il via in rete a una Rivoluzione del gelsomino cinese (茉莉花革命 Molihua geming). La tesi I Raduni del Gelsomino in Cina descrive e analizza l’ultimo tentativo da parte della nascente società civile cinese di promuovere un movimento dal basso, illustrando le cornici entro cui quest’azione ha cercato di attecchire.
L'autore del brano tradotto è Xue Litai 薛理泰, docente presso la Standford University. L'articolo è stato pubblicato sull'Hong Kong Economic Journal ( 新报财经新闻 Xin bao caijing xinwen) il 15 febbraio 2011.
Per approfondire: "Cina, la primavera mancata" edito da L'Asino d'oro, è il racconto di quattro giornalisti italiani delle redazioni di China Files e Agichina24 che hanno vissuto il periodo di fine inverno 2011 in cui sembrava che la rivoluzione dei gelsomini stesse per arrivare in Cina.
Sotto i duri colpi inferti dalle proteste della popolazione egiziana, l’ex presidente Hosni Mubarak è stato costretto a dimettersi. Anche le popolazioni del Medio e Vicino Oriente e del mondo arabo hanno preso ispirazione e si stanno sollevando, in rivolte e dimostrazioni le une dopo le altre, stremando e sopraffacendo i governanti al potere. I contraccolpi di quest’ondata hanno raggiunto persino Mosca, dimostrando che in un momento così sensibile come quello attuale, gli schemi delle proteste azionate dai manifestanti egiziani, costituiscano una vera e propria minaccia per l’autocrazia, anche se loro si trovano a una distanza tale da non poter essere facilmente raggiunti dalle piramidi.
Anche Pechino è preoccupata che quest’ondata che si è levata in Medio Oriente possa colpirla, producendo un effetto a catena anche tra la numerosissima popolazione cinese; per questo non osa abbassare la guardia, perché se il proprio paese mostra dei segni di turbolenza, è difficile poter evitare che contagino la stessa stabilità del regime.
Quest’apprensione è tuttavia giustificata, perché la situazione cinese è piuttosto simile a quella egiziana, per esempio vi sono gravi ingiustizie sociali, il divario tra ricchi e poveri in continuo aumento, nessun miglioramento per quanto concerne il problema della disoccupazione, l’inflazione che continua a essere alta, il sistema permeato dalla corruzione, il periodo di permanenza al governo ancora troppo lungo, ecc.
Tuttavia attraverso quest’analisi delle condizioni e della situazione sociale della Cina e dell’Egitto, ho realizzato che dopo tutto vi sono ancora delle differenze sostanziali tra le due parti, e che è impossibile che, al momento, una situazione di caos come quella egiziana, possa verificarsi anche nella nazione cinese. Di seguito una scrupolosa analisi:
Il materialismo sormontato dalla fede religiosa
L’Egitto è un paese islamico, la gente è generalmente fedele alla religione musulmana, religione che rappresenta la forza ispiratrice di qualsiasi insegnamento morale, per cui anche l’efficacia dell’amministrazione del governo viene valutata dalla gente in base alla dottrina religiosa.
Al contrario il popolo cinese ha tradizionalmente mescolato diversi culti, quindi non possiede una fede volitiva; e a prescindere dalla tipologia di religione che possa influenzare lo spirito dei cittadini cinesi, comunque sia questa non potrà mai valicare il loro perseguimento di benefici materiali. Specialmente a partire dal periodo di riforma e di apertura,i cinesi sono diventati sempre più attenti ai profitti a breve termine,atteggiamento che in ambito politico significa una sempre maggiore tendenza al compromesso.
L’assenza di un’opposizione politica
In Egitto da lungo tempo esiste una forte opposizione politica, rappresentata dai Fratelli Musulmani. La repressione delle autorità nei confronti di questo gruppo risale al regime di Nasser, anche se a partire dalla metà del secolo scorso non è più così controllato. Negli ultimi anni i Fratelli Musulmani hanno modificato le loro linee guida, utilizzando un atteggiamento sempre più volto alla legge, prestando più attenzione alle masse, stabilendo delle basi popolari e impegnandosi in varie attività caritatevoli, educative e culturali, sino a ottenere il riconoscimento in diversi altri paesi.
In Cina invece non è mai esistita un’opposizione politica, sostenuta dall'appoggio popolare, e anche se ci sono dei gruppi di opposizione limitati a livello di contea, sono comunque troppo deboli. Per quanto riguarda gli intellettuali, invece, essi sono completamente al servizio delle autorità. Specialmente le élite di studenti che, una volta completati gli studi, sono inclini a mettersi al servizio del governo, per questo la maggior parte di loro “condivide lo stesso destino e respira la stessa aria delle autorità”. Anche se qualcuno osasse agire come portavoce delle masse, comunque sia lo starebbe facendo per servire i propri interessi, perché solitamente prova ribrezzo nel congiungersi con i lavoratori, i contadini e i soldati. In sostanza è impossibile che si possa generare un nuovo clima politico.
La fedeltà dei ‘principini’ al regime
In Egitto l’esercito e il sistema d’intelligence non garantivano, nemmeno lontanamente, a Mubarak la stessa fedeltà che, invece, “la fazione dei principini” assicura al Regime comunista cinese, con il quale condivide legami di consanguineità.
Oggi giorno la “fazione dei principini” si è insinuata in tutto il quartier generale dell'Armata di Liberazione Popolare, in tutte le diramazioni militari e in tutte le regioni militari, così “tirando un solo capello è capace di muovere tutto il corpo”. Sebbene in periodi normali essi non costituiscano un blocco monolitico, nel momento in cui il regime di Pechino si trovasse di fronte a un momento di crisi, allora essi interverrebbero in massa. La risolutezza con la quale “i principini” fanno uso del potere che detengono nelle loro mani, si dimostra persino più forte di quella dei loro padri.
L’esistenza di vincoli istituzionali
Mubarak aveva una grande influenza sull'esercito e le forze dell'intelligence; tuttavia, questa influenza riguardava solo azioni individuali, non esistevano vincoli istituzionali. Durante i suoi molti anni di regime, a Mubarak non è mai stato chiesto di rassegnare le dimissioni, perché esercitando un'influenza su queste persone egli si assicurava la loro individuale fedeltà, riuscendo, in questo modo, a sottomettere gli apparati di potere egiziani ai suoi piani, che prevedevano un passaggio dei poteri supremi a suo figlio.
Questo atteggiamento rassomiglia molto al grado di fedeltà dimostrato dai tre ufficiali dell’ esercito Beiyang, Duan Qirui, Feng Guozhang e Wang Shizhen nei confronti di Yuan Shikai. A quel tempo l'esercito Beiyang “riconosceva soltanto l’autorità del grande maestro Yuan, ma non della dinastia Qing”. Quando il principe reggente costrinse Yuan Shikai a ritornare nello Henan, per passare il suo pensionamento nella città natale, al momento di lasciare la capitale, Yuan Shikai presentò a Duan Qirui un regalo di lusso del valore di 30.000 tael d'argento. Yuan e l’esercito Beiyang erano rimasti fedeli gli uni agli altri nella buona e nella cattiva sorte, ecco perché egli riflette questo tipo di atteggiamento.
In seguito quando Yuan dimostrò la volontà di diventare imperatore, i suoi due fedeli compagni, Duan e Feng, si rifiutarono di appoggiarlo e si prostrarono ai piedi del figlio maggiore di Yuan, Yuan Keding, stringendo alleanza con lui; ciò causò una frammentazione dell'Esercito Beiyang ormai nelle mani di forze centrifughe. Questa situazione che ha, allora, portato a particolari cambiamenti negli apparati di potere, non può essere paragonata a quella della Cina di Oggi.
La formidabile capacità di controllare e gestire le questioni finanziarie
L’Egitto sta, ormai da lungo tempo, vivendo una crisi del sistema economico, cha ha colpito ovviamente le garanzie dei livelli essenziali di vita della popolazione. Negli ultimi anni, invece, la situazione economica cinese ha continuato a dimostrarsi straordinaria, facendo esperienza di un'impennata mondiale, che ha dato prova che soltanto il governo cinese possiede le più formidabili capacità per poter controllare e gestire le finanze del paese, così come un’adeguata potenza esecutiva. Prima e dopo lo scoppio della crisi, queste abilità hanno rappresentato un forte sostegno per affrontare e risolvere le pressioni avanzate dalla popolazione. Nel corso degli anni, il governo ha fatto ricorso a varie misure per migliorare le basse garanzie sociali e, sebbene con risultati inferiori rispetto alle aspettative, ha fatto dei passi avanti.
In sintesi, se da un lato il popolo egiziano, ormai avido di qualsiasi cosa, deve migliorare le proprie condizioni di vita, dall'altro il popolo cinese deve solo innalzarle ulteriormente e impiegando meno misure. Detto ciò, è chiaro che il popolo egiziano non ha ricevuto l'impulso direttamente da una scintilla, ma si stava già ribellando. In Cina, invece, a parte i seri effetti dovuti direttamente agli interessi vitali dei gruppi svantaggiati, non si può avviare una resistenza di pari intensità. È chiaro, dunque, che tra le due parti esistono delle differenze qualitative sostanziali.
Evitare lunghi periodi di autocrazia personale
Mubarak ha mantenuto il potere per trent'anni, se n'è impadronito fermamente, mostrandosi restio a lasciarlo e diventando lo zimbello di tutta la comunità nazionale e internazionale, proprio come Suharto in Indonesia. In brevissimo tempo la situazione politica è peggiorata, diventando estremamente agitata, allora è stato difficile per lui sfuggire alla condanna della storia. A partire da Jiang Zemin, invece, la Cina ha istituito un sistema di successione pacifica, che prevede il passaggio dei poteri del più alto leader, dopo circa dieci anni che ha esercitato il controllo; una mossa atta sia a garantire la continuità politica, sia a evitare un’autocrazia personale a lungo termine. Quindi, anche se ci sono gruppi sociali insoddisfatti dei principali leader al governo, tuttavia l’imminente cambio di leadership rappresenta da un lato una valvola di sfogo, ma dall’altro lascia loro anche nuove speranze per il futuro, posticipando, così, il momento critico in cui l'insoddisfazione popolare potrebbe esplodere.
La quasi inesistente influenza occidentale
Il mondo Occidentale esercitava un’influenza piuttosto significativa sugli apparati del potere egiziano, così, se gli Stati Uniti non facevano alcun segno col capo, l’esercito egiziano sapeva di avere le spalle coperte e poteva permettersi di non eseguire le intenzioni dei più alti vertici egiziani; mentre, per quanto riguarda gli apparati del potere in Cina, l'influenza statunitense è molto limitata. Dunque, al momento dello scoppio di una crisi, se tra i più alti vertici non vi siano due diverse voci, il potere esecutivo delle autorità non sarà il risultato di alcuna influenza.
Gli sforzi individuali ottengono un riconoscimento sociale
Negli ultimi anni in Cina chi possiede delle capacità, anche se non ha particolari conoscenze, può vedersi riconoscere socialmente i risultati ottenuti con i propri sforzi. In questa continua mobilità sociale, anche il candidato più inaspettato può emergere, perché ognuno ottiene ciò che merita.
Anche se le condizioni sembrano essere oggettivamente mature, la grande instabilità sociale ha ancora bisogno di una scintilla. Le persone dotate non solo di grandi abilità ma anche di energie, sebbene costituiscano una minoranza, piuttosto che seguire delle scorciatoie per arricchirsi in maniera illecita, dovrebbero essere riluttanti al successo ottenuto facilmente e sfidare le autorità. Questo è anche uno dei motivi per cui la società cinese continua a mantenere una relativa stabilità.
In sintesi, se Pechino vuole trarre una lezione dai disordini che si sono verificati in Egitto, deve attuare delle misure che portino dei benefici alla popolazione, per rimediare alla situazione prima che sia troppo tardi. In caso contrario, se indugerà, non potrà più rimediare a un pericolo ormai sempre più imminente.
Vignette dal web cinese
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