La questione xinjianese



Wang Dahao è un giornalista cinese nato nello Xinjiang che affronta nel suo blog temi legati all’idenità etnica, alla questione dello Xinjiang, al patriottismo e al separatismo. Quello di Wang Dahao è un esempio abbastanza rappresentativo di una piccola parte di Cina che nell’ultimo decennio si è sforzata di osservare più a fondo la delicata questione delle relazioni etniche nella Repubblica popolare cinese, partendo da una conoscenza diretta della realtà analizzata.



Agli intenti di trasparenza e obiettività, questi cinesi uniscono però un proprio percorso di formazione peculiare, culturalmente cinese e ideologicamente legato all’istruzione ufficiale. Il risultato è quello di un’apertura con pochi precedenti alla discussione di problematiche ufficialmente dissimulate, mantenendo però uno sguardo ben distinto dalla prospettiva degli osservatori stranieri, di ispirazione democratica e liberale.



Il post che vi proponiamo oggi, del 27 gennaio di quest’anno, illustra come egli ritenga sia possibile ridurre il conflitto nello Xinjiang muovendo da politiche sociali interne. La sua analisi prende spunto dalla situazione nella Contea autonoma di Qapqal Xibe, che è parte della Prefettura autonoma di Ili, la più grande unità autonoma kazakh in Cina.



A distanza di pochi mesi dalla sua redazione il post è stato rimosso dal blog di Wang Dahao.


Il vecchio segretario di partito cosa ha lasciato al suo successore? Lo sviluppo economico non può risolvere la questione dello Xinjiang


Un segretario di partito se ne è andato. Cosa ha lasciato al suo successore? La mattina, in anticipo sul normale orario di lavoro, più di dieci persone già si erano raccolte all’ingresso degli uffici della segreteria di contea del partito. La gente sostava davanti alla porta dell’ufficio del nuovo segretario, semplicemente in paziente attesa del suo arrivo. Queste persone erano tutte venute per ricevere udienza. È una scena che recentemente ho visto con i miei occhi all’interno del palazzo sede locale del Partito nella Contea autonoma di Qapqal Xibe.

Alla vista di questi petizionisti, esausti, pallidi, senza aiuto ma perseveranti, il mio umore si è fatto cupo. Solo in seguito avrei saputo che praticamente tutte le mattine ci sono gruppetti di petizionisti che si radunano alle porte degli uffici della segreteria di partito locale. Guardando i reportage mediatici nello Xinjiang è possibile notare come siano pieni di belle notizie, del tipo: Quest’anno gli investimenti a sostegno dello Xinjiang, provenienti da diciannove province e municipalità, hanno superato i cento milioni di yuan, Entro la fine dell’anno altre quattro ferrovie saranno costruite nello Xinjiang [...].

Questo tipo di notizie sono così tante che non ne posso più già da tempo. Se l’economia dello Xinjiang dovesse realizzare uno sviluppo a grandi balzi, naturalmente ne sarei felice; ma il problema dello Xinjiang non è affatto una mera questione economica. [...] Poco tempo fa ventitré lavoratori migranti dalle campagne1 della Contea di Qutubi sono stati costretti a piantare una tenda davanti all’ingresso della compagnia per potere discutere della paga che si erano guadagnati con il loro sudore. Se queste persone avessero in mano una copia di un giornale mentre aspettano in una tenda esposta ai venti del Nord, denutriti e tremanti per il freddo, pensate che potrebbero sentirsi più al caldo guardando queste notizie sulla grande impennata verso l’alto del processo di crescita e di edificazione economica dello Xinjiang?

Il 24 settembre del 2010 è stato il primo giorno di lavoro per Wang Yiwen, il nuovo segretario del partito locale della Contea autonoma di Qapqal Xibe. Questo nuovo, giovane segretario è arrivato gonfio di energie, pronto a mettercela tutta e immergersi nella causa, ma ad aspettarlo ha trovato 567 lettere e petizioni che lo hanno costretto a muoversi in una palude. [...] Il vecchio segretario del partito si chiama Li Yongxing, di lui molte persone hanno apprezzato l’audacia. Ha fatto molto, mettendo la firma sull’edificazione economica della Contea autonoma di Qapqal Xibe.

Ma non si può giudicare un leader solo in base ai risultati in campo economico e i problemi che ha lasciato bastano a dimostrare la sua incompetenza, per non parlare delle accuse di corruzione nella compravendita di immobili. In quarantotto giorni, il segretario Wang Yiwen si è impegnato nell’analisi di 544 petizioni, ma dopo quarantotto giorni non ha potuto fare altro che riconoscere di fronte al segretario della Prefettura di Ili di avere ancora ventitré lettere ancora sigillate. [...] Il 21 gennaio del 2011 il Comitato permanente del partito della Prefettura di Ili e il segretario di contea Wang Yiwen hanno convocato altri leader nell’hotel della contea per organizzare un incontro con i petizionisti faccia a faccia e discutere dei loro problemi. Questa iniziativa nello Xinjiang non ha precedenti. [...]

In occasione di un’assemblea di quadri, [...] Wang Yiwen ha concluso la questione dicendo: Più dell’80% dei problemi dovrebbero essere risolti, più dell’80% dei problemi è in tutto e per tutto risolvibile, più dell’80% dei problemi non appena avrò organizzato il lavoro tra i miei sottoposti sarà risolto immediatamente. Finora sono trascorsi solo pochi mesi da quando Wang Yiwen ha assunto il suo incarico e in così poco tempo non ha ancora conseguito alcun risultato economico degno di nota; ma solo per avere corretto con vigore le molte ingiustizie accumulate in questi anni si è guadagnato il supporto della popolazione in un lasso di tempo davvero breve. Se in alcune case viene interrotta l’erogazione dell’acqua la prima cosa pensata dalla gente è telefonare al segretario Wang; si è arrivati al punto che anche in presenza di litigi tra marito e moglie viene richiesto il giudizio del giusto segretario Wang.

Quello della Contea di Qapqal Xibe è un caso evidente: con la precedente amministrazione era un tipico esempio di successo economico e malcontento popolare, mentre sotto l’attuale dirigenza è diventata un esempio di tutela della giustizia sociale in grado di conquistare il cuore della gente. Durante tutto il 2010, gli apparati di ispezione dello Xinjiang hanno pubblicamente messo sotto inchiesta 534 casi e 586 persone per reati di corruzione, prevaricazione e per altri crimini sul lavoro. Tra questi ci sono 250 grandi casi e trentacinque inquisiti tra funzionari pubblici di livello superiore (di cui due a livello dirigenziale); gli arresti di sospetti in fuga sono sedici, le perdite pubbliche evitate sono superiori a quanrantatré milioni di yuan. [...]

Le persone non sono come maiali, non basta che mangino e bevano a sazietà per non avanzare altre richieste ed essere calpestati. Inoltre per le persone la giustizia viene prima di tutto. Perché tanta brava gente è disposta ad alzare la testa e mettere l’anima nella causa della liberazione popolare? Per godere della ricchezza e del potere? No, solo per edificare un sistema sociale giusto e imparziale. Non bisogna preoccuparsi della povertà ma dell’ineguaglianza, Gli altri funzionari non si preoccupano che io sia troppo rigido ma che non sia corrotto, la gente non obbedisce perché io sia capace ma perché sia giusto. Questi sono due detti antichi che riflettono abbondantemente la posizione di prestigio che tra i cinesi hanno tradizionalmente i valori della giustizia e dell’imparzialità. L’idea che lo sviluppo economico possa essere la soluzione di tutti i problemi non è una stupidaggine, semplicemente è una prospettiva che si serve dello sviluppo economico per coprire la perdita di giustizia sociale. La questione dello Xinjiang è di natura economica? Finché ci sarà sviluppo economico non potrà emergere il problema dell’indipendentismo? A patto che le condizioni di vita della popolazione siano buone ci sarà di sicuro la stabilità sociale? Il principale problema dello Xinjiang non è lo sviluppo economico, bensì come garantire la giustizia sociale.

Questa è una questione che tutte le società devono affrontare a viso aperto e risolvere. Solo in uno Xinjiang dove vige la giustizia potrà emergere davvero la stabilità e la gente comune potrà godere comunemente dei risultati portati dallo sviluppo economico. Vi prego, non venite a dirmi che nello Xinjiang sono stati avviati nuovi programmi di investimento. Per quanto mi riguarda voglio solo sapere: nello Xinjiang sono stati trovati altri funzionari corrotti? C’è ancora chi in mezzo al freddo deve discutere un salario per tornare a casa durante le feste di capodanno?

La foto che compare in questo post è stata scattata da Tania Di Muzio

(1) I “lavoratori migranti dalle campagne” (农民工 nong mingong) sono persone di estrazione contadina che, non riuscendo a sopravvivere del loro lavoro, prestano servizio per progetti di costruzione edilizia o di infrastrutture in aree urbane o in via di uranizzazione. Il fenomeno dei “lavoratori migranti”, gente comune che abbandona le campagne per recarsi ai margini delle grandi metropoli per lavorare in cantieri dove le condizioni di lavoro, di assistenza e di vita rasentano lo sfruttamento, è stato oggetto di molte analisi sociali ed è tuttora uno dei fenomeni maggiormente dibattuti a livello nazionale e internazionale.



Tradotto da Mauro Crocenzi, 07 Aprile 2012