Yan Lianke ha ricevuto l'attenzione dei mass media a causa della demolizione forzata della sua abitazione a Pechino. Ha pubblicato su Weibo una lettera aperta al Segretario Generale e al Primo Ministro cinese, dove denuncia i soprusi subiti, mettendo per iscritto a cosa deve andare incontro un cittadino a cui viene imposta una demolizione forzata.
Onorevoli Segretario Generale e Primo Ministro,
Sono un comune docente universitario e uno scrittore, prima di scrivere questa lettera ho tentennato. Come se il mio animo fosse scosso da vento e pioggia. La ragione per cui alla fine ho preso carta e penna, risale al termine dell'ottavo congresso degli scrittori cinesi. Una settimana fa, infatti, il Segretario Generale, nel discorso di apertura della conferenza, aveva espresso calore e grandi aspettative nei confronti della letteratura cinese e degli scrittori contemporanei.
Per questa ragione, con il cuore in pace, ho deciso di voler scrivere tutto quello che ho visto e ho sofferto per le demolizione forzate delle case.
Tre anni fa, tramite i diritti d'autore e altri risparmi, ho acquistato un'abitazione al condominio “Huaxiang: il giardino [più] famoso al mondo” nel quartiere Fengtai a Pechino. A luglio di quest'anno, ho ricevuto una notifica formale per la demolizione forzata della mia casa e di quella di altre trentanove famiglie, motivato da un progetto di ingegneria per il prolungamento di Via Wanshou. Due giorni dopo, all'alba mentre tutti dormivamo, le mura di cinta del condominio sono state improvvisamente rase al suolo.
Per contribuire allo sviluppo e alla costruzione di Pechino la maggior parte dei residenti si è dimostrata collaborativa. L'ufficio per le demolizioni ha comunicato che il rimborso per ognuno sarebbe stato di cinquecentomila yuan, settecentomila per chi non avesse creato problemi. Non prevedeva nessuna differenza sulle superfici delle case o a seconda del prezzo pagato per comprarle. Così le frizioni tra i cittadini, il governo locale e gli addetti alla demolizione è aumentata gradualmente: discussioni, scontri fisici, imbrogli e sangue. Si era giunti a un punto morto delle trattative e a una confusione facile da immaginare.
Ad agosto, l'ufficio per le demolizioni non ha più menzionato le compensazioni ma ha organizzato tutti i rimborsi a seconda delle unità familiari. Sono stati distribuiti equamente un milione e seicentomila yuan fissando anche il termine in cui si sarebbe operata la demolizione.
Tre volte sono stato a colloquio con il responsabile dell'ufficio per le demolizioni, esprimendo chiaramente che - da cittadino, scrittore e insegnante - sarei stato il primo a lasciare case per lo sviluppo di Pechino. Ma, proprio da cittadino che sta subendo un esproprio nutro solamente una speranza: avrei voluto prendere visione dei documenti sul lavoro di ampliamento stradale progettato, avrei voluto sapere esattamente quanto terreno sarebbe stata espropriato e quante famiglie avrebbero dovuto subire la demolizione all'interno del condominio . Inoltre speravo che mi fossero comunicati gli standard delle leggi per la compensazione degli espropri. E anche perché è stato dato un milione seicentomila yuan ad ognuno e non si è stabilito un prezzo a seconda della metratura dell'appartamento.
In poche parole, la speranza è che si proceda secondo regole documentate e procedure legali, e che chi ha subito la demolizione possa prendere visione dei documenti, basterebbe questo. Ma tutte le risposte che sono riuscito a ottenere sono state: “è stato deciso dall'alto” oppure “sono informazioni riservate” e via dicendo. Nel tempo trascorso, gli inquilini si sono recati spesso alla sede del governo regionale e di quello cittadino per discutere dell'accaduto. Sono stati chiamati gli avvocati per risolvere la questione attraverso la procedura legale, ma il tribunale locale, per numerose ragioni, non ha aperto il caso.
Lo sviluppo della vicenda è stato sempre più ridicolo e senza alcuna logica. Arriviamo al 24 di questo mese [novembre]. Ogni condomino ha ricevuto un avviso in cui si notificava che il 23 settembre le forze dell'ordine erano venuti a conoscenza che una casa (non hanno reso noto di chi fosse) senza indirizzo registrato, non era a norma di legge. In realtà l'intero condominio ha solo sei anni di vita. Per questa ragione è stato deciso che il 30 novembre, alle otto del mattino, si sarebbe proceduto con la demolizione.
Questa mattina, sono arrivato in tutta fretta e ho visto gli agenti speciali con le divise che andavano ovunque e veicoli che chiudevano la strada. Quasi tutti i cittadini a cui è stata imposta la demolizione portavano cartelli su cui c'era scritto: “difenderemo le nostre case con la vita e con il sangue”. Fuori di sé, erano pronti a giurare sulla loro stessa vita.
Nessuno sapeva cosa sarebbe accaduto durante la demolizione e nessun esponente governativo era sul luogo a mediare. Le situazioni con morti e feriti avvengano proprio per questo gioco tra gatto e topo. Se non è oggi, sarà domani. Tra l'altro, molti degli abitanti dichiaravano: “vivo con la mia casa e muoio con lei”
Onorevoli Segretario Generale e Primo Ministro,
Con tutta sincerità non è importante se demolite la casa a me, un comune cittadino, un docente universitario e uno scrittore famoso. Quello che abbiamo visto e sperimentato ci ha lasciato sbalorditi ed esterrefatti. I dirigenti dell'Università del Popolo si sono prontamente attivati, mettendosi in comunicazione con il governo locale. Alla fine, la risposta è stata sempre: “deve essere demolita”. Questo fa anche riflettere su quale situazione assurda si trovi ad affrontare chi non fa il mio stesso mestiere e non ha la mia stessa condizione sociale, quando viene imposta una demolizione.
Da cittadino, amo profondamente il mio paese; da scrittore, come una formica che cammina sulla terra, porto volentieri sulla schiena i valori della mia cultura; da insegnante, desidero che gli studenti crescano e studino in una società accogliente e armoniosa. Per questa ragione, per il futile ricordo di una formica che si fa carico di una montagna, mi sono messo subito a scrivere nella speranza che il governo locale non continui a giocare al gatto e al topo con chi subisce le demolizioni.
Spero che questa situazione possa risolversi presto, seguendo un corso legale, umano e razionale. Spero che l'aver sperimentato tutto questo, possa ridurre d'ora in avanti, il ridicolo dramma delle demolizioni nella nostra società . Come disse il Presidente Wen “far vivere le persone con più dignità”, far sì che le persone, i cittadini siano consapevoli e vivano in serenità e sicurezza. Far sì che questi fatti amari che avvengono nella società, siano sempre più rari, sempre più rari.
Scusate per il disturbo. Vi auguro tutto il bene!
Yan Lianke 11-30-2011
Tradotto da
Désirée Marianini, 31 Marzo 2012
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