Per prima cosa ringraziamo Mai Jia, che ci ha concesso di tradurre parte della prefazione de Il complotto (An Suan 暗算). Vincitore del premio Mao Dun 2008, il romanzo svela i segreti dell'Unità 701. Un luogo nascosto tra le montagne, ma soprattutto, base dei servizi segreti cinesi. Verità o finzione? Sta ai lettori svelare il mistero....
Questo libro narra la storia dell'unità speciale 701.
Il sette è un numero strano, probabilmente possiede un'indole oscura. Senza dubbio il nero non è un bel colore e per di più non è un colore per la gente comune. È pesante, segreto, carico, rabbioso, indipendente, mistico, con pizzico di illusione.
Per quel che ne so io, le organizzazioni di molti paesi al mondo che si occupano di missioni speciali, hanno tutte praticamente a che vedere con il numero sette. Alcuni esempi: l'agente 007 della famiglia reale inglese, il dipartimento 7 dell'ex Germania dell'est, il settimo consigliere del Presidente della Repubblica francese, il settimo direttorato del Kgb dell'ex Unione Sovietica, l'Unità 731 dell'esercito giapponese, la flotta 7 americana.
Parlando di Cina, ecco l'unità speciale numero 701. Un organismo di intelligence cinese costruito sull'esempio del settimo direttorato del Kgb dell'ex Unione Sovietica. “Speciale” è la sua natura e i suoi compiti. I tre uffici “speciali” sono l'ufficio intercettazioni, l'ufficio decrittazione e l'ufficio operativo.
L'ufficio intercettazioni si occupa principalmente delle intercettazioni tecnologiche, quello di decrittazione decifra i codici segreti e quello operativo si occupa ovviamente dell'operatività, ossia dei report di intelligence.
Intercettare significa ascoltare il suono imperscrutabile, il suono che non ha voce, il segreto. Decrittare è decifrare, parafrasare testi antichi e comprendere una lingua senza parole. Lo spionaggio è nascondere la propria identità, entrare nella bocca del leone, affrontare il vento e combattere.
All'interno dell'amministrazione chi intercetta viene chiamato “colui che ascolta il vento”, chi decodifica è “colui che osserva il vento” e chi si occupa dei report di intelligence è “colui che afferra il vento”.
In poche parole tutti hanno a che fare con il vento. Gli uffici e il modo di agire sono diversi, tutto qui.
C'erano due tipi misteriosi che provenivano dal mio stesso paese. Uno di cognome faceva Qian ed era il direttore numero uno della 701. La gente lo chiamava direttor Qian quand'era davanti, ma alle sue spalle era Qian, “il capo”.
L'altro era un agente segreto con esperienza dell'ufficio operativo, che si chiamava Lu. Aveva lavorato come spia a Nanchino e la gente lo chiamava “vecchia zucca”, proprio per alludere il costante lavoro sotto copertura.
Entrambi erano personaggi rivoluzionari “per la liberazione”. Una carriera alla 701, praticamente gli unici esemplari sopravvissuti. Con il tempo, il nostro rapporto si fece man mano più confidenziale e questo mi ha permesso di diventare l'ospite speciale dell'unità. Potevo salire in montagna e andare in giro.
Il Monte delle cinque dita, come suggerisce il nome, appariva come cinque dita che si ergevano dalla terra, con quattro valli naturali. La prima era la più vicina alla città. Ci volevano all'incirca venti o trenta chilometri tra le strade di montagna, per arrivare all'uscita e trovare la piccola città di montagna appoggiata sulle sue falde.
Questa era la valle più ampia e le famiglie della 701 vivevano qui. Il comprensorio era praticamente una società in miniatura. C'era un ospedale, una scuola, dei negozi, alcuni ristoranti, un piccolo hotel e un campo sportivo.
Il personale interno era relativamente vario, non era difficile farne parte. Per scrivere questo libro, ho svolto spesso interviste e di solito alloggiavo per alcuni giorni nell'hotel.
In quelle occasioni conobbi molte persone, la gente mi chiamava il giornalista dagli occhiali da sole (da quando ho 23 anni, il mio occhio destro è sensibile alla luce forte, anche in una normale situazione con le lampadine ad incandescenza devo proteggere gli occhi). Gli occhiali scuri li porto molto spesso.
Le altre tre valli erano sempre più anguste ed era più difficile penetrare al loro interno. Ho avuto la fortuna di recarmi tre volte nella seconda , nella terza ci sono stato due volte, mentre nella quarta, ossia quella più interna, neanche una volta.
Come dire, quella era la base operativa dell'ufficio decrittazione, il luogo più segreto di tutta la montagna. L'ufficio operativo era alla destra della seconda valle, a sinistra c'era il centro di addestramento, un ufficio per l'amministrazione militare della 701. Le due unità sembravano un paio di ali accostate al monte. Si aprivano a forma di ventaglio, ma quella di sinistra era molto più ampia di quella di destra. Normalmente nell'ufficio operativo non c'era molto personale, la maggior parte di loro era “fuori di casa”.
Nella terza valle c'erano anche due altre unità: l'ufficio intercettazioni e l'organo 701. Erano disposte una dietro l'altra, diverse dal centro operativo e da quello di addestramento, i quali erano posizionati uno di fronte all'altro. Davanti c'era l'organo 701 e dietro l'ufficio intercettazioni, con uno spazio al centro, utilizzabile da entrambi gli uffici. Vi erano attrezzature in comune, un campo da calcio, una mensa, un ambulatorio, ecc.
Nessun abitante era riuscito a penetrare nella montagna, tutto era incontaminato. Anno dopo anno, gli alberi splendevano di un verde lussureggiante e vi erano una grande quantità di animali, in macchina era frequente vederli sbucare sulla strada e poi sparire.
Le strade costeggiavano la montagna, a guardarla, la superficie annerita dell'asfalto, non era male, solo eccessivamente stretta, con molte curve, da cui si testava la bravura degli autisti. Si diceva che il massiccio avesse una serie di tunnel sotterranei che permettevano di andare e venire velocemente dalle diverse unità. La seconda volta che mi recai all'ufficio intercettazioni chiesi al direttore Qian se saremmo potuti passare da uno di quei tunnel, il vecchio mi guardò con sufficienza. La mia richiesta, forse, era un po' eccessiva.
Comunque a dire il vero, conoscendo le persone della 701, compreso il direttore, era evidente che avessero nei miei confronti un atteggiamento abbastanza sospettoso.
In principio, apparivano timorosi del mio avvicinamento sempre più marcato, ma nel loro intimo sembrava sperassero che mi avvicinassi. Difficile crederci, ma se fosse stato solo timore, questo libro non l'avrei potuto finire. Sarebbe stato impossibile.
Per fortuna c'è stata anche la “speranza”.
Ma ancor più provvidenziale è stato il fatto che ogni anno si organizzava il giorno speciale per la “decodifica”
Voglio chiarire che per essere un'unità speciale, la 701 manifestava questa caratteristica in molti aspetti. Alcune peculiarità era praticamente impossibile immaginarle. Ad esempio, questo particolare giorno dell'anno, veniva denominato dal personale interno “il giorno della decodifica”.
Sappiamo che il lavoro della gente della 701 era, come ultimo scopo, la sicurezza del paese. Siamo consci che questa professione già per sé possegga una riservatezza estrema, ma arrivava al punto di fargli perdere anche quel minimo di libertà personale. Non erano liberi perfino di spedire una lettera. Dovevano passare tutti per la censura. Le regola della censura si basava sulla lettura di tutto ciò che veniva recapitato al personale. Quindi, spedita una lettera, se il proprietario l'avesse potuta leggere, dipendeva, alla fine, da cosa vi era scritto. Qualora il contenuto parlasse di qualcosa di leggermente sospetto, il proprietario non aveva speranze di poterla leggere.
Il passo successivo prevedeva perfino che la posta intercettata o meno dal destino, venisse tutta raccolta e schedata, la persona non aveva alcun diritto di trattenerla.
Se avevi fortuna di ricevere una lettera (voglio dire, questa possibilità era alquanto rara, a meno che non fossi un parente diretto) sembrava strano che fosse scritta su carta carbone. In realtà, non c'era nulla di strano, in quanto, a livello istituzionale, di tutto quello che veniva spedito doveva esserne fatta prima una copia. Non era ancora l'epoca delle fotocopiatrici e il modo migliore per avere dei duplicati era, senza dubbio, affidarsi alla carta carbone. La cosa più inconcepibile era quando le persone lasciavano l'unità: tutto ciò che aveva a che fare con le parole, anche i diari scritti di solito, doveva tutto essere consegnato ai superiori. Il dipartimento di archiviazione si occupava della faccenda. Fino a quando arrivò un giorno in cui la densità di questi scritti scomparì drasticamente, e vennero restituiti alla gente.
Questo giorno, era il “giorno della decodifica”. Il giorno della rivelazione di tutti i più piccoli segreti del passato.
Questa ricorrenza in passato non esisteva, cominciò nel 1994, tre anni dopo essere entrato in contatto con i miei due conoscenti. Era l'inizio dell'anno, quello in cui il direttore Qian avrebbe lasciato il suo incarico e quello in cui io avevo cominciato a pensare di scrivere questo libro.
Detto questo, è facile arrivare alla conclusione che sono riuscito a portare a termine il mio lavoro non per le due persone che ho conosciuto, ma in quanto, fortunatamente, nella storia del 701 è arrivato “il giorno della decodifica”. In questo modo ho avuto il diritto di accedere alla montagna, camminare per le valli e guardarmi attorno. E' stato per questa giornata che le persone della 701, per la precisione coloro i quali acquisivano i codici, potevano accettare le mie interviste. Se non ci fosse stato questa giornata, è inutile dirlo, sarebbe stato impossibile avere questo libro.
Chi fossi io non era importante, l'ho già detto, la gente di qui mi chiamava il giornalista dagli occhiali da sole. Mi chiamo Mai Jia, anche questo l'ho già detto, e vi ho anche detto che durante il corso della vita, incontrare delle persone per caso o imbattersi in alcune situazioni, è una cosa del tutto normale. Ritengo che gli incontri casuali siano parte comune della vita. E' una conformazione, un'esperienza, con un pizzico di piacere. Non possono portare o creare differenze particolari.
Invece ci sono degli incontri che ti cambiano radicalmente.
Ora scrivo per piacere, per l'onore, per l'amarezza, per i miei genitori, per i figli, per tutto quanto. Non credo sia un fatto positivo, ma non posso fare altrimenti. Questo è il mio destino, non ho scelta.
Riguardo al libro, ho la sensazione che non sia male. Segreto, mistico, sensuale e alieno. Ci sono sentimenti antichi e raffinatezze moderne, c'è anche una leggera impotenza e amarezza nei confronti del destino. Colui il quale più mi ha supportato per scrivere questo libro, il direttore Qian, è già morto. Questo è il mio rimpianto. Non era destino che lo leggesse. La sua scomparsa, mi ha fatto notare che la vita non è per nulla onesta, esattamente come l'amore, ieri perfetto, oggi finito.
Tutto è perso, non rimane più nulla, la vita diventa morte, l'amore diventa odio, l'essere diventa nulla. Ora il mio più grande desiderio è che la pubblicazione di questo libro possa portare un po' di conforto alla sua anima.
Questo libro è un regalo per il direttore Qian e per tutte le persone della 701.
Tradotto da
Désirée Marianini, 18 Maggio 2012
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