In Cina la mobilità sociale 'orizzontale' ha mitigato i rischi derivanti da una mobilità sociale 'verticale ' in progressivo consolidamento, rallentando efficacemente l'impatto di quest'ultima sulla struttura sociale e la stabilità politica del Paese. Una ricerca del Nanfeng Chuang sul fenomeno degli huiyou qingnian, i giovani migranti.
Una delle questioni più dibattute, in Cina, è come la crescente stratificazione sociale e la mancanza di canali che facilitino la mobilità verso l'alto comportino un infiacchimento della vitalità sociale. C'è ancora speranza di ascesa sociale? O meglio, esistono altri mezzi per raggiungerla?
L'arrivo dei giovani migranti
Era la Festa di Primavera del 2014 [capodanno cinese ndt], quando un post catturò l'attenzione di moltissimi giovani divenendo argomento di accese discussioni. Si trattava di una articolo pubblicato da un utente di nome Wang Yuancheng, sulla nota piattaforma internet Zhihu.com intitolato "Perché lasciare la propria casa per andare a sgobbare a Beijing, Shanghai e Guangzhou?".
Un tempo Wang Yuancheng lavorava come product manager per una società internet di Shanghai. Proveniva dalla "città di terza fascia" Urumqi, secondo quanto si desume dalle informazioni personali riportate. Nel 2008, "si era laureato in un'università privata di Xi'an" ed era andato a a Shanghai con soli 2000 yuan in tasca. Aveva trovato lavoro in una società informatica e c'era rimasto per cinque anni, fino a quando la malattia della madre non lo aveva costretto a fare ritorno a casa. Qui, grazie ai contatti della famiglia, era riuscito subito a inserirsi nel personale di un ufficio statale.
Ma il ricordo di Shanghai lo tormentava. Gli anni trascorsi in città erano stati l'esperienza più importante della sua vita e si era ripromesso di tornaci. Il post di Wang collezionò molti "like" e fu ripreso anche su Weibo e sui principali siti d'informazione. La maggior parte degli utenti di Zhihu.com lodarono la sua decisione di tornare. Erano giovani netizen con un buon livello di istruzione e lavoravano quasi tutti a Pechino, Shanghai, Guangzhou e nelle altre città di prima fascia.
L'esperienza di Wang è simile a quella di milioni di coetanei che decidono di tornare nel villaggio d'origine.
Nel rapido processo di urbanizzazione che ha investito il Paese, le città di seconda e terza fascia hanno registrato uno sviluppo piuttosto repentino. La strategia di attrarre investimenti e talenti ha ormai cominciato ad acquisire potere attrattivo. Allo stesso tempo i prezzi delle case nelle città di prima fascia è schizzato alle stelle: le speranze dei giovani venuti da fuori e desiderosi di stabilirsi in maniera permanente nei grandi centri è infranta. I ragazzi sembrano essere più pragmatici rispetto ad alcuni anni fa, quando la 'tribù delle formiche' si illudeva di riuscire un giorno ad amalgamarsi alle popolazione di Pechino, Shanghai o Guangzhou. Tra le città di seconda e terza fascia e un futuro nelle megalopoli, i giovani cominciano a preferire l'ipotesi di un ritorno a casa.
Questi ragazzi sono chiamati "huiyou qingnian" (giovani migranti). Il termine deriva dal fatto che migrano come branchi di pesci e, dopo una fase specifica in cui crescono in un ambiente estraneo, decidono di tornare al loro paese o di spostarsi nelle città di seconda e terza fascia per vivere e lavorare. Prendiamo in prestito dalla biologia il concetto di "migrazione" per descrivere il processo di crescita e maturazione dei giovani provenienti dalle piccole e medie città nel contesto dell'urbanizzazione.
Proprio come per gli immigrati e gli studenti formatisi all'estero, ciò che contraddistingue gli “huiyou qingnian” è il fattore "mobilità" ovvero il nesso che li lega al fenomeno dell'urbanizzazione. Allo stesso tempo, questi migranti hanno manifestato delle caratteristiche proprie. L'urbanizzazione agisce in modo differente quando si parla nello specifico dei più giovani.
Uno spazio per loro
Dal punto di vista della nostra ricerca, il ritorno a casa dei giovani si traduce nel ritorno verso le piccole e medie città di un prezioso bagaglio di conoscenza tecnica e capacità gestionale: una ventata di vitalità per i villaggi d'origine. Per i ragazzi, d'altra parte, si tratta soltanto di reintegrarsi in una società a loro familiare dove possono riuscire con più facilità a sfruttare risorse locali, a contribuire allo sviluppo economico e a influenzare profondamente l'organizzazione sociale e le usanze culturali del posto.
Geng Xiaoke è una giovane amante dell'arte e delle letteratura. Si è laureata a Pechino alla facoltà di lettere e scienze teatrali in una delle università coinvolte nel progetto 211, un programma di sviluppo dell'istruzione universitaria in Cina lanciato dal Ministero dell'istruzione nel 1996. Quell'anno aveva passato con il massimo dei voti l'esame per entrare a Pechino. Ha scritto sceneggiature e testi pubblicitari, ha fatto da segretaria e curatrice di vari progetti. Ha vissuto a Pechino, Hangzhou e Shenzhen ma, nel 2012 cinque anni dopo ha deciso di tornare a casa, a Changchun.
"La motivazione è molto semplice: non volevo continuare a pagare un affitto", racconta. Una volta per trovare un posto sicuro dove vivere aveva saldato al sublocatore l'affitto di un anno in un'unica tranche. Non molto tempo dopo si era presentato il proprietario lamentandosi del fatto che da parecchio tempo il sublocatore era sparito e non pagava. Fu costretta a traslocare. Si ritrovò in piena notte da sola a trascinare le valige per le strade di Pechino in un bagno di lacrime.
Ma tornata a casa, Geng è diventata editor per una rivista di moda. "A Pechino non avevo possibilità. Avevo provato a mandare il curriculum a due riviste. Quando mi sono presentata non hanno fatto che guardarmi con disprezzo. Invece nella mia città natale avevo ancora delle opportunità. Mi sono resa conto che Pechino non poteva darmi nulla".
Anche Sun Niang è una giovane esperta di arte e letteratura. Quando studiava sociologia all'università di Shanghai, il suo sogno era entrare alla facoltà di lettere della Beida [Beijing University ndt]. Non avendo passato l'esame per cambiare indirizzo, si era trasferita a Pechino. Qui aveva preso un appartamento in affitto con tre compagni di studi, vicino all'ingresso ovest dell'università. Ma alla terza bocciatura ha deciso di ritornare nella sua città d'origine, Ningbo. "Nella vita di una persona ci sono molte altre cose di cui prendersi carico," dice. Una volta tornata a casa, aveva superato con il punteggio più alto la prova scritta per un concorso pubblico come funzionario civile. Erano bastati pochi minuti per realizzare il suo sogno.
Storie di questo tipo sono frequenti nella nostra ricerca che ha analizzato 22 contee lungo la linea Aihui - Tengchong che collega la regione dello Heilojiang, nel nord-est della Cina, e il paese Tengchong situato nel Sud-ovest della nazione nella regione dello Yunnan. Abbiamo distribuito centinaia di questionari e, su oltre mille campioni presi in esame, abbiamo scoperto che - sebbene il livello economico e il salario medio nelle varie contee sia molto differente - ovunque i giovani migranti percepiscono uno stipendio più alto della media locale una volta tornati nel luogo d'origine.
Se nelle piccole e medie città cinesi il salario mensile si aggira sui 3000 yuan, nella contea di Qinghe lo stipendio di un ragazzo che lavora nell'industria locale del cashmere -aperta tempo fa proprio da un migrante- raggiunge i 4500 yuan. A sua volta, la produzione del cashmere ha incentivato il comparto della logistica e dell'imballaggio, settori sussidiari all'industria del cashmere, e ha giocato un ruolo considerevole nell'aumento degli stipendi per i ragazzi del posto.
L'esperienza maturata lontano da casa ha aiutato i giovani migranti ad ampliare le proprie vedute. Hanno capito che non importa se si tratta di un impiego governativo, un posto in un'azienda o di un'attività in proprio, le "esperienze sbagliate" hanno costi piuttosto bassi ma aiutano a raggiungere successo e soddisfazioni personali. Il costo della vita abbordabile e il salario abbastanza buono fanno sì che i giovani migranti di ritorno siano mediamente più felici dei loro coetanei e abbiano anche tendenze politiche più moderate.
Fattore ancora più importante: il continuo cambiamento del contesto abitativo e lavorativo contribuisce anche ad accelerare il processo di urbanizzazione. Il flusso che rientra nelle città d'origine promuove lo scambio culturale e l'integrazione tra le varie aree, oltre a implicare l'arrivo di conoscenze tecniche e menti aperte.
[tradotto per Internazionale]
Tradotto da
Alessandra Colarizi, 04 Marzo 2015
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