Xie Tianxiao
谢天笑


 

Xie Tianxiao, il nuovo padrino del Rock cinese, ce l'ha fatta. Il 30 marzo 2013, suonerà al Beijing Workers' Gymnasium. Il palazzetto dello sport, situato al centro di Pechino, ospiterà una serata che, a detta di molti, segna un cambiamento nella storia della musica cinese.

Classe 1972, capelli lunghi, sguardo tra l'innocente e il distaccato, arriva dalle live house, e prima ancora, dalle sale prova arrangiate nelle periferie pechinesi.

Ha cominciato la sua carriera andandosene, poco più che adolescente, da Zibo, una piccola cittadina nello Shandong a più di seicento chilometri da Pechino. Zaino in spalla, pochi soldi in tasca e un unico pensiero: arrivare a Pechino e fare musica.

Era la metà degli anni '90: “Proprio in quel momento i media e i fan del rock [in Cina] avevano bisogno di una persona nuova che rappresentasse un'epoca. All'inizio non me lo sarei mai aspettato, c'era uno spazio in cui nessuno metteva piede e io sapevo dove volevo andare, volevo arrivare fino a qui”.

Lao Xie, come lo chiamano i fan, nel 1997 fonda i Cold-blooded Animal (Lengxue dongwu 冷血动物), ed esce con l'album dall'omonimo nome, che vende 40mila copie. Forse anche 200mila, se contiamo anche quelle pirata. Un incredibile successo made in China.

I giovani cinesi, cantano a squarciagola le sue canzoni, pogano e alzano in alto le braccia e le mani con corna e pollice annesso. In questi anni il successo è cresciuto ancora, “grazie a fortuna e impegno”, ammette Xie Tianxiao. Grazie anche al delicato equilibrio tra l'essere una star e restare se stessi, Lao Xie sa far parlare di sé: ha spaccato una chitarra elettrica sul palco (poi pentendosi) alla Jimi Hendrix, ha inserito spesso il guzheng, strumento tradizionale cinese, nei suoi brani e, nel 2011, ha avuto alcuni problemi con la legge.

Così ha funzionato da catalizzatore per la disillusione delle nuove generazioni di cinesi. Meiyou fangxiang – non avere direzione, ritorna nei suoi testi come un refrain sgolato. L'industria musicale cinese lo ha tenuto sul palmo della mano. Da un rimpasto dei Cold-Blooded Aminal, l'etichetta discografica, ha deciso di puntare direttamente su di lui, Xie Tianxiao, o come si legge sulle copertine dei suoi ultimi dischi: XTX. Ossia l'erede, molto diverso, di Cui Jian. “Quello che mi interessa è l'umanità, di politica non so molto e non mi interessa più di tanto. Quello che mi affascina è la micro storia delle persone, compreso me stesso e quello che provo”.

Cinque i suoi album, di cui l'ultimo, Huanjue 幻觉 (“illusione”), è un percorso fatto di ritmi scuri e incalzanti, dove “il contenuto chiave è l''illusione e il nero”. Sarà ufficialmente presentato al concerto del Beijing Workers' Gymnasium.

Huanjue è quasi tutto in presa diretta: “Ho chiesto molto in giro e mi hanno detto che magari si sarebbe abbassata un po' la qualità, ma l'impatto generale sarebbe stato molto bello. È più importante quello che si prova, quindi abbiamo cercato uno studio adatto per la presa diretta, e alla fine ne abbiamo scelto uno dove avevo registrato la prima volta quando avevo vent'anni, nella stessa stanza. In quel luogo c'è parte della mia storia”.

Non saranno i seimila spettatori del palazzetto a far preoccupare il rocker cinese: “I festival a cui ho partecipato sono di scala molto più grande di questo concerto, decine di migliaia di persone. Il fatto è che quello è il palazzetto dello sport. È quello il senso, è un emblema. Ci hanno suonato finora solo artisti stranieri, di Hong Kong, Taiwan, o Cui Jian”.

Xie Tianxiao potrebbe funzionare da esempio per altri gruppi musicali cinesi e incarnare bene “il sogno cinese”.

(Intervista di Désirée Marianini)