Il villaggio pop (parte 2)



L'artista Li Mu ha portato l'arte contemporanea a Qiuzhuang, il villaggio dove è cresciuto. Tra le opere più controverse, i coloratissimi ritratti del presidente Mao realizzati da Andy Warhol, maestro della pop art, cultura anticonvenzionale e individualista nata in Occidente negli anni Cinquanta. Seconda parte del reportage del China Weekly.


Il padre
Sei mesi prima Li Mu aveva informato il padre della mostra a Qiuzhuang, ma non gli aveva detto che avrebbe esposto i ritratti di Mao Zedong. Quando Li Taibin vide per la prima volta i tre ritratti, si oppose alla decisione del figlio di fare gli ingrandimenti per esporli sulla strada principale del villaggio.
A giugno 2013 Li Mu appese gli ingrandimenti dei tre ritratti sul muro che costeggiava la strada principale. Li Taibin seguì il figlio per tutto il giorno, trascinando i sandali impolverati e accendendo una sigaretta dopo l'altra. Lui, che di solito comprava un pacchetto di sigarette ogni tre giorni, quel giorno ne fece fuori uno intero. Era su tutte le furie. Negli ultimi anni simili conflitti tra padre e figlio si erano susseguiti incessantemente, ma ogni volta riuscivano a trovare un compromesso.

Sin dalle elementari, Li Mu amava dipingere. Dopo il liceo artistico si era rassegnato a lavorare in una piccola agenzia pubblicitaria, ma continuava a sperare di fare l'esame di maturità per entrare all'Accademia di belle arti.  Date le condizioni di povertà della famiglia, Li Taibin si era opposto risolutamente. Era arrivato a dire al figlio: "il giorno che passerai l'esame di maturità, mi impiccherò".
Poi Li Mu era entrato all'Accademia centrale di arte e design [l'odierno Istituto di belle arti di Tsinghua]. Dopo la laurea, era tornato a casa e aveva trovato lavoro come insegnante di arte. Aveva messo anche su famiglia. Sei anni dopo, senza dir niente a nessuno Li Mu si era licenziato per correre a Shanghai a fare l'artista a tempo pieno. Quando Li Taibin lo era venuto a sapere, era andato su tutte le furie e aveva ordinato al figlio di tornare immediatamente a scuola. Li Mu lo aveva zittito: "nessuno potrà farmi cambiare idea". Senza pronunciare neanche una parola, Li Taibin aveva abbassato la testa e si era acceso una sigaretta.
Anche adesso, Li Taibin non riusciva a proibire al figlio di appendere gli "strani" ritratti del presidente. Non rinunciava a dissuaderlo: ogni occasione era buona per ripetergli "meglio se quei ritratti non li appendi".
"Come si può dipingere alla cieca il ritratto del presidente?" Li Taibin ascoltava i commenti della gente del villaggio su quell'orrendo quadro scuro e temeva il peggio.

Dopo le elementari, Li Taibin era andato alle medie. Nel villaggio solo due persone ci erano riuscite. Ma dopo la prima media, era scoppiata la Rivoluzione culturale e Li Taibin si era messo a fare il falegname e ad aiutare la famiglia a realizzare mobili. Per combattere "la costruzione del capitalismo e scavare le fondamenta del socialismo", una volta i quadri di partito locali erano piombati in casa loro in cerca di legname da confiscare.
Li Taibin ricorda che prima ancora della "Rivoluzione culturale", era stata lanciata la "Campagna dei cento fiori". I funzionari locali chiedevano alla gente un giudizio sulla loro epoca, permettendo a tutti di dire quello che pensavano e di avanzare proposte. Un maestro del villaggio era stato etichettato come elemento di destra e allontanato dalla scuola per aver detto che "il presidente Mao è grande, è solo che non abbiamo abbastanza cibo". Il maestro fu riabilitato solo quando salì al potere Deng Xiaoping.

Sebbene Li Taibin non conosca Andy Warhol, sa che durante la Rivoluzione culturale nessuno avrebbe osato realizzare ritratti dai colori così vivaci, per non rischiare di diventare un elemento controrivoluzionario ed essere sbattuto in prigione. E il suo timore non è così anacronistico.
In occasione dei venticinque anni dalla morte di Andy Warhol, nel 2012 e 2013 le opere dell'artista sono state esibite in tutto il mondo. Ma a Pechino e a Shanghai la serie di ritratti di Mao Zedong non ha ottenuto il permesso delle autorità.
Lu Daode è l'unico pittore del villaggio. Vive dipingendo divinità. È uno dei due vecchietti che ha ancora a casa il ritratto del presidente. In privato, Lu Daode aveva raccontato a Li Mu molti aneddoti. Ma quando arrivò una coppia australiana a girare un documentario, Lu Daode affermò solennemente che Mao Zedong è grande, che ha guidato il popolo all'emancipazione e alla rivoluzione.
Per l'apertura della biblioteca, suggerirono a Li Mu di informare il governo. Li Mu telefonò più volte al dirigente di base, che dopo avergli ripetuto di essere occupato, gli suggerì schiettamente di dare a lui i soldi [destinati alla biblioteca], che li avrebbe investito in progetti per i poveri. Li Mu rispose che ciò che mancava al villaggio non erano i soldi, ma una coscienza. Poi grazie ai suoi contatti personali contattò il precedente segretario di Partito del distretto e portò il capo villaggio e i quadri dell'ufficio culturale a visitare la biblioteca. Li Mu e il padre tirarono un sospiro di sollievo.

Li Mu appese così i ritratti del Presidente. Il dirigente di base che aveva contattato faceva spesso avanti e indietro. Si incontravano spesso, ma si limitava a fare a Li Mu un normale cenno di saluto. Non menzionava mai i ritratti, come se non fosse successo niente.
Li Taibin non si era ancora tolto il sassolino dalla scarpa. Sperava che i ritratti sarebbero stati rimossi con l'inizio dei lavori per il progetto di allargamento della strada, previsti alla fine del capodanno cinese. Sebbene molto incerto sul futuro, Li Taibin sa che il passato non può tornare.
Il suo ex compagno di classe delle elementari Sun Guangfa, invece, vive ancora come se quell'epoca non fosse mai passata.

Il collezionista del villaggio
Sun Guangfa è di un villaggio vicino. È nato nel 1949 e dopo le elementari non era andato alle scuole medie ma era diventato capo della brigata di produzione. Durante la Rivoluzione culturale era stato una guardia rossa. Indossava per tutto l'anno l'uniforme verde militare e un berretto verde con la spilla del presidente Mao. Aveva molte uniformi; estive e invernali. Non doveva preoccuparsi del cambio. A parte l'abbigliamento, ha collezionato anche una cassa di medaglie e cinque o sei ritratti del Presidente nel periodo della Rivoluzione culturale.
Sun Guangfa era andato appositamente a Qiuzhuang a vedere i ritratti esposti da Li Mu, ma non gli piacquero: "noi qui non siamo abituati, non li capiamo. La gente non capisce quei colori, sono troppo brutti. E non capisco l'abbinamento dei colori". Non che Sun Guangfa disapprovasse quei ritratti così particolari: "voi le chiamate opere d'arte, io non ne sarei certo. Ma se lo dite voi , ci credo. Non ne capisco nulla".

I genitori di Sun Guangfa lavoravano come braccianti presso una famiglia di proprietari terrieri. Li Taibin ricorda ancora che alle elementari, nessuno voleva sedersi accanto a Sun Guangfa perché era vestito in modo molto trasandato. Sun Guangfa venerava Mao Zedong sin da quando era piccolo. È convinto che Mao non abbia commesso errori, "non ha poi rinnegato la Rivoluzione culturale, dicendo di aver sbagliato? A parte questo quali altri sbagli ha commesso? Cosa c'è di sbagliato nell'avere come ideale il popolo? Sin da piccolo voleva servire il popolo e ribaltare le "tre montagne" [imperialismo, feudalesimo e capitalismo burocratico, N.d.T.]. Cosa c'è di sbagliato in un'aspirazione così grande? Non riusciresti a trovare un solo errore". Sun Guangfa aggiunse anche che con l'atmosfera politica di quei tempi, nessuno avrebbe osato dire che il presidente Mao non era buono.
Come era inevitabile, Sun Guangfa era diventato una guardia rossa. Non aveva altra scelta se non adeguarsi alla tendenza generale. E non ha mai pensato che la Rivoluzione culturale fosse sbagliata. Sun Guangfa ha collezionato diversi ritratti del presidente, tutti acquistati in seguito al mercato dell'antiquariato.

Qualche anno prima non avrebbe potuto conservare in casa i ritratti. Sun Guangfa ricorda infatti che dopo il 1980, quando venne bandito il culto della personalità, gli studenti passavano di casa in casa a rimuovere i ritratti del presidente. Ora nessuno interferiva più con la sua collezione di medaglie e ritratti.
Sua nipote, che frequentava le scuole medie, aveva scritto in un tema intitolato "aspirazioni": "voglio andare all'università. Voglio che papà, mamma, nonno, nonna siano contenti di me." Sun Guangfa l'aveva criticata: gli studenti universitari sono i talenti della nazione, per cui il loro obiettivo doveva essere servire il popolo. Compiacere la famiglia era un'idea sbagliata. "Abbiamo insegnato ai nostri figli di pensare al bene pubblico e al popolo, non a loro stessi. Bisogna sempre mantenere una prospettiva globale per cui va servito il popolo, non gli interessi di una piccola famiglia".
Li Mu regalò due serie di ritratti di Warhol a Sun Guangfa, che ne appese una al muro del suo prefabbricato. "Come posso non accettare i ritratti del presidente?"

I proprietari delle falegnamerie disseminate nel villaggio accettarono pacatamente i ritratti.
Data la presenza di queste botteghe, la strada è di terra battuta ed è ricoperta di trucioli e segatura. I pannelli di pioppo messi ad asciugare al sole sui due lati della strada irradiano biancore a perdita d'occhio.
Le attività di tornitura sono gestite da un terzo delle famiglie del villaggio. Molte donne e anziani  ancora in forze, inoltre, lavorano stagionalmente in questa industria. I rifiuti vengono buttati nel ruscello secco del villaggio, che alla prima pioggia o nevicata diventa un fiume di fango.
I muri del villaggio e i pali dei fili elettrici sono riverniciati e ricoperti di locandine e annunci pubblicitari, ma non c'è traccia dei poster di propaganda che promuovono la civilizzazione, né di slogan delle politiche ufficiali.
In un villaggio così piccolo, la gente vuole soprattutto guadagnare. Per loro i ritratti pop del presidente Mao non sono altro che un disegno.
Gli abitanti del villaggio si sono abituati in fretta ai tre ritratti del Presidente sulla strada principale. Anche quelli provenienti dai villaggi vicini non si voltano più a guardarli. I camion passando hanno sollevato la polvere che ha coperto i ritratti, tanto che ormai non si distinguono più dalle pubblicità.
La mostra di Li Mu ha attirato visitatori provenienti da Stati Uniti, Canada, Australia e Italia. Per gli anziani e i più giovani del villaggio è stata la prima occasione di vedere degli stranieri. Così hanno smesso di pensare  che Li Mu  fosse un perdente. Anche Li Taibin ha riconsiderato la professione  artistica intrapresa dal figlio. Questo probabilmente è il risultato più grande della mostra di Li Mu.

[tradotto per Internazionale]

Tradotto da Lucia De Carlo, 18 Luglio 2014